40 anni (e oltre) di Rambo, che per noi della brigata Brian Dennehy è un film da rivedere periodicamente per rinvigorire la passione (un attore formidabile e sottoutilizzato, Brian Dennehy). Sangue, sudore e polvere da sparo. Parafrasando una tipologia di rock (da Bob Seger a Mellencamp) l’“heartland cinema” americano spazzato via dal digitale di questi tempi devastati e vili. Non è questione di essere nostalgici, ma Rambo rilancia a ogni visione un concept fatto di azione e melodramma, caratteri netti e grandi interpreti, scenari autentici e avventura, storia con la maiuscola e epica.

Dal romanzo Primo sangue (First Blood) di David Morrell, scrittore canadese figlio di un marine della Royal Navy, storia di un reduce che finisce per rappresentare il rimosso di una nazione. John Rambo torna dal Vietnam, dove gli americani hanno perso, e gliene combinano di tutti i colori nella cittadina dove approda. Non la stessa accoglienza di Ethan Edwards, ma il contesto è sempre western benché montano (il film è stato girato in Canada), con lo sceriffo interpretato da Dennehy che sulla sua comunità impone la propria idea di law & order, la quale non contempla, ovviamente, il girovagare di un veterano brutto, sporco e forse, chissà, cattivo. Non lo sarebbe, John Rambo, anzi cerca pace, ma come spesso con i sentimenti rimossi, se lo scuoti dalla dormienza reagisce con drammatica acutezza.

Come spiegherà il suo comandante sul campo, il mitico colonnello Trautman (Richard Crenna), Rambo non è un soldato qualsiasi ma un letale esperto di tecniche di guerriglia, capace di trasformare ogni oggetto “in natura” in un’arma micidiale, tiratore infallibile con armi da fuoco, arco e frecce. L’ultima persona con cui litigare, ma lo sceriffo non lo sa e scatena un’altra guerra, questa volta domestica, e qui la metafora fa il paio con quella di I guerrieri della palude silenziosa di Walter Hill. In fondo First Blood e Southern Comfort (questo il titolo originale del film di Hill) sono due capolavori che possono tranquillamente essere visti e rivisti insieme, in una sorta di ideale double bill. Del libro di Morrell si era in principio interessato Richard Brooks. Parliamo di uno bravo bravo, come regista e sceneggiatore, valga su tutti i film I professionisti. Ho fatto un po’ di ricerca sulla sua versione, poi naufragata perché la guerra del Vietnam era ancora in corso e la Columbia aveva pensato che la storia di un veterano avrebbe allontanato il pubblico. Lo sceriffo, in questa versione, era a sua volta un veterano, della Seconda guerra mondiale però, si innescava quindi un confronto tra due diversi destini bellici che finiva in una sostanziale pacificazione, vanificata dall’uccisione di Rambo da parte di un altro agente.

La sceneggiatura di Brooks è stata modificata nelle stesure successive, l’ultima delle quali dello stesso Sylvester Stallone che volle rimarcare il carattere selvaggio di Rambo, una figura antisistema costretta dagli eventi a maturare una sorta di sociopatia. Al regista Ted Kotcheff si deve l’intuizione di coinvolgere Stallone (dopo Brooks la produzione pensava a Robert De Niro), e persino l’attore si spaventò per la brutalità del personaggio, ma intanto era nato un mito. Sly e Kotcheff, rispetto anche all’ultima stesura del copione che fedele al libro e alla versione di Brooks vedeva Rambo morire, decisero saggiamente di farlo sopravvivere, benché sia stata girata (sembra) una sequenza in cui l’eroe si suicida. Quattro seguiti: Rambo 2 - La vendetta (1985), Rambo III (1988), John Rambo (2008) e Rambo: Last Blood (2019), tutti inferiori al prototipo.
Il film
Rambo
Azione - USA 1982 - durata 88’
Titolo originale: First Blood
Regia: Ted Kotcheff
Con Sylvester Stallone, Richard Crenna, Brian Dennehy, David Caruso
in streaming: su Timvision Apple TV Google Play Movies Microsoft Store Rakuten TV
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Rambo nel 1982 al cinema Manzoni di Milano, non credevo che sarebbe diventato il mito che è
Il primo film che (quindicenne) rividi due volte consecutive in sala, tanto mi lasciò estasiato. Poi la percezione è maturata e certo non è un capolavoro (a differenza del Southern Comfort di W.Hill) ma resta un robustissimo cult movie proprio in virtù della mano felice di Kotcheff, visto che poi Stallone e Co. lo hanno svilito con una miriade di semi-schifezze. Un ricordo nostalgico a beneficio di noi boomer molto apprezzato.
Concordo Ted Kotcheff ha girato un gran bel film con uno Stallone superbo
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