Nel mare agitato delle produzioni Lifetime, poche figure sono riuscite a emergere con l’aura disturbante e irresistibile di Bruce Kane, protagonista di Lei è sempre la mia follia, il film proposto da Rai Premium la sera del 24 aprile. Terzo capitolo della “saga” Stalker’s Prey, Lei è sempre la mia follia rappresenta l’ultima (forse) tappa del suo viaggio psicotico fatto di infatuazioni morbose, squali affamati e una predilezione per i fari isolati. Diretto da Colin Theys e scritto da John Doolan, si presenta come un thriller dalle tinte slasher, intriso di citazioni pop, atmosfere gotiche e momenti involontariamente (o forse intenzionalmente?) sopra le righe.

Tra melodramma, suspense e…
Nel film di Rai Premium Lei è sempre la mia follia, dopo aver collezionato cuori spezzati e cadaveri nelle pellicole precedenti, Bruce Kane (Houston Stevenson) si rifugia in un faro solitario sotto il falso nome di David Burke, fingendosi un tranquillo ricercatore marino. La quiete è spezzata dall’arrivo di un gruppo di adolescenti, tra cui la brillante e ribelle Courtney Shayne (Leigha Sinnott). Quando Bruce la salva da un attacco di squali (creati con CGI tanto esagerata quanto deliziosamente trash) si instaura tra i due un legame ambiguo, inizialmente alimentato da un’apparente intesa professionale (Courtney sogna un tirocinio da biologa marina), che presto degenera in qualcosa di più sinistro.
Bruce comincia a corteggiare ossessivamente la ragazza, intrufolandosi nella sua vita familiare e scolastica, controllando ogni suo movimento tramite il telefono hackerato e arrivando persino a fingersi il fidanzato online della madre, Erica (una convincente Hannah Jane McMurray), con una barba posticcia degna del peggiore cosplay. Nel giro di pochi giorni, Bruce trasforma Courtney in una prigioniera delle sue fantasie: la segue, la sorveglia, elimina chiunque ostacoli il loro “amore” (dai fidanzati rivali ai membri della Guardia Costiera), e invia regali macabri come un body per neonato con tema... squalo. Perché sì, Bruce scopre anche che Courtney è incinta.
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Vittime, carnefici e complici inconsapevoli
Bruce Kane/David/Jack, interpretato da un esuberante Houston Stevenson, è il villain affascinante e disturbante del film di Rai Premium Lei è sempre la mia follia, in grado di mescolare Norman Bates con il carisma tossico di Joe Goldberg (You) e l’ossessione marinaresca di uno scienziato pazzo. È l’antieroe perfetto per un film Lifetime: ci fa rabbrividire, ma non possiamo fare a meno di seguirlo nel suo abisso.
Nel ruolo di Courtney Shayne, Leigha Sinnott incarna una tipica eroina teen: ribelle, intelligente, combattiva. Il suo percorso da ragazza comune a sopravvissuta d’azione è uno degli elementi meglio costruiti del film. L’evoluzione del personaggio è credibile, anche grazie alla sua dinamica con la madre Erica, severa ma affettuosa, che offre uno dei pochi legami emotivi genuini del racconto.
Tra i comprimari, si distinguono il padre di Courtney, Branden (Matthew Crawley), che prova sin da subito a smascherare Bruce, e Kat, l’amica lesbica di Courtney, vittima innocente di una tragedia annunciata. Il gruppo di amici, volutamente stereotipato tra il muscoloso, lo sciocco e la migliore amica, funziona come perfetto cast di supporto per il crescendo orrorifico della vicenda.

Ossessione, identità e... squali
Al centro del film di Rai Premium Lei è sempre la mia follia c’è il tema dell’ossessione amorosa, affrontato in chiave grottesca e surreale. Bruce non è semplicemente un ex geloso: è un predatore, sia in senso simbolico sia letterale. Il suo attaccamento a Courtney (e prima a Alison) ricalca il paradigma tossico del “ti amo quindi ti controllo”, portato però all’estremo con il supporto di tecnologia, armi, e squali carnivori. La sua finta identità, le manipolazioni digitali, e il travestimento per sedurre la madre di Courtney, offrono anche una riflessione, seppur stilizzata, sull’inganno e la perdita di fiducia nelle relazioni.
Non mancano i riferimenti cinematografici, in particolare a Lo squalo, Psycho e So cosa hai fatto. Il faro verde, simbolo visivo ricorrente, richiama persino Il grande Gatsby, sottolineando l’inseguimento ossessivo di un sogno impossibile, in questo caso non il “sogno americano” ma quello di una relazione idealizzata e malata.
Gli squali, purtroppo, hanno un ruolo secondario rispetto agli episodi precedenti. Restano però una presenza minacciosa, sempre pronta a riaffiorare nel momento clou, quasi una metafora tangibile dell’ombra che Bruce proietta sulle vite delle sue vittime.
Il finale spiegato
L’apice del film di Rai Premium Lei è sempre la mia follia si svolge all’interno del faro, trasformato in un incubo gotico dove Courtney deve salvare la madre, affrontare Bruce e scoprire il macabro segreto: il corpo mummificato della madre di Bruce, conservato come reliquia. In una sequenza carica di tensione e ironia involontaria, Courtney colpisce Bruce con un frammento di specchio e lo affronta in cima alla torre.
Lui continua a chiamarla “Alison”, dimostrando che la sua mente è irrimediabilmente scollegata dalla realtà. Courtney, con lucidità, lo spinge giù con un bastone e lo fa saltare in aria con un candelotto di dinamite (perché Lifetime non si risparmia mai nei finali).
Il film si chiude con un momento di riappacificazione tra madre e figlia, sopravvissute all’ennesimo incubo. Tuttavia, la chiusura è solo parziale: l’ambiguità dell’ultima scena, con l’acqua che si agita e i dubbi sulla sorte degli squali, lascia intendere che né Bruce né le sue “creature” siano stati definitivamente eliminati. Un’ultima strizzata d’occhio a chi segue la saga sin dal principio.
Lei è sempre la mia follia è un thriller che abbraccia con consapevolezza i suoi eccessi. Non è un film da prendere alla lettera, ma un prodotto di puro intrattenimento pop, in cui romanticismo malato, riferimenti cinefili e squali digitali si fondono in un’opera che diverte e sorprende. Bruce Kane è uno di quei villain che entrano nel pantheon delle icone Lifetime: tanto ridicolo quanto inquietante, tanto patetico quanto pericoloso.
Se davvero questo è il canto del cigno della saga, allora si chiude col botto. Letteralmente. Una piccola nota “dolente”: qualora ritornasse, Bruce non avrebbe più il volto dell’attore Houston Stevenson, scomparso il 5 luglio all’età di 27 anni. Secondo quanto riportato dalla sua famiglia, la causa del decesso è stata un suicidio, dovuto a una combinazione di depressione, ansia e abuso di alcol. La madre, Ronnie Stevenson-Negus, ha condiviso pubblicamente il dolore per la perdita del figlio e ha avviato una fondazione in sua memoria per sensibilizzare sull’importanza della salute mentale e prevenire il suicidio.
Filmografia
Lei è sempre la mia follia
Horror - Usa 2021 - durata 90’
Titolo originale: A Predator Returns
Regia: Colin Theys
Con Houston Stevenson, Matthew Crawley, Hannah Jane McMurray, Sarah Minor, Leigha Sinnott
in streaming: su Rai Play
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