Con Ritrovarsi a Tokyo, in uscita al cinema il 30 aprile con Teodora, Guillaume Senez firma il suo film più intimo e politico, una storia di assenza, riconnessione e resistenza, ambientata nei margini di una Tokyo spersonalizzante e tuttavia viva. Al centro del racconto c’è Jay, un uomo francese che da nove anni cerca di rivedere la figlia che la legge giapponese gli ha tolto. Non l’ha mai dimenticata, e nonostante abbia rinunciato legalmente a ogni speranza di custodia, continua a percorrere la città come tassista, nel tentativo irrazionale e ostinato di trovarla. Fino al giorno in cui Lily entra nella sua auto, ignara di chi lui sia.

Un incontro che cambia tutto
Nel film Ritrovarsi a Tokyo, Senez sceglie di non raccontare un dramma giudiziario, ma un dramma esistenziale. Jay non combatte nei tribunali, non urla, non si espone pubblicamente. La sua lotta è silenziosa, quasi rituale: guidare per Tokyo ogni notte, dormire di giorno in un appartamento spoglio, insegnare francese per pochi yen. La città lo respinge, lo ingloba, lo tollera, ma non lo accoglie mai davvero. È straniero, gaijin, e lo sarà sempre.
L’incontro fortuito con Lily, incarnata dalla sorprendente Mei Cirne-Masuki, spezza la linearità del tempo e apre uno spazio nuovo, fragile e carico di tensione. Lily non lo riconosce, Jay non osa rivelarsi. Si limita a guidarla, ad ascoltarla, a cercare un contatto umano dove prima c’era solo buio. Così nasce un rapporto che cresce in modo organico, fatto di piccoli gesti, di sguardi nel retrovisore, di pause e silenzi.
Un racconto politico senza proclami
Il film Ritrovarsi a Tokyo, pur raccontando una vicenda privata, è profondamente politico. Mette sotto accusa, senza proclami, il sistema legale giapponese che nega la custodia condivisa e consente a un genitore di “scomparire” con un figlio, lasciando l’altro senza alcun diritto. Il caso è ispirato a storie vere, ma Senez non si limita alla denuncia: porta lo spettatore a confrontarsi, più che a guardare semplicemente una realtà.
La regia è sobria, mai estetizzante, e rifiuta l’esotismo. Tokyo è mostrata in modo anti-cartolina, quasi neutrale, fatta di notti illuminate da luci fredde, di strade impersonali, di taxi come celle in movimento. Il taxi diventa il simbolo perfetto per Jay: un uomo sempre in movimento ma senza una vera destinazione.
La fotografia di Elin Kirschfink esalta questa deriva con composizioni che separano i personaggi nello spazio, per poi unirli man mano che il legame si rafforza.
Romain Duris offre una performance trattenuta, intensa, completamente interiore. Il suo Jay è un uomo spezzato ma dignitoso. Judith Chemla, nel ruolo di Jessica, è una forza impulsiva, uno specchio del passato di Jay. La giovane Mei Cirne-Masuki dà corpo a una Lily introversa, sospesa tra due culture. I tre attori, pur con stili molto diversi, costruiscono una tensione emotiva credibile e coinvolgente.
Il tema della lingua attraversa l’intero film Ritrovarsi a Tokyo. Jay parla giapponese con disinvoltura, ma il vero muro è emotivo: non è solo questione di parole, ma di possibilità di esprimersi, di essere riconosciuto come padre. Lily, adolescente divisa tra due mondi, incarna perfettamente questa frattura.

Un finale dolceamaro
Non mancano nel film Ritrovarsi a Tokyo momenti più lirici, come le scene finali sulla spiaggia, dove Jay e Lily sembrano per un attimo liberi da ogni vincolo. Ma quel momento idilliaco è solo apparente: Jay ha “rapito” sua figlia a sua volta, ed è costretto alla fine a pagarne il prezzo. Tuttavia, un’app sul telefono gli permette di restare in contatto con lei. È un finale amarissimo, ma non privo di speranza.
L’uso della musica, mai invadente, rafforza i cambi di tono del film. Il compositore Olivier Marguerit introduce l’Ondes Martenot per evocare una vibrazione emotiva sottile. Una scelta coerente con un film che lavora sulle sottrazioni, sulle distanze, sui “vuoti” che definiscono le relazioni umane.
Ritrovarsi a Tokyo è un film che commuove senza retorica. Parla di padri e figlie, di estraneità e appartenenza, di un amore che resiste al tempo, alla distanza e alle leggi. Ma soprattutto è un’opera che ci interroga su cosa significhi veramente “essere padre” in un mondo che spesso trasforma i legami familiari in terreno di battaglia politica e culturale. Senez firma un film necessario, attuale, che lascia il segno. Non perché urla, ma perché sussurra dove fa più male.
Filmografia
Ritrovarsi a Tokyo
Drammatico - Francia, Belgio, Giappone, USA 2024 - durata 98’
Titolo originale: Une part manquante
Regia: Guillaume Senez
Con Romain Duris, Mei Cirne-Masuki, Tsuyu, Judith Chemla, Shungiku Uchida
Al cinema: Uscita in Italia il 30/04/2025
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