Certe storie come quelle del film The Woman in the Yard, al cinema dal 5 giugno con Universal Pictures, nascono da un’immagine che si incastra nella mente come una scheggia. Per lo sceneggiatore Sam Stefanak era un uomo in una sedia nel cortile, silenzioso, immobile, minaccioso. Un’immagine fissa, disturbante, ma anche fertile.


Oggi, quell’uomo è diventato una donna: velata, oscura, misteriosa. E quell’immagine, riformulata dal regista Jaume Collet-Serra, è il cuore pulsante o, meglio, il cuore malato di The Woman in the Yard, nuovo horror di Blumhouse che affronta il dolore e la malattia mentale come presenze fisiche, invasori silenziosi del quotidiano.

Okwui Okpokwasili
The Woman in the Yard (2025) Okwui Okpokwasili

Una casa spenta, un’anima in crisi

Nel film The Woman in the Yard, siamo nel Nord della Georgia, in un’area rurale isolata. Ramona (Danielle Deadwyler, in una performance che regge sulle sfumature più silenziose) è bloccata nel letto dopo un incidente d’auto che ha ucciso il marito e l’ha lasciata con una gamba rotta e una testa piena di fantasmi. La casa è in decadenza: niente elettricità, cibo scarso, batterie scariche, un’assenza che soffoca ogni stanza. È qui che inizia tutto. È qui che la “Donna nel cortile” del titolo compare.


Seduta in giardino, in un abito da lutto, muta, implacabile, si avvicina lentamente alla casa. Non corre, non urla, non ha bisogno di farlo. Esiste. E basta questo a mettere Ramona e i suoi due figli - Taylor, adolescente disorientato (Peyton Jackson), e Annie, bambina ipersensibile (Estella Kahiha) - in uno stato d’allarme costante.


Io arrivo solo quando vengo chiamata”, sussurra la Donna a un certo punto. E più tardi: “I tuoi figli... sono maturi abbastanza da essere mangiati. Parole che tagliano come lame, anche perché sembrano provenire da un luogo più profondo della semplice realtà.

Il mostro è la depressione

Ramona non è semplicemente triste. È depressa. È spenta. Ed è questo che il film The Woman in the Yard rappresenta: una donna che combatte non solo per la sopravvivenza, ma per restare aggrappata alla realtà. Stefanak ha scritto questa storia durante un periodo di depressione, dando al suo disagio la forma di una presenza minacciosa.


Il mio cervello stava trasformando la mia depressione suicida in un personaggio, per poterla affrontare”, ha raccontato lo sceneggiatore. Quando la protagonista è diventata Ramona, e la figura in giardino una Donna, la storia è cambiata: da una lotta personale a una riflessione collettiva sulla maternità e sulla salute mentale. Il trauma è diventato femminile. Il confronto non è più con un predatore esterno, ma con una parte di sé.


L’impianto narrativo è semplice - un giorno e una notte in una sola location - ma è proprio la limitazione a dare forza al film. Il cortile diventa una prigione a cielo aperto. La casa, un bunker emotivo. Ogni finestra, uno schermo che proietta ansie. Non si fugge, si resiste.

Danielle Deadwyler
The Woman in the Yard (2025) Danielle Deadwyler

Madre ma anche donna

Ramona è una madre imperfetta. Urla, si isola, a volte è quasi crudele. Ma resta profondamente umana. Deadwyler la interpreta con una forza silenziosa. Nei suoi occhi vediamo la stanchezza, la paura, il desiderio di proteggere i figli anche quando lei stessa è sul punto di crollare. “Pochissime attrici oggi sanno reggere uno schermo con il silenzio e la quiete come fa Deadwyler”, ha evidenziato Stefanak.


Accanto a lei, Peyton Jackson (Taylor) incarna il conflitto adolescenziale tra il voler essere d’aiuto e la rabbia per l’assenza di una guida. Estella Kahiha (Annie) è tenera e spaventata, specchio dell’innocenza che cerca di sopravvivere a un mondo che ha smesso di avere senso.


In una scena chiave, Annie legge Cappuccetto Rosso al suo pupazzo, omettendo volutamente la parte in cui il lupo mangia la nonna. Ramona le chiede perché, e lei risponde: “Non gli piacciono le parti spaventose. Un gesto protettivo che anticipa le scelte che la madre sarà costretta a fare.

Un horror intimo

The Woman in the Yard non è un film che cerca il terrore con effetti speciali o urla. Collet-Serra lavora sul disagio. L’orrore arriva con il silenzio, con le ombre, con le inquadrature sbilenche. La fotografia di Pawel Pogorzelski, fatta di luci taglienti e riflessi minacciosi, crea un’atmosfera opprimente anche in pieno giorno. L’uso del suono è chirurgico: ogni fruscio, ogni porta che si chiude, ogni passo sul pavimento diventa un colpo allo stomaco. “È una storia horror più stretta, più spietata, che diventa sempre più inquietante quanto più tiene nascosto.


La Donna nel cortile è potente finché resta misteriosa. Quando si prova a spiegarla - tra ombre vive, mondi riflessi e realtà parallele - il film volutamente confonde. Troppi temi, troppi simboli, poca chiarezza. “Volevamo che il pubblico uscisse con domande, non con risposte”, ha aggiunto Collet-Serra. “Pensano di volere risposte, ma in realtà vogliono più domande”. La Donna è reale? È un fantasma? Un sintomo? Non lo sapremo.

Un’ambiguità che divide

Il finale del film The Woman in the Yard, volutamente aperto, è destinato a dividere critica e pubblico. Come già accaduto oltreoceano, alcuni lo troveranno liberatorio, altri lo definiranno confuso, persino offensivo nel modo in cui rappresenta la depressione.


In ogni caso, non è una conclusione, è uno specchio. Stefanak, però, rivendica un messaggio di speranza: “Per me, Ramona ce l’ha fatta. Ha ritrovato forza. Ha usato il suo dolore per creare qualcosa, come ho fatto io scrivendo questo film.


Ed è proprio qui che The Woman in the Yard trova la sua verità: nella lotta. Non nel mostro, ma nella scelta quotidiana di resistere al suo richiamo.


The Woman in the Yard
non è un horror perfetto. Si perde, a tratti si diluisce, ma riesce dove conta: nel trasformare il lutto e la malattia mentale in qualcosa di visibile, tattile, tangibile. Non tutti i suoi simboli funzionano, ma l’immagine iniziale - quella donna ferma nel cortile, impossibile da ignorare - resta.


E in un panorama horror affollato di cliché, è già qualcosa che vale la pena guardare per la sua identità forte. È un horror sulla maternità, sul lutto, sulla solitudine che si insinua tra le crepe del muro.

Filmografia

locandina The Woman in the Yard

The Woman in the Yard

Horror - USA 2025 - durata 88’

Titolo originale: The Woman in the Yard

Regia: Jaume Collet-Serra

Con Danielle Deadwyler, Okwui Okpokwasili, Russell Hornsby, Peyton Jackson, Estella Kahiha

Al cinema: Uscita in Italia il 05/06/2025