2020. Nella sempre preziosa top 20 dei videoclip dell’anno che Luca Pacilio stila con posatezza e attenzione per “Gli Spietati”, una sezione della classifica era dedicata ai fashion film, perché quell’annus horribilis, «che ha portato la moda a ripensare il concetto di sfilata, stante la pandemia», si è rivelato, per quel mondo, mirabilis: e quindi «sfilate come videoclip, ma senza la penuria del budget che è la cifra del promo contemporaneo. Tutt’altro: mezzi e sontuosità da golden age». Tra le «cose da occhi fuori dalle orbite», Pacilio segnala: First Light per Alexander McQueen, diretto da Jonathan Glazer; Ouverture of Something That Never Ended per Gucci, diretto da Gus Van Sant; Dior Autumn-Winter e Dior Spring-Summer diretti da Matteo Garrone. Ma ci sono anche, sempre legati a quella stagione, Lux Æterna di Gaspar Noé per Saint Laurent e The Staggering Girl di Luca Guadagnino, che nella postilla ai suoi Appunti su un anno di cinema italiano (vedi n. 53/2019) Giulio Sangiorgio presenta così: «Un gioiello finemente citazionista che trasforma il fashion movie di partenza, dedicato alla collezione di Valentino, in un nuovo saggio di cinefilia astratta». Un fenomeno in costante espansione quello dei fashion film (da recuperare il piccolo viaggio nelle pieghe del genere curato da Sara Martin su Film Tv n. 6/2021), rispetto al quale si ripropone la vecchia conflittualità tra apocalittici e integrati. Se per Andrea Minuz i fashion film sono «diventati l’ultimo rifugio di cliché, pose, tic che ormai si fa fatica a trovare anche nell’arthouse cinema più vecchio» (Le nuche misteriose, su “Il Foglio”), per Fulvio Carmagnola, come scrive in Il consumo delle immagini, «è dall’osservazione delle superfici smaglianti delle mode di consumo che possiamo decifrare il nostro tempo».

E la questione si riapre di fronte a Beauty Is Not a Sin di Nicolas Winding Refn, corto realizzato per la casa motociclistica MV Agusta, e The Miu Miu Affaire di Laura Citarella per Miu Miu Women’s Tales, entrambi disponibili su MUBI (del primo si può recuperare anche Touch of Crude per Prada). Winding Refn gioca con le retoriche: le proprie e quelle dell’italianità; scheletrisce il racconto, niente profondità, solo superficie. Tutto è visivo, visionario, a tratti allucinatorio. Citarella anche: ritorna nella pampa umida di Trenque Lauquen - sempre più luogo e opera-mondo in continuo ricominciamento - che di nuovo inghiottisce una giovane donna, questa volta una modella italiana. Ma chi trionfa su chi? Sono i registi - e quindi il cinema - che fanno prevalere il proprio sguardo, o è la moda che se ne appropria brandizzandolo? Prendendo a prestito da un celebre dialogo, «se noi avessimo a correre insieme il palio, non so chi delle due si vincesse la prova». Il ricordo di un’educazione cattolica potrebbe farci credere che qualcuno abbia venduto l’anima al diavolo. Ma Dio è morto, il suo nemico/amico anche. È il trionfo del realismo capitalista. «Non esiste un fuori. La cultura del mercato è totale» (Don DeLillo, Cosmopolis).

Fashion Film su MUBI
Beauty is not a Sin
Cortometraggio - Italia 2024 - durata 7’
Regia: Nicolas Winding Refn
Con Laura Grassi, Stefano Gaeta
in streaming: su MUBI
Miu Miu Tales #28: The Miu Miu Affaire
Cortometraggio - Argentina 2024 - durata 30’
Titolo originale: Miu Miu Tales #28: El affaire Miu Miu
Regia: Laura Citarella
Con Elisa Carricajo, Verónica Llinás, Juliana Muras, Laura Paredes, Ezequiel Pierri, Cecilia Rainero
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