Un matrimonio tra i ricchissimi di Città del Messico. I meno fortunati che arrivano prima bussando e poi con la forza, dando sfogo a un rancore atavico. Una furia cieca, incontenibile, che alimenta un’escalation di ultraviolenza. Con Nuevo orden, suo sesto lungo, il messicano Michel Franco orchestra un incubo travolgente, tanto più disturbante perché cinicamente privo di libretto di istruzioni: il suo è un film incendiario? Un manifesto sulla lotta di classe? O, viceversa, un monito sull’impossibilità di ogni rivoluzione, destinata a diventare preda di derive autoritarie? Ne abbiamo discusso con il regista, premiato a Venezia 2020 con il Leone d’argento.

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Nuevo orden (2020) scena


Nuevo orden è profondamente ambiguo: non ci sono vincitori, nessuno è totalmente innocente. Per di più il film rifiuta categoricamente di identificare le fazioni dal punto di vista ideologico: non sappiamo chi siano questi ribelli, che cosa rivendichino... Perché questa scelta?
Anche nella vita, se ci pensi, nessuno è mai totalmente dalla parte della ragione. Ma è anche importante non mettere tutti sullo stesso piano: i borghesi che festeggiano il matrimonio, all’inizio del film, sono i più colpevoli, perché loro sono gli unici che avrebbero potuto cambiare le cose anche senza ricorrere alla violenza, se solo l’avessero voluto. Quanto ai ribelli, sono persone stanche, esasperate dalla situazione. Un po’ come i gilet jaune in Francia: gente un po’ di destra e un po’ di sinistra, che esprime un malcontento generico e diffuso.

E infatti il film è ambientato in Messico, ma la sensazione è che si sarebbe potuto svolgere un po’ ovunque...
L’idea per questo progetto mi era già venuta nel 2013/2014, mentre assistevo all’ascesa preoccupante dell’estrema destra in Europa. E poi alcuni altri eventi hanno corroborato le mie impressioni, penso all’elezione di Trump o alle rivolte a Hong Kong. Alla fine l’ho girato in Messico perché qui la disuguaglianza sociale è fortissima, ma idealmente il film riflette una tendenza globale alla militarizzazione, all’intensificazione delle politiche di controllo... Certo, nella sceneggiatura avrei potuto scendere nei dettagli, spiegare le ragioni della rivolta, definire i ribelli come fascisti, o come comunisti... Ma avrei perso questa portata universale, e Nuevo orden sarebbe stato un altro film, un film di analisi di una situazione politica precisa. O peggio, un film che idealizza la rivoluzione, come ne abbiamo visti tanti. È facile raccontare le cose dal punto di vista del più debole, romanticizzare le cose. Pensa alla Rivoluzione messicana del 1910: ne parliamo come di un evento vittorioso, e invece fu un fallimento totale. Guarda cos’ha prodotto: un paese impoverito, in cui la sperequazione è ancora fortissima. La rivoluzione è stata solo un’occasione per alcune persone di arricchirsi e di sfruttarne altre. Ma nel film non mi interessava scendere nei dettagli, volevo che la mia fosse una riflessione sul caos, su come da questo non possa che nascere un nuovo ordine ancora più violento, e sulla mancanza di empatia.

Diego Boneta
Nuevo orden (2020) Diego Boneta



Ho l’impressione che questa mancanza di empatia informi anche lo sguardo che hai scelto di adottare. Lo sguardo freddo e chirurgico di un testimone impassibile degli eventi. È così?
Non saprei, a dire il vero non lo definirei freddo: se avessi girato un film freddo non sarebbe arrivato al pubblico, che invece ha risposto sempre in maniera molto forte a Nuevo orden... Sicuramente ho cercato un punto di vista oggettivo, questo sì (al netto del fatto che l’oggettività totale, ovviamente, è impossibile: un film è sempre il risultato della visione del suo regista). Ho cercato di non vittimizzare mai i personaggi, e volevo che le mie immagini fossero il meno manipolatorie possibile.

E nella rappresentazione della violenza? Lì il gioco tra campo e fuoricampo è fortissimo...
Questo perché non mi piace far soffrire il pubblico, non mi piace andare alla ricerca dello shock a tutti i costi. Quando abusi dei colpi di scena o dell’effetto shock lo spettatore si chiude, non sta più al gioco, e lo perdi definitivamente. Al tempo stesso però non potevo fare un film sulla disuguaglianza sociale e su un’insurrezione popolare senza violenza. E quindi si è trattato di trovare l’equilibrio tra il mostrare e il non mostrare. Per questo spesso i fatti violenti si trovano fuori campo. Va anche detto, poi, che non sempre questo sminuisce l’effetto: l’immaginazione può essere anche infinitamente peggiore di quello che puoi mostrare su uno schermo... Ma in generale mi pare che in Nuevo orden non ci sia mai violenza gratuita: le morti di alcuni personaggi possono sembrare improvvise o immotivate, ma se le analizzi attentamente scopri che ognuno di loro segue un percorso preciso e coerente.

Diego Boneta, Dario Yazbek Bernal, Naian González Norvind
Nuevo orden (2020) Diego Boneta, Dario Yazbek Bernal, Naian González Norvind


Eppure sono traiettorie imprevedibili, che disattendono programmaticamente le aspettative dello spettatore.
Il fatto è che siamo ormai assuefatti a un tipo di cinema in cui il pubblico riceve gratificazioni e ricompense per seguire il cammino di un personaggio, per imparare qualcosa da questo cammino, per recepire un “messaggio”... Ma è un meccanismo che mi annoia terribilmente, e credo che anche il pubblico sia pronto ad altro. Anche a sforzarsi un po’, se necessario. In Nuevo orden, per esempio, lo script è molto complesso, ci sono tanti personaggi, all’inizio è faticoso stare al passo, seguire i dialoghi, capire chi è chi. È una scelta che ha complicato le cose anche a livello registico, perché la macchina da presa doveva inseguire prima uno e poi un altro attore, senza fermarsi mai. Ma era necessario: volevo presentare un racconto polifonico sul conflitto di classe, e quindi era essenziale dare spazio a più voci (nel film, alla fine, sono addirittura otto). E poi è anche una scelta strumentale a trasmettere la sensazione di caos che, lo ripeto, è al cuore del film.

Anche dal punto di vista iconografico e narrativo Nuevo orden segue regole tutte sue. Dopo la prima sequenza del matrimonio pensi che il film sarà una sorta di home invasion, e invece poi prende tutt’altra direzione. Quali sono stati i tuoi riferimenti?
Io e il direttore della fotografia abbiamo visto alcuni film di Costa-Gavras, La battaglia di Algeri di Pontecorvo, Il buio nella mente di Chabrol... Ma non ci sono stati rimandi diretti o influenze forti: una cosa che mi rende molto orgoglioso è che Nuevo orden non somiglia a nessun film, non è ascrivibile ad alcuna categoria precisa. Anche a livello fotografico, abbiamo scelto il verde come colore simbolo della rivolta proprio perché è una tinta che normalmente non si associa alla violenza, o alla rivoluzione. Ma è nella bandiera messicana, insieme al rosso che, essendo il colore del sangue, era già dappertutto. Parli di home invasion: sicuramente ci sono strizzate d’occhio a quel filone, ma non mi è mai interessato giocare con le regole del genere, o rielaborarle. Anche in questo è un film caotico! Caotico ma plausibile, perché quello che accade è solo una versione estrema del nostro mondo, che sotto tanti aspetti sta già prendendo quella piega.

Autore

Maria Sole Colombo

Maria Sole Colombo è nata a Lecco, ha studiato a Bologna e vive a Roma. Si è innamorata del cinema grazie a Senso di Luchino Visconti e da allora ne parla e ne scrive su Film Tv, Spietati.it, Cinefilia Ritrovata e NeuRadio. Ama i viaggi selvatici in posti in cui nessuno parla inglese, il binge watching e lo sport (da guardare, eh, non da praticare). Ironia della sorte: se potesse salvare un unico titolo dall’apocalisse nucleare, sceglierebbe Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick.

I film di Michel Franco

locandina Daniel y Ana

Daniel y Ana

Thriller - Messico 2009 - durata 90’

Titolo originale: Daniel y Ana

Regia: Michel Franco

Con Dario Yazbek Bernal, Marimar Vega, José Maria Torre

locandina Después de Lucia

Después de Lucia

Drammatico - Messico, Francia 2012 - durata 93’

Titolo originale: Después de Lucia

Regia: Michel Franco

Con Tessa La Gonzales, Hernan Mendoza, Gonzalo Vega Sisto, Tamara Yazbek Bernal, Paco Rueda, Paloma Cervantes

locandina Chronic

Chronic

Drammatico - Messico 2015 - durata 105’

Titolo originale: Chronic

Regia: Michel Franco

Con Tim Roth, Bitsie Tulloch, Claire van der Boom, David Dastmalchian, Sarah Sutherland, Tate Ellington

locandina Nuevo orden

Nuevo orden

Drammatico - Messico 2020 - durata 88’

Titolo originale: Nuevo orden

Regia: Michel Franco

Con Naian González Norvind, Diego Boneta, Dario Yazbek Bernal, Monica del Carmen, Patricia Bernal, Analy Castro

Al cinema: Uscita in Italia il 29/04/2021

in streaming: su iWonder Full Amazon channel Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Amazon Video

locandina Sundown

Sundown

Drammatico - Messico, Francia, Svezia 2021 - durata 83’

Titolo originale: Sundown

Regia: Michel Franco

Con Tim Roth, Charlotte Gainsbourg, Iazua Larios, Henry Goodman, Albertine Kotting, Samuel Bottomley

Al cinema: Uscita in Italia il 14/04/2022

in streaming: su Amazon Prime Video Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV Timvision