Nel bizzarro mondo del cinema, i sequel devono offrire di più rispetto al primo capitolo: con il film Un altro piccolo favore, su Prime Video dal 1° maggio, Paul Feig abbraccia la sfida e alza la posta, trasformando il sottile gioco psicologico di Un piccolo favore in una girandola di deliri visivi e narrativi. Ne viene fuori una commedia-thriller che flirta con il giallo italiano, si diverte col kitsch e ammicca costantemente al pubblico. Sì, è tutto troppo. Ma a volte, troppo è proprio quello che serve.

Anna Kendrick, Blake Lively
Un altro piccolo favore (2025) Anna Kendrick, Blake Lively

Omicidi a Capri

Nel film Prime Video Un altro piccolo favore sono passati cinque anni dal finale del primo capitolo. Stephanie Smothers (Anna Kendrick), ex-mamma-vlogger ora scrittrice true crime, è in fase calante: il suo libro La bionda senza volto non vende, la sua fama svanisce. Fino a quando Emily Nelson (Blake Lively), l’icona glaciale e manipolatrice del primo capitolo, esce miracolosamente di prigione grazie agli avvocati milionari del suo nuovo fidanzato italiano: Dante Versano (Michele Morrone), erede di un impero mafioso.


Emily irrompe in una presentazione del libro di Stephanie con un invito assurdo: fare da damigella d’onore al suo matrimonio a Capri. Stephanie accetta perché è terrorizzata e, sicuramente, perché ha bisogno di un nuovo bestseller. Inizia così un viaggio nella follia tra location da cartolina, cadaveri scomodi, segreti di famiglia, e un crescendo di colpi di scena anche sopra le righe.

Il cuore tossico del film

Il film Prime Video Un altro piccolo favore ritrova al centro della scena due volti noti che non hanno perso un briciolo della loro alchimia corrosiva: Anna Kendrick e Blake Lively. Il cuore del film batte ancora nella dinamica tra le loro due protagoniste, Stephanie e Emily, un tempo legate da una morbosa fascinazione reciproca, oggi incastrate in un rapporto ancora più ambiguo e velenoso.


Stephanie ha perso l’ingenuità che la definiva. Kendrick le restituisce una nuova durezza, senza però rinunciare a quell’ansia sociale e quel bisogno di essere accettata che la rendono umana, comica, fragile. Non è più la vittima inconsapevole, ma nemmeno una vera antagonista: è una donna che ha imparato a difendersi con ironia e sarcasmo.


Emily, invece, è sempre un enigma vestito alla perfezione. Blake Lively torna a incarnare questa figura glaciale e imprevedibile con un’eleganza che rasenta la crudeltà. Uscita miracolosamente di prigione e pronta a sposare un erede mafioso, Emily gioca ancora con la propria identità come con un’arma. Non cerca di redimersi, semmai rilancia: più misteriosa, più teatrale, più spietata. La sua presenza domina lo schermo al punto che ogni scena senza di lei sembra perdere mordente.


Attorno a loro ruotano comprimari caricaturali ma funzionali al tono volutamente esagerato del film. Henry Golding, nei panni di Sean, ex-marito sempre più allo sbando, aggiunge momenti di comicità amara. Michele Morrone interpreta Dante, lo sposo mafioso che unisce prestanza fisica e ambiguità narrativa, anche se il suo personaggio resta più immagine che sostanza.


Spiccano invece Allison Janney, che si diverte visibilmente nel ruolo della zia Linda, pronta a tutto con un sorriso inquietante, ed Elizabeth Perkins, madre confusa ma perfetta nel dare colore (e caos) al quadro famigliare. Un capitolo a parte meriterebbe la nostra Elena Sofia Ricci ma lei gioca in un altro campionato, come ben sappiamo.


Il film riesce così a tratteggiare un piccolo universo popolato da figure borderline, tra soap opera e noir, dove nessuno è del tutto innocente, ma tutti sono incredibilmente stilosi.

Anna Kendrick
Un altro piccolo favore (2025) Anna Kendrick

Il lato oscuro del lusso

Dietro i suoi vestiti d’alta moda e i suoi dialoghi pungenti, il film Prime Video Un altro piccolo favore continua a usare il linguaggio del thriller e della commedia per interrogare in modo cinico e giocoso alcune ossessioni contemporanee.


Il primo capitolo metteva sotto la lente la maternità idealizzata e il bisogno compulsivo di perfezione nelle donne, in particolare nel contesto suburbano americano. Il sequel, più internazionale e più teatrale, sposta il fuoco sul potere della narrazione e della reinvenzione personale, mostrando come ogni personaggio, in particolare Stephanie ed Emily, costruisca e manipoli attivamente la propria immagine pubblica e privata.


Stephanie non è più solo una mamma che vuole piacere: ora è una figura pubblica, una voce autorevole del true crime, ma il suo successo ha un prezzo. È consumata dal senso di colpa, dalla pressione di dover restare interessante, credibile, utile. La sua crisi non è solo esistenziale, è editoriale.

Emily, invece, resta fedele al suo ruolo di manipolatrice: racconta bugie come si cambiasse d’abito, con una nonchalance che rende quasi impossibile distinguerla dalla mitologia che lei stessa ha creato. Il film gioca molto su questa idea: chi sei davvero, se tutti ti conoscono attraverso un racconto o, peggio, un post?


Un altro livello tematico importante è il rapporto malato con il potere. Il contesto mafioso non è solo un pretesto per esplorare intrighi e morti misteriose: è un riflesso iperbolico delle relazioni di controllo che esistono già tra i personaggi. Emily usa il matrimonio come strategia, Stephanie si lascia coinvolgere per paura di perdere la sua reputazione, e quasi tutti nel film manipolano gli altri per garantirsi un vantaggio o un alibi. Il potere, qui, non è mai neutro: è seduzione, ricatto, imposizione.


Infine, non manca un sottotesto queer appena accennato ma presente, specialmente nel modo in cui Stephanie ed Emily si guardano, si sfidano, si attraggono. Il loro rapporto non ha mai avuto bisogno di essere definito, e proprio per questo rimane disturbante, irrisolto, intrigante. È un’amicizia? Un’ossessione? Un amore distorto? Il film non lo dice, e non vuole dirlo. E questo è uno dei suoi punti di forza.

Tra glamour ed eccessi

Un altro piccolo favore è un film che vive di eccessi. I costumi firmati da Renée Ehrlich Kalfus sono da Oscar: ogni outfit di Lively è un colpo di teatro. La regia di Feig, meno elegante che nel primo film, è però funzionale al tono da farsa dark.


Certo, la trama è un pasticcio. Il film è troppo lungo, alcuni twist sono ridicoli, e alcuni personaggi (soprattutto quelli nuovi) non aggiungono nulla. Ma quando Kendrick e Lively condividono lo schermo, tutto si accende. Il loro rapporto è il vero motore della storia: ambigua, tossica, ma irresistibile.


Un altro piccolo favore
non era necessario, non è raffinato e non è coerente. Ma è uno spettacolo. In un panorama cinematografico saturo di sequel grigi e prevedibili, almeno osa osare. Esagera. Si sporca le mani con il ridicolo. E, quando funziona (quando Stephanie e Emily si guardano con sospetto e complicità, quando l’inquadratura scivola su un abito impossibile, quando una battuta velenosa colpisce nel segno), ti ricordi perché avevi amato il primo capitolo.


È come un cocktail sbilanciato, troppo forte, ma impossibile da rifiutare.

Filmografia

locandina Un altro piccolo favore

Un altro piccolo favore

Thriller - USA 2025 - durata 120’

Titolo originale: Another Simple Favor

Regia: Paul Feig

Con Blake Lively, Anna Kendrick, Andrew Rannells, Henry Golding, Alex Newell, Kelly McCormack

in streaming: su Prime Video

locandina Un piccolo favore

Un piccolo favore

Giallo - USA 2018 - durata 117’

Titolo originale: A Simple Favor

Regia: Paul Feig

Con Anna Kendrick, Blake Lively, Henry Golding, Linda Cardellini, Jean Smart, Andrew Rannells

Al cinema: Uscita in Italia il 13/12/2018

in streaming: su Timvision Prime Video Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV Rai Play