Nella Parigi di Napoleone, tra profumi di crostate, fuochi da cucina e intrighi di palazzo, Carême non è solo una serie in costume: è un campo di battaglia. Un’arena dove si giocano potere, identità e ambizione a colpi di soufflé perfetti e scelte morali devastanti. La nuova produzione di Apple TV+ in otto episodi, in arrivo il 30 aprile 2025, promette molto più di un racconto biografico: Carême è una riflessione raffinata e tagliente sul prezzo del talento in un mondo dominato dalla manipolazione.

Un’ascesa tra fornelli e segreti
Basata sul libro Cooking for Kings di Ian Kelly, la serie Carême segue l’incredibile parabola di Antonin Carême, orfano parigino dal talento prodigioso, destinato a diventare il primo “chef celebrità” della storia. Ma il cammino verso la gloria è tutto fuorché lineare: dalla miseria dei vicoli alla corte imperiale, il giovane cuoco (interpretato da Benjamin Voisin) si ritrova catapultato in un gioco più grande di lui. Viene arruolato come spia da Charles-Maurice de Talleyrand, diplomatico freddo e calcolatore (interpretato da Jérémie Renier), e da quel momento la sua cucina diventa un’arma politica, i suoi piatti strumenti di seduzione, persuasione e guerra silenziosa.
Ogni episodio esplora una tappa del suo viaggio, intrecciando l’arte culinaria con le dinamiche spietate del potere. Carême cucina per Napoleone stesso (Frank Molonaro), salva la sua vita, guadagna la sua fiducia, e poi entra nei salotti ovattati dove si decidono i destini dell’Europa. Ma il talento ha un prezzo. E il talento assoluto, come quello di Antonin, esige tutto: amore, innocenza, persino l’anima.
Personaggi forti in una messa in scena sontuosa
Il protagonista, Benjamin Voisin, è l’anima pulsante della serie Carême. Dopo essersi imposto nel cinema d’autore francese, trova in Antonin Carême un personaggio su misura: ambizioso, brillante, fragile. Voisin riesce a far emergere la tensione costante tra il genio e l’uomo, tra chi crea meraviglie in cucina e chi crolla sotto il peso delle proprie scelte. L’alchimia con Lyna Khoudri, che interpreta Henriette, l’amante enigmatica di Carême, è una delle forze del racconto. Henriette non è solo un interesse amoroso: è una figura ambigua, portatrice di segreti che minano l’equilibrio già precario di Antonin.
Accanto a loro, Alice Da Luz dà vita ad Agathe, la giovane protetta di Carême, mentre Maud Wyler veste i panni di Joséphine, la carismatica e complessa moglie di Napoleone. Ogni personaggio è cesellato con cura, nessuno è puro o totalmente corrotto. In Carême, la verità si sporca sempre un po’ prima di essere servita.

Talento, potere e compromesso
La grande forza della serie Carême è la sua capacità di usare la gastronomia come specchio delle dinamiche sociali e politiche. Il cibo non è solo piacere o arte: è potere. I banchetti sono teatri di trattative diplomatiche, i piatti messaggi subliminali, le cucine campi di battaglia. Carême introduce l’idea di cucina come “soft power”, come linguaggio universale in grado di ammaliare, convincere, destabilizzare.
Ma al centro di tutto c’è il dilemma morale: fino a che punto è giusto piegare il proprio talento al servizio di altri? Antonin può avere tutto - la fama, il denaro, l’influenza - ma il costo potrebbe essere la perdita di sé stesso. La serie non offre risposte facili. Anzi, pone continuamente domande scomode su ambizione, etica e identità.
Il ritratto di un’epoca
Il regista Martin Bourboulon, già apprezzato per I tre Moschettieri ed Eiffel, costruisce un affresco visivo elegante e incisivo. Ogni scena è curata nei minimi dettagli: i costumi, le location, le luci, tutto contribuisce a immergere lo spettatore nella Parigi napoleonica. Le cucine fumose, i palazzi sontuosi, le cerimonie diplomatiche: ogni ambiente è vivo, pulsante, e racconta tanto quanto i dialoghi. Le pietanze, realizzate da veri pâtissiers, diventano a tutti gli effetti personaggi della storia.
Carême è una serie che sorprende, emoziona e fa riflettere. Non è solo la storia di un cuoco geniale, ma il ritratto di un’epoca in cui ogni gesto, anche il più semplice, era carico di conseguenze. È un dramma storico che non ha paura di sporcarsi le mani, di mostrare le zone grigie dell’ambizione, e di mettere lo spettatore di fronte a una domanda scomoda: cosa sei disposto a sacrificare per realizzare il tuo sogno?
Attenzione, però: Carême non si guarda distrattamente mentre si cena. Si gusta, con gli occhi e con la mente. E lascia un retrogusto difficile da dimenticare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta