The Doorman, il film in onda su 20 la sera del 5 aprile, dovrebbe rispondere sulla carta a certi schemi immortali. Prendi un solo protagonista, chiudilo in un edificio, mandagli contro una squadra di mercenari ben armati, aggiungi un trauma passato da esorcizzare, una famiglia da salvare e una buona dose di sparatorie: il risultato, in teoria, dovrebbe essere adrenalina allo stato puro. Ma il film diretto da Ryûhei Kitamura e interpretato da Ruby Rose prende questi ingredienti, li mescola senza misura e sforna un prodotto che suona familiare, ma privo di gusto, ritmo e coerenza.

Ruby Rose
The Doorman (2020) Ruby Rose

Die Hard, ma senza mordente

La protagonista del film di 20 The Doorman, Ali Gorski (Ruby Rose), ex Marine segnata da un’operazione fallita a Bucarest, cerca di ricostruirsi una vita. Accetta un lavoro come portinaia in un vecchio condominio newyorkese parzialmente disabitato, su raccomandazione dello zio. Il caso vuole che tra i pochi inquilini rimasti ci siano Jon Stanton (Rupert Evans), vedovo di sua sorella, e i loro due figli adolescenti. Ma la pace dura poco.


Durante il weekend di Pasqua, il palazzo viene preso d’assalto da un gruppo di criminali guidati dal collezionista d’arte Victor Dubois (Jean Reno), affiancato dal glaciale ex portinaio Borz (Aksel Hennie). L’obiettivo: impossessarsi di dipinti nascosti nell’edificio, tra cui (!) un Caravaggio scomparso. Ali, riluttante a tornare alla violenza, si ritrova costretta a vestire nuovamente i panni della guerriera per proteggere la famiglia rimasta e chiudere i conti con i suoi fantasmi.

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Funzioni, non persone

Ali dovrebbe essere un personaggio interessante: soldatessa traumatizzata, donna solitaria, combattente letale. Ma il film la usa come manichino da azione, senza mai scavare davvero nel suo dolore o nei suoi dilemmi. Ruby Rose ci mette il fisico – è agile, credibile nei combattimenti corpo a corpo – ma fatica a dare profondità a una sceneggiatura che le chiede solo di menare le mani.


Jon è poco più di una presenza passiva, mentre i bambini, soprattutto la figlia Lily, sono confezionati su misura per suscitare empatia ma finiscono per essere irritanti. E poi c’è lui, il “grande cattivo”: Jean Reno in versione svogliata, reduce dai fasti di Léon e Ronin, che qui si aggira tra citazioni d’arte e aforismi fuori luogo. Dubois ascolta Wagner, cita Goya e pontifica sull’anima degli artisti, tutto mentre fa a pezzi pareti con la mazza. Più che minaccioso, sembra un meme.

Jean Reno
The Doorman (2020) Jean Reno

Arte, guerra e un sacco di niente

Uno dei tentativi più evidenti del film di 20 The Doorman è quello di elevare la materia con riferimenti all’arte. Caravaggio, Goya, Rachmaninov, Wagner: cultura alta in mezzo al fuoco incrociato. Ma tutto suona forzato, scollegato, quasi parodico. L’arte diventa un pretesto, mai un motore tematico. La guerra interiore di Ali, accennata nei flashback e in qualche tremolio da stress post-traumatico, viene usata come una scorciatoia narrativa più che come chiave di lettura. E la tensione familiare? Abbozzata e subito archiviata in nome dell’azione.


Ryûhei Kitamura, regista giapponese noto per Versus e The Midnight Meat Train, sembra qui annullarsi in un’estetica da titolo per l’homevideo americano di bassa lega. Gli scontri sono spesso montati in modo confuso, la tensione è sacrificata a una regia frenetica che non costruisce mai un vero climax. L’edificio, che poteva essere un ottimo set claustrofobico, diventa un labirinto di corridoi indistinguibili e passaggi segreti buttati lì senza logica.


Il potenziale c’era: un luogo chiuso, una protagonista con un passato, un villain colto. Ma manca il coraggio di prendersi sul serio fino in fondo o, viceversa, di trasformarsi in parodia dichiarata.


Il film di 20 The Doorman non è tanto brutto da essere divertente, né abbastanza buono da restare impresso. È un film che conosce a memoria i codici del genere, ma li ripete senza convinzione, senza personalità, senza mordente. Si guarda e si dimentica: è come una porta che promette azione ma conduce solo a una stanza vuota. Un’occasione persa, buona solo per nostalgici delle imitazioni di un certo cinema che fu.

Filmografia

locandina The Doorman

The Doorman

Thriller - USA 2020 - durata 93’

Titolo originale: The Doorman

Regia: Ryuhei Kitamura

Con Ruby Rose, Jean Reno, Aksel Hennie, Rupert Evans, Julian Feder, David Sakurai

in streaming: su FilmBox+ Infinity Selection Amazon Channel Infinity+ Timvision