Il film 1992, disponibile su Prime Video dal 12 aprile, parte da un contesto vero. Il 29 aprile 1992, Los Angeles esplode. La città si spezza sotto il peso dell’ingiustizia, dopo che quattro poliziotti vengono assolti per il pestaggio brutale di Rodney King. La rabbia si riversa per le strade, i negozi vanno in fiamme, le sirene spariscono. In tale caos, Ariel Vromen cerca di incastrare una storia di padri e figli, di redenzione e violenza, e anche, sorprendentemente, di rapine.
Ma è proprio qui che il film inciampa: troppe ambizioni, poco equilibrio. 1992 vuole essere tante cose insieme: dramma sociale, crime movie, riflessione sulla paternità e ultimo saluto a Ray Liotta. Riesce a metà.

Un giorno come nessun altro
Il film Prime Video 1992 si svolge tutto in un’unica, lunghissima giornata: quella del verdetto Rodney King. In parallelo seguiamo due binari narrativi. Da un lato, Mercer (Tyrese Gibson), ex detenuto appena uscito di prigione, cerca di proteggere suo figlio Antoine e tenerlo lontano dalla spirale di violenza che lui stesso ha conosciuto troppo bene.
Dall’altro, Lowell (Ray Liotta), criminale di lungo corso, guida una banda capitanata dai suoi due figli, Riggin (Scott Eastwood) e Dennis (Dylan Arnold), verso un colpo milionario: una rapina in una fonderia di metalli preziosi, proprio dove lavora Mercer.
L’intreccio è interessante: mentre la città brucia e la polizia è assente, la fonderia diventa un rifugio, un obiettivo e infine un campo di battaglia. Ma a differenza del caos esterno, la tensione interna al film non cresce come dovrebbe.
Padri, figli e fallimenti
Il punto di forza del film Prime Video 1992 è il rapporto tra Mercer e suo figlio. Gibson, lontano anni luce dal tono leggero della saga Fast & Furious, offre la sua interpretazione più solida da anni. Il suo Mercer è un uomo piegato, che cammina a testa bassa, stretto nella sua tuta da lavoro, con una rabbia compressa che si intuisce ma non esplode mai.
“Non voglio che tu diventi come me”, dice al figlio in una scena chiave, quando il ragazzo gli chiede perché non si unisce ai saccheggi. “Non serve a niente bruciare il posto dove vivi”. La frase, semplice ma potente, rappresenta il centro emotivo del film. Mercer non è un eroe, è un uomo che prova a sopravvivere, a rimanere a galla in un mondo che gli ha già dato il suo verdetto.
Ray Liotta, nella sua ultima interpretazione completata prima della morte, è invece un fantasma del passato. Il suo Lowell è freddo, autoritario, ma scritto con meno profondità del dovuto. Il film non ci dice mai davvero perché Riggin lo odia o cosa lo muove davvero. Scott Eastwood, nel ruolo del figlio stanco di obbedire, funziona ma resta abbozzato. E forse qui entra in gioco il montaggio: si ha la sensazione che manchino scene, passaggi, pezzi emotivi lasciati fuori dalla sala di montaggio.

Una storia americana
Il film Prime Video 1992 sfiora temi enormi: il razzismo sistemico, la brutalità della polizia, la trasmissione della violenza da una generazione all’altra, l’identità nera in una città allo sbando. Ma quasi tutto resta in superficie. Il film apre finestre che poi non attraversa.
Eppure, quando si sofferma sulle piccole cose, riesce a colpire. I dialoghi tra Mercer e Antoine, il contrasto tra la rabbia del figlio e la stanchezza del padre, la consapevolezza che “essere forti” non significa rispondere col fuoco: tutto questo funziona. Lo dice lo stesso Tyrese: “Volevo portare verità in questo ruolo. È un uomo che ha già dato. Non ha bisogno di fare discorsi: si capisce tutto da come sta in piedi”.
Il problema è che il film non ha il coraggio di restare lì, su quei volti, su quelle case bruciate. A metà, 1992 cambia pelle e diventa un heist movie convenzionale, in cui i personaggi si muovono più per necessità di trama che per coerenza emotiva. La tensione si affloscia, le motivazioni si fanno confuse, e i temi forti vengono lasciati ai notiziari di sottofondo.
Fumo, luci e nostalgia
La Los Angeles del film Prime Video 1992 è sporca, scura, piena di rabbia. Il lavoro visivo funziona: le strade sembrano davvero quelle del ’92, con la fotografia granosa e le luci al neon che ricordano i classici del periodo come Boyz’n the Hood o Nella giungla di cemento. Ci sono anche momenti potenti: una barricata improvvisata, una discussione padre-figlio sullo sfondo di una città in fiamme. Ma poi arriva l’azione, quella vera, e il film si impantana.
Le scene del colpo, del confronto finale, delle sparatorie, sembrano rubate da un altro film, più superficiale e meno interessante. Nessun vero crescendo, nessuna catarsi. Solo caos, e poi titoli di coda.
1992è un film che aveva tutto per lasciare il segno: un contesto storico fortissimo, un protagonista carismatico, un Ray Liotta da salutare. Ma come dice lo stesso regista Ariel Vromen, “volevamo raccontare un giorno in cui tutto poteva cambiare”. Peccato che il film stesso non riesca mai a cambiare davvero marcia.
Alla fine, resta un thriller sincero ma incompleto, che si ricorda più per ciò che poteva essere che per ciò che è stato. Ma una cosa va detta: Tyrese Gibson, finalmente, ha dimostrato che può fare molto di più che guidare auto veloci.
Filmografia
1992
Thriller - USA 2024 - durata 97’
Titolo originale: April 29, 1992
Regia: Ariel Vromen
Con Ray Liotta, Scott Eastwood, Tyrese Gibson, Dylan Arnold, Oleg Taktarov, Anthony Molinari
in streaming: su Apple TV Microsoft Store Mediaset Infinity Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video Prime Video
Boyz'n the Hood
Drammatico - USA 1992 - durata 107’
Titolo originale: Boyz'n the Hood
Regia: John Singleton
Con Ice Cube, Cuba Gooding jr., Morris Chestnut, Laurence Fishburne
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Nella giungla di cemento
Drammatico - USA 1994 - durata 93’
Titolo originale: Menace II Society
Regia: Allen Hughes, Albert Hughes
Con Tyrin Turner, Jada Pinkett Smith, Larenz Tate, Arnold Johnson
in streaming: su Apple TV Amazon Video
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