In un panorama cinematografico dove i thriller psicologici si rincorrono spesso in maniera prevedibile, il film Shut In in onda su Rai 4 la sera del 13 aprile, pur lavorando su territori noti (la claustrofobia, la minaccia domestica, il dramma dell’ex tossicodipendenza) riesce a distinguersi grazie alla forza dei suoi temi, alla regia solida di D.J. Caruso e a una protagonista che incarna con intensità la lotta per la salvezza. Non solo quella fisica, ma soprattutto quella morale.

Jake Horowitz, Rainey Qualley
Shut In (2022) Jake Horowitz, Rainey Qualley

Una madre barricata... e risorta

La trama del film di Rai 4 Shut In è tanto semplice quanto inquietante. La storia si apre si apre con Jessica Nash (Rainey Qualley), una giovane madre single e in fase di recupero dopo anni di dipendenza da droghe. Vive temporaneamente nella vecchia casa di campagna della nonna, che intende vendere per trasferirsi con i suoi due figli, Lainey e Mason, e iniziare una nuova vita in Texas. Ma il suo passato torna a bussare con violenza alla porta, letteralmente.


Durante i preparativi per il trasloco, Jessica rimane accidentalmente chiusa dentro la dispensa. Prima che riesca a liberarsi, fa irruzione il suo ex compagno Rob (Jake Horowitz), ancora profondamente legato alla droga. Con lui c’è Sammy (Vincent Gallo), un individuo viscido e sinistro, noto per le sue tendenze pedofile.


Quando Jessica riesce a uscire momentaneamente, viene coinvolta in un’accesa discussione con Rob. Il confronto degenera e, manipolato da Sammy, Rob la rinchiude di nuovo nella dispensa, stavolta inchiodandola con delle assi e ferendole la mano con un chiodo. Da quel momento in poi, Jessica è sola, isolata, con i suoi bambini rimasti intrappolati nell’altra ala della casa e con Sammy che si aggira libero tra quelle mura.


Quello che segue è un serrato thriller di sopravvivenza in cui Jessica, rinchiusa e senza contatti con l’esterno, deve trovare il modo di uscire per salvare i suoi figli da un pericolo imminente. Non è solo una battaglia contro gli ostacoli fisici: è una lotta interiore contro la tentazione della ricaduta (quando Rob le fa scivolare una bustina di metanfetamina sotto la porta), contro la disperazione e contro il trauma di un passato che non vuole lasciarla andare.


Ma Shut In è molto più di un thriller da “panic room”. È un’opera che esplora il passato travagliato della protagonista, usando la casa decrepita, ereditata della nonna, come metafora visiva di una vita marcata da colpa, dipendenze e fallimenti. Il film è tutto giocato su un singolo spazio, ma è attraverso questo microcosmo che si dipanano grandi temi universali.


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Tra redenzione e perdizione

Jessica, interpretata nel film di Rai 4 Shut In da Rainey Qualley con sorprendente intensità, è una figura materna complessa: ferita ma resiliente, debole ma capace di una forza titanica quando i suoi figli sono in pericolo. La sua lotta contro l’isolamento non è solo fisica, ma anche simbolica: è prigioniera di un passato che la tenta e che vorrebbe risucchiarla nel vortice della droga, impersonato da Rob e Sammy.


Proprio Sammy (un Vincent Gallo inquietante nel suo ritorno dopo dieci anni lontano dallo schermo) rappresenta l’incarnazione del male puro, non redimibile. Un predatore, una figura demoniaca che incombe come un’ombra su tutta la vicenda.


Il contraltare è Lainey, la figlia maggiore, che diventa temporaneamente il “genitore” in casa, costretta a farsi carico del fratellino. La dinamica madre-figlia è forse la più potente del film, perché diventa lo specchio della trasformazione interiore di Jessica: se all’inizio è Lainey a doversi occupare di Mason, sarà Jessica, alla fine, a riscattarsi come madre e come essere umano.

Vincent Gallo
Shut In (2022) Vincent Gallo

Maternità, fede e rinascita

Il cuore pulsante del film di Rai 4 Shut In è la maternità. Non idealizzata o edulcorata, ma cruda, difficile, faticosa. Jessica non è una madre perfetta, ma è una madre vera, disposta a tutto per i suoi figli. La sua lotta è una parabola di sacrificio e redenzione che richiama, non troppo velatamente, la simbologia cristiana: la dispensa diventa una sorta di tomba da cui Jessica risorge; il sangue, le mani inchiodate, la Bibbia nascosta tra le conserve evocano direttamente l’immaginario del martirio e della resurrezione.


Il film parla di fede, non tanto in senso predicatorio, quanto come bussola interiore. È l’eco della voce della madre morta attraverso la Bibbia e il crocifisso che guida Jessica verso la salvezza. E nel finale, con l’avvio della produzione di burro di mele (simbolo di rinascita e purificazione), si suggella la conquista di un’esistenza nuova, finalmente libera dal marciume del passato (i frutti all’inizio erano marci, alla fine tornano sani: la metafora è chiara).

Tensione da camera

D.J. Caruso, già noto per Disturbia e Eagle Eye, sa gestire la tensione con abilità, sfruttando al massimo la limitazione spaziale. La dispensa è al centro della narrazione visiva, ma il lavoro sul suono (rumori fuori campo, voci ovattate, passi sinistri) amplifica il senso d’angoscia e impotenza. Il pubblico è rinchiuso con Jessica, costretto a condividere con lei ogni sussurro, ogni ansia, ogni tentativo fallito di fuga.


Nonostante il budget contenuto, il film di Rai 4 Shut In è ben girato, con una fotografia sporca ma efficace, che restituisce il degrado materiale e morale in cui i personaggi sono immersi. L’atmosfera è opprimente, ma mai gratuita: la violenza c’è, e a tratti è brutale, ma non diventa mai un espediente voyeuristico.


Prodotto da The Daily Wire, Shut In è inevitabilmente al centro di polemiche per via delle sue origini politiche. Tuttavia, a dispetto delle aspettative - e forse dei pregiudizi - non è un film propagandistico. La sua “agenda”, se così vogliamo chiamarla, è quella del racconto umano, della lotta tra luce e oscurità, tra dipendenza e sobrietà, tra abbandono e amore. La religione è presente, ma non invasiva; è una componente organica del percorso di Jessica, non un messaggio da urlare.

Il finale spiegato

L’apice del film di Rai 4 Shut In arriva con una doppia svolta: Jessica riesce a ferire Sammy e crede di averlo ucciso, ma quando si avvicina alla libertà scopre che l’uomo è ancora vivo e sta minacciando i suoi figli. L’intervento di Rob, che uccide Sammy per proteggere Jessica e i bambini, sembra aprire uno spiraglio, ma si rivela un’illusione.


Rob vuole ricominciare, tornare a drogarsi con lei, e cerca di convincerla con la forza. Jessica però ha un piano: finge di cedere, prepara per Rob un panino al burro di mele (la conserva preferita di sua nonna) e lo droga con la stessa metanfetamina che lui le aveva lasciato.


La scena finale è liberatoria e simbolica: Jessica riesce a respingere Rob e lo uccide, chiudendo con violenza ma anche con determinazione un ciclo di abusi, dipendenze e distruzione. Dopo la tempesta, letteralmente e metaforicamente, la vediamo in una sequenza pacificata insieme ai suoi figli. La casa è stata ristrutturata, la luce filtra limpida, e i frutti (le mele, inizialmente marce) ora sono sani: segno che la redenzione non è solo spirituale, ma anche concreta.


Nel gesto di fondare una piccola impresa familiare, producendo burro di mele secondo la ricetta della nonna, si chiude un cerchio. Jessica non è solo sopravvissuta: è rinata. E con lei, i suoi figli.


Shut In
è un’opera imperfetta, certo, ma sincera. Non inventa nulla di nuovo, ma restituisce dignità a un genere spesso piegato al sensazionalismo. È un film che, nella sua semplicità, riesce a parlare di maternità, fede, dipendenza e redenzione con un’intensità rara. Rainey Qualley è magnetica, Vincent Gallo inquietante, e la regia di Caruso riesce a trasformare quattro pareti in un campo di battaglia morale.


In un momento storico in cui il cinema è spesso giudicato più per chi lo produce che per ciò che racconta, il film di Rai 4 Shut In ci ricorda che le storie, se ben raccontate, possono ancora commuovere, inquietare e, forse, ispirare. Anche se arrivano da una dispensa chiusa a chiave.

Filmografia

locandina Shut In

Shut In

Thriller - Usa 2022 - durata 89’

Titolo originale: Shut In

Regia: D.J. Caruso

Con Rainey Qualley, Jake Horowitz, Vincent Gallo, Luciana VanDette, Aidan Steimer

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