Nel panorama del cinema horror indipendente, Last Straw, il film proposto da Rai 4 la sera del 6 aprile, si presenta come un’opera prima sorprendente e ambiziosa, diretta da Alan Scott Neal e scritta da Taylor Sardoni. Dietro a un’apparenza da slasher convenzionale si cela, invece, un film che gioca con i codici del genere, sperimenta con la struttura narrativa e costruisce un ritratto acido e crudo della provincia americana e dei suoi fantasmi sociali. A fare da epicentro di questa storia: una ragazza, un diner, e una lunga notte di violenza.

Un incubo a forma di diner
Il film di Rai 4 Last Straw segue la giovane Nancy Osborn (interpretata da Jessica Belkin), una ventenne incastrata in un’esistenza che la soffoca: vive in una cittadina dimenticata da Dio, frequenta un community college che non ama, e lavora nel modesto diner del padre (Jeremy Sisto), da cui sembra voler fuggire più che collaborare. Appesantita da un lutto recente (la morte della madre) e da una gravidanza imprevista e appena scoperta, Nancy appare fin da subito come una protagonista fuori dagli schemi: sarcastica, arrabbiata, spesso sgradevole, ma straordinariamente umana.
La vicenda prende il via quando, costretta a coprire il turno di notte nel diner, Nancy licenzia su due piedi il cuoco Jake (Taylor Kowalski), un personaggio ambiguo che si rivelerà centrale nello sviluppo della trama. Rimasta sola, si ritroverà ben presto a fronteggiare una minaccia letale: un gruppo di assalitori mascherati inizia un assedio feroce al locale. Da lì in poi, il film si trasforma in una lotta per la sopravvivenza. O almeno così sembra.
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Quando l’orrore cambia prospettiva
A circa metà della storia, il film di Rai 4 Last Straw sorprende lo spettatore con un cambio di prospettiva narrativo che ribalta tutto ciò che credevamo di sapere. Senza rivelare troppo, si può dire che Neal e Sardoni riorganizzano il materiale diegetico in modo da offrire nuovi punti di vista, aumentando l’intensità drammatica e mettendo in discussione le dinamiche tra vittime e carnefici. È una scelta rischiosa ma efficace, che dimostra il coraggio di un team creativo capace di maneggiare strutture non lineari senza perdere il controllo del racconto.

Una protagonista fuori dal canone
Nancy è l’anti-final girl per eccellenza: testarda, impulsiva, e soprattutto… non particolarmente simpatica. Ma è proprio questa rottura degli stereotipi a rendere il film di Rai 4 Last Straw interessante. Nancy infrange tutte le regole morali dell’horror tradizionale: è sessualmente libera, fuma erba nonostante la gravidanza, tratta con disprezzo chi le è vicino e si rifiuta di mostrarsi vulnerabile. Eppure, questa stessa rabbia che la isola diventa la sua forza. Non è una vittima passiva: è una donna in guerra con il mondo, e forse anche con sé stessa.
Jessica Belkin, con il suo sguardo feroce e la sua fisicità esile ma determinata, riesce a reggere sulle spalle il peso di un film che poggia interamente sul suo arco narrativo. Al suo fianco, spiccano le interpretazioni più contenute ma efficaci di Jeremy Sisto nel ruolo del padre e di Taylor Kowalski, il cui Jake è inquietante anche prima che la situazione degeneri.
Maschilismo, apatia e violenza latente
Uno dei temi centrali del film di Rai 4 Last Straw è la critica al maschilismo diffuso e all’indifferenza degli uomini “perbene”. Se da una parte ci sono gli aggressori palesemente tossici – i motociclisti molesti che invadono il diner – dall’altra il film punta il dito anche verso chi guarda e non interviene, come i colleghi di Nancy, troppo impegnati a difendere il proprio ego o a farsi i fatti propri. In questo senso, Last Straw non è solo un survival horror: è una denuncia sociale travestita da incubo notturno.
Ne risulta un microcosmo che riflette l’America profonda, divisa tra frustrazione, degrado economico e violenza pronta a esplodere. Il diner diventa così una gabbia simbolica dove i rapporti di potere – di genere, di classe, di età – si scontrano fino all’inevitabile deflagrazione.
Un horror “sporco”
Pur con un budget modesto, Last Straw sfoggia una regia solida e una fotografia evocativa. Andrey Nikolaev dipinge la notte con toni freddi e claustrofobici, amplificando l’angoscia del setting chiuso e isolato. La colonna sonora firmata da Alan Palomo, con i suoi richiami al synth horror anni ’80 alla John Carpenter, accompagna perfettamente la tensione crescente.
Meno riuscita, invece, la sceneggiatura in certi punti: alcuni personaggi secondari appaiono stereotipati o mal sviluppati (in particolare il fratello problematico Petey, scritto con discutibile sensibilità), e certe scelte narrative richiedono una discreta dose di sospensione dell’incredulità. Inoltre, il finale, per quanto adrenalinico, si dilunga troppo e non riesce a chiudere con coerenza il percorso emotivo della protagonista.
Last Straw è un’opera prima che divide: c’è chi amerà la sua protagonista ruvida, il suo sguardo disilluso sul mondo, la rabbia che esplode come sangue sul pavimento; e c’è chi troverà tutto troppo grezzo, incoerente o scomodo. Ma è proprio questa scomodità a rendere il film degno di nota.
In un panorama dominato da prodotti horror fotocopiati, Alan Scott Neal firma un debutto che, pur con le sue sbavature, ha una voce propria. Last Straw è un film che graffia, a volte sbaglia mira, ma colpisce comunque con forza. E soprattutto, è il tipo di cinema che vale la pena seguire: imperfetto, ma vitale.
Filmografia
Last Straw
Horror - Usa 2023 - durata 81’
Titolo originale: Last Straw
Regia: Alan Scott Neal
Con Jessica Belkin, Taylor Kowalski, Jeremy Sisto, Glen Gould, Jack DiFalco, Tara Raani
in streaming: su Rai Play
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