Whitney Houston, “The Voice”, era una tempesta, una figura mitica la cui potenza vocale poteva smuovere le pareti di un’arena e il cuore di chiunque ascoltasse: il film Whitney – Una voce diventata leggenda, su Rai 1 il 16 aprile, tenta l’impresa monumentale di raccontare non solo la carriera, ma la complessità emotiva e umana di un’icona.
E lo fa con una dichiarata intenzione da parte della regista Kasi Lemmons: “Ho cercato di raccontare una storia d’amore multipla: quella tra Whitney e sua madre, con Robyn, con Bobby, con Clive Davis, con sua figlia, e ovviamente, con la musica”. Il risultato? Un film intenso, spettacolare nei momenti musicali, ma altalenante quando si tratta di scavare davvero sotto la superficie.

Il viaggio di una meteora
Il film di Rai 1 Whitney – Una voce diventata leggenda attraversa l’intera parabola della vita di Whitney Houston (Naomi Ackie), dalla sua infanzia a Newark, New Jersey, sotto l’ala vigile della madre Cissy (Tamara Tunie), fino all’ultimo, fatale concerto. È proprio Cissy, cantante di gospel affermata, a riconoscere nel talento della figlia qualcosa di unico e quasi soprannaturale. A 19 anni, Whitney viene notata dal leggendario produttore Clive Davis (Stanley Tucci), che la trasforma in una stella mondiale grazie a una carriera folgorante e a brani intramontabili come I Will Always Love You e How Will I Know.
Ma accanto all’ascesa professionale si snoda un’esistenza tormentata. Le pressioni familiari, il rapporto conflittuale con il padre-manager John Houston (Clarke Peters), la relazione ostacolata con Robyn Crawford (Nafessa Williams) e l’amore tossico con Bobby Brown (Ashton Sanders) disegnano una spirale che porterà Whitney verso la dipendenza da droghe e, infine, alla morte prematura nel 2012.
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Interpreti di un dramma personale
Nel film di Rai 1 Whitney – Una voce diventata leggenda Naomi Ackie non imita Whitney: la incarna. Non canta con la sua voce, ma restituisce l’aura, i gesti, la luce e l’ombra che la popstar portava sul palco e nella vita privata. La regista l’ha scelta dopo aver visto un provino che “aveva qualcosa di innegabile”, come ha dichiarato. E aveva ragione.
Stanley Tucci è perfetto nel ruolo di Clive Davis, produttore saggio e sempre presente, che nel film non assume mai i contorni del classico “manager cattivo”. Nafessa Williams, nei panni di Robyn, dà spessore a una relazione rimossa troppo a lungo dalla narrazione pubblica di Whitney. “Non avrei mai fatto questo film senza Robyn”, ha spiegato Lemmons, e la sua presenza è fondamentale per capire chi fosse davvero Whitney quando le luci si spegnevano.
Clarke Peters interpreta invece un John Houston carismatico, ma freddo e manipolatore. Un uomo che vede la figlia più come un marchio da proteggere che come un’anima da custodire. “Parlava solo del brand. E questo mi spaventava”, ha raccontato la regista, ricordando i suoi incontri con lui negli anni ’90.

Tra identità, libertà e pressione
Il film di Rai 1 Whitney – Una voce diventata leggenda tocca molti nodi chiave: l’identità sessuale mai pienamente riconosciuta, la pressione dell’essere una donna nera in un’industria bianca e conservatrice, l’equilibrio fragile tra genialità e autodistruzione. La relazione con Robyn è mostrata con delicatezza e rispetto, anche se l’incubo del “vietato ai minori di 14 anni” ha limitato quanto si potesse raccontare esplicitamente. “Il bacio era già molto per loro. Ma era una relazione centrale. Whitney si fidava di Robyn come di nessun altro”, ha spiegato Lemmons.
Anche la droga viene mostrata più come una conseguenza che come una causa. Si parla di dipendenza, ma raramente si vede. È una scelta voluta, frutto di mediazioni con i produttori: “Era tutto un equilibrio. Avevamo versioni con più droga, ma abbiamo optato per un tocco più delicato”, ha ammesso la regista.
Eppure, è proprio in questi silenzi che il film perde qualcosa. Non basta dire che Whitney stava male: bisognava mostrarlo di più. Perché, come dice Clive Davis nel film, “Hai bisogno di aiuto, Whitney”. Ma per lo spettatore, quel bisogno arriva quasi come una sorpresa.
Visione femminile, identità nera
Il film di Rai 1 Whitney – Una voce diventata leggenda è una classica biografia musicale nel formato e nella costruzione. Dalla chiesa al successo, dai trionfi ai drammi, si segue un percorso noto, con sequenze musicali spettacolari alternate a dialoghi espositivi. Il finale, con la ricostruzione dell’iconica esibizione ai Music Awards del 1994, è un picco emotivo che funziona. Ma il rischio è quello di una narrazione che “suona” più come una raccolta di greatest hits che come un vero viaggio nell’anima di Whitney Houston.
Il contributo di Kasi Lemmons, tuttavia, è fondamentale. Arrivata sul progetto in corsa, ha ridato forma alla sceneggiatura, circondandosi di artiste nere dietro le quinte: “Ho blackizzato il film”, ha dichiarato. E si sente. C’è empatia, c’è rispetto, ma anche un occhio critico che non fa sconti a chi ha sfruttato, giudicato o controllato Whitney.
La regista, però, non voleva che il film si riducesse a un lamento funebre. “Non guardo Whitney come una figura tragica. Era ispiratrice, bellissima, complessa. Come se un dio avesse camminato tra noi per un attimo”. E in questo senso, Whitney – Una voce diventata leggenda è più un atto d’amore che una semplice ricostruzione.
Più omaggio che indagine
Il film di Rai 1 Whitney – Una voce diventata leggenda funziona nei momenti musicali, nell’interpretazione sentita di Ackie, nella messa in scena curata e nel tentativo di restituire dignità a una figura spesso ridotta a stereotipo. Ma manca il coraggio di affondare la lama. La droga, la sessualità, le contraddizioni familiari: tutto è toccato, ma raramente approfondito. È una biografia che preferisce proteggere anziché rischiare. E se da un lato è comprensibile, dall’altro è un’occasione persa.
Non è Rocketman, né Bohemian Rhapsody né Elvis. Ma è una lettera affettuosa a una donna che ha cambiato la musica. E a volte, anche solo questo, è abbastanza. Da integrare con i documentari Whitney Houston – Stella senza cielo e Whitney - Can I Be Me (2017) per conoscere davvero “The Voice”.
Filmografia
Whitney - Una voce diventata leggenda
Biografico - Usa 2022 - durata 146’
Titolo originale: I Wanna Dance with Somebody
Regia: Kasi Lemmons
Con Naomi Ackie, Stanley Tucci, Ashton Sanders, Tamara Tunie, Clarke Peters
Al cinema: Uscita in Italia il 22/12/2022
in streaming: su Apple TV Amazon Video Mediaset Infinity Google Play Movies Rakuten TV Rai Play
Whitney Houston - Stella senza cielo
Documentario - Regno Unito 2018 - durata 120’
Titolo originale: Whitney
Regia: Kevin Macdonald
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