Nel panorama dei film europei dedicati alla Seconda guerra mondiale, The Crossing – Oltre il confine in onda su Iris la sera del 04 maggio, esordio alla regia di Johanne Helgeland, si distingue per un elemento tanto inedito quanto coraggioso: è pensato per un pubblico di bambini. Non si tratta però di una favola rassicurante o di un racconto addolcito. È una storia di fuga, di coraggio, di scelte morali, e soprattutto, è un film che prende sul serio i suoi piccoli spettatori.

Un’avventura nata dalla paura
Il film di Iris The Crossing – Oltre il confine ci trasporta nel dicembre del 1942. La Norvegia è sotto occupazione nazista. Daniel e Sarah, due fratellini ebrei, tornano a casa e trovano in mezzo alla stanza un paio di scarpe lucide. È il segnale segreto. Devono scappare. I loro genitori sono già fuggiti in Svezia, lasciando i bambini nelle mani di una famiglia amica, ma anche questa viene arrestata per essersi opposta al regime. Così Daniel e Sarah si ritrovano soli, finché incontrano Gerda e Otto, due bambini norvegesi i cui genitori avevano nascosto i piccoli ebrei nella loro cantina.
Gerda, la più giovane ma anche la più determinata, decide senza esitazioni: li aiuterà a fuggire in Svezia. Inizia così un viaggio pericoloso, in pieno inverno, inseguiti dai soldati nazisti, tra boschi innevati, passaggi segreti e scelte difficili. Un percorso fatto di fiducia, diffidenza, paura e speranza.
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Infanzia e resistenza
Il cuore pulsante del film di Iris The Crossing – Oltre il confine sono i quattro protagonisti. Gerda (Anna Sofie Skarholt) è la vera eroina. Vive in un mondo interiore alimentato da libri e fantasia, e indossa sempre un mantello blu come un moschettiere. Ma la sua immaginazione è ancorata a un’etica incrollabile: “Uno per tutti, tutti per uno”, il motto che impone al gruppo e che ne fa la forza trainante. Gerda è il coraggio fatto persona, senza esitazioni né calcoli, anche quando tutto è in gioco.
Sarah (Bianca Ghilardi-Hellsten), la più piccola, trova in Gerda una figura di riferimento, mentre il fratello Daniel (Samson Steine), più grande e diffidente, fatica a fidarsi. È lucido, disilluso, e avrebbe preferito affrontare la fuga da solo. La sua evoluzione è meno marcata, ma serve a far emergere il senso di responsabilità e l’empatia che si sviluppano nel gruppo.
La figura più complessa è Otto (Bo Lindquist-Ellingsen). A tratti ambiguo, inizialmente soggiace al fascino della propaganda nazista, partecipando perfino a incontri del NS (partito nazionalsocialista norvegese). Il suo viaggio non è solo geografico ma interiore: deve decidere da che parte stare. È il personaggio che meglio rappresenta la lotta tra conformismo e coscienza, tra la necessità di sentirsi accettato e il bisogno di fare la cosa giusta.

Fuga, moralità, razzismo
Il film di Iris The Crossing – Oltre il confine affronta temi durissimi con sorprendente chiarezza. La fuga è il motore narrativo, ma sotto scorre la riflessione sull’identità, sul razzismo, sulla manipolazione ideologica. Il film mostra come la violenza non sia solo nelle divise e nelle armi, ma anche nei discorsi “gentili” che giustificano l’odio. In una delle scene più agghiaccianti, una vecchia apparentemente premurosa invita i bambini nella sua casa, offre cibo, promette aiuto. Ma sul muro c’è il ritratto di Hitler, e dietro la facciata di accoglienza si cela il tradimento.
Non c’è didattica forzata: tutto passa attraverso gli occhi dei bambini. Non si tratta di semplificare, ma di adattare lo sguardo. La domanda chiave, che il film pone e non chiude, è: come si distingue ciò che è giusto quando tutto intorno sembra dire il contrario?
Prendere posizione
Helgeland evita ogni forma di paternalismo. Non indulge in sentimentalismi, anche se la colonna sonora a tratti forza un po’ la mano. Le immagini parlano da sole: girato in Norvegia, il film di Iris The Crossing – Oltre il confine sfrutta la luce naturale e i paesaggi innevati per dare verosimiglianza e senso del pericolo. Le scene nel bosco, girate senza luce artificiale, sono le più potenti: non servono effetti speciali per sentire il gelo, la fame, la paura.
La struttura narrativa è incorniciata dalla voce narrante di Gerda anziana. Le sue parole introducono e chiudono la vicenda, mentre brevi filmati d’archivio mostrano la realtà storica, sottolineando il messaggio che questa non è solo finzione. È successo davvero. E succede ancora.
Il grande merito del film è la sua capacità di rendere attuale una vicenda storica. Nato nel contesto post-2015, dopo la crisi dei rifugiati, The Crossing – Oltre il confine parla ai bambini di oggi dei bambini di ieri. Insegna che la fuga non è una scelta, ma una necessità. Che la solidarietà è un atto rivoluzionario. E che ogni generazione ha il diritto e il dovere di sapere cosa è accaduto.
Questa non è una pellicola perfetta. Alcune svolte sono prevedibili, alcuni personaggi secondari un po’ piatti. Ma è un film che osa. Che prende posizione. Che vuole educare senza predicare. E ci riesce.
The Crossing – Oltre il confine è molto più di un film per ragazzi: è un’introduzione al concetto stesso di responsabilità civile. Mostra che anche i bambini hanno una voce, una coscienza, una capacità di scelta.
Non si tratta di formare piccoli eroi, ma adulti consapevoli. In un momento storico in cui le parole “rifugiato”, “confine” e “identità” sono al centro del dibattito pubblico, The Crossing – Oltre il confine ci ricorda che l’umanità non ha età. E che a volte sono proprio i più giovani a vedere con più chiarezza da che parte stare.
Filmografia
The Crossing
Drammatico - Norvegia 2020 - durata 96’
Titolo originale: Flukten over grensen
Regia: Johanne Helgeland
Con Anna Sofie Skarholt, Bo Lindquist-Ellingsen, Samson Steine, Bianca Ghilardi-Hellsten, Henrik Siger Woldene, Luke Neite
in streaming: su Timvision Mediaset Infinity
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