In un’epoca in cui le immagini catturate dalle body cam sono diventate simbolo e prova tangibile di una delle più gravi crisi etiche e sociali degli Stati Uniti, il film Body Cam di Malik Vitthal, su Sky Cinema 1 il 16 aprile, tenta un’operazione ambiziosa: fondere horror sovrannaturale e denuncia sociale in un racconto che ha per protagonista non solo un fantasma, ma anche - e soprattutto - una coscienza collettiva tormentata. Con Mary J. Blige nel ruolo principale, Body Cam si muove sul confine instabile tra realtà e incubo, tra senso di colpa e ricerca di redenzione.

Il male dentro e fuori
La protagonista del film su Sky Body Cam, Renee Lomito-Smith (Mary J. Blige), agente di polizia a Swinton in Louisiana, è reduce da un lungo periodo di assenza dal lavoro. Una sospensione disciplinare e il lutto per la perdita del figlio l’hanno segnata nel profondo. Al suo ritorno in servizio, viene affiancata a un giovane collega, Danny Holledge (Nat Wolff), con cui inizia a pattugliare le strade in un clima di crescente tensione tra forze dell’ordine e comunità afroamericana.
Ma la loro prima notte di servizio prende una piega agghiacciante: un collega viene trovato brutalmente ucciso dopo un semplice controllo stradale. Renee assiste all’accaduto grazie alle riprese della dash cam, ma i filmati svaniscono misteriosamente. È solo il primo di una serie di omicidi inquietanti che colpiscono i poliziotti coinvolti, in qualche modo, in un oscuro segreto del passato. L’indagine non autorizzata di Renee la porterà a scoprire che la verità non è solo sepolta nei registri della polizia, ma si annida nei suoi stessi incubi.
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La solitudine della giustizia
Nel film su Sky Body Cam, Renee è un personaggio segnato dal dolore e dalla rabbia. Mary J. Blige, già apprezzata in Mudbound, costruisce una figura dolente e introversa, che si muove con passo pesante tra i corridoi del potere e quelli dell’inconscio. “Ho scelto questo ruolo perché sentivo che era qualcosa che parlava di me e di tanti altri. Non è solo un film horror: è una denuncia”, ha dichiarato l’attrice e cantante in un’intervista. Eppure, la sua interpretazione è talvolta trattenuta, quasi anestetizzata, come se il dolore avesse anestetizzato anche la recitazione.
Accanto a lei, Nat Wolff offre un supporto funzionale ma poco incisivo. Il suo Danny è il classico novellino spaesato, utile più come spalla narrativa che come personaggio a sé stante. La chimica tra i due funziona in alcuni momenti, soprattutto grazie alla leggerezza che Wolff riesce a portare nelle rare scene di quotidianità.

Giustizia, vendetta e razzismo sistemico
Body Cam, il film proposto da Sky, nasce chiaramente con l’intento di inserirsi nel dibattito sul razzismo istituzionale e sulla brutalità della polizia americana. Malik Vitthal ha dichiarato: “Volevamo che le persone potessero essere intrattenute, ma anche riflettere. È come servire un pasto completo: ci sono scene di tensione, ma anche momenti che ti costringono a pensare a cosa succede davvero nel nostro mondo”.
Il film ha il merito di porre al centro una protagonista nera, donna, madre e poliziotta, che incarna tutte le contraddizioni del sistema. Ma il vero protagonista è il trauma: personale, sociale, storico. Il fantasma che perseguita i colpevoli è la materializzazione del dolore e dell’ingiustizia, e come tale non fa distinzioni tra chi ha sparato e chi ha taciuto.
La figura di Taneesha Branz (Anika Noni Rose), madre del giovane DeMarco morto in circostanze sospette, introduce il tema della vendetta come forma estrema di giustizia. Il suo silenzio per gran parte del film è un grido muto che solo alla fine esplode, rivelando l’orrore vero: non il sovrannaturale ma l’impunità.
Tra pioggia e buio
Dal punto di vista visivo, il film Sky Body Cam ha momenti di indubbia efficacia. Il regista sfrutta abilmente pioggia, oscurità e found footage per creare atmosfere claustrofobiche e opprimenti. La scena nel negozio di liquori è uno dei picchi del film: tensione crescente, violenza esplosiva, spazi angusti che amplificano la paura. In quei momenti, l’opera sembra trovare il suo ritmo.
Tuttavia, la ripetizione degli stessi schemi (camminate lente con torce, apparizioni improvvise, effetti visivi limitati) finisce per appiattire la tensione. “Certe scene sembrano interminabili, come se il tempo si fosse fermato senza motivo”, è stato scritto dalla critica americana, sottolineando una delle principali debolezze del film: il ritmo.
Un horror che avrebbe potuto essere di più
Body Cam è un’opera che parte da un’intuizione potente (la body cam come metafora dell’occhio della coscienza) ma che fatica a mantenere coerenza narrativa e profondità tematica. Il messaggio, importante e urgente, viene spesso soffocato da una struttura frammentaria e da personaggi poco sviluppati. Lo stesso regista ha ammesso: “C’era una battaglia tra realismo e fantasia. Forse non siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio”.
Nonostante le sue debolezze, lascia comunque una traccia. Non tanto per le sue doti cinematografiche, quanto per la volontà di affrontare un tema scottante attraverso il filtro del terrore. Il fantasma che uccide non è solo un’entità vendicativa: è la memoria, la rabbia, il senso di colpa che la società cerca di reprimere.
Come afferma Renee nel momento più lucido del film: “Sento che c’è una realtà diversa, che solo io riesco a vedere”. Forse è proprio questa la chiave di Body Cam: mostrarci una realtà che spesso scegliamo di ignorare ma che continua a perseguitarci.
Filmografia
Body Cam
Horror - USA 2020 - durata 92’
Titolo originale: Body Cam
Regia: Malik Vitthal
Con Mary J. Blige, Nat Wolff, Anika Noni Rose, Theo Rossi, David Zayas, Demetrius Grosse
in TV: 25/04/2025 - Sky Cinema Uno - Ore 23.00
in streaming: su Apple TV Amazon Video Timvision Google Play Movies Rakuten TV Now TV Sky Go
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