In sala dal 1° maggio con Trent Film dopo essere stato presentato alla Berlinale 2025, Il bacio della cavalletta è un’opera evocativa e stratificata. Diretto da Elmar Imanov, si presenta come una riflessione intima e surreale sulla perdita, il rapporto tra padre e figlio e il senso dell’esistenza umana. Attraverso una narrazione frammentata e visionaria, Imanov costruisce infatti un universo in cui il dolore si mescola alla poesia e la malinconia alla leggerezza.

Un cammino verso la consapevolezza
Bernard, il protagonista del film Il bacio della cavalletta, è uno scrittore di mezza età, un uomo metodico e ossessivo che avvolge con cura ogni suo libro nella carta e trova conforto nella costruzione di veicoli. Condivide la sua casa con una pecora domestica, compagna silenziosa e simbolo di un’intimità insolita. Il suo rapporto con Agata, la sua compagna, è tempestoso: rotture e riconciliazioni scandiscono il ritmo della loro relazione.
Ma il centro emotivo della sua vita è il legame con il padre Carlos, che viene sconvolto da un evento tragico: Carlos subisce un’aggressione e, a seguito delle analisi mediche, gli viene diagnosticato un tumore cerebrale. L’uomo rifiuta l’intervento chirurgico, preferendo abbracciare l’inevitabile.
Di fronte a questa decisione, Bernard si ritrova a confrontarsi con la caducità della vita, mentre il mondo che lo circonda assume sfumature sempre più oniriche. L’apparizione improvvisa di una cavalletta gigante diventa l’elemento surreale che amplifica il senso di estraneità e smarrimento del protagonista.
Il mondo di Bernard
Bernard è un uomo prigioniero delle sue abitudini, con un bisogno quasi maniacale di controllo che lo porta a rifugiarsi nei rituali quotidiani. Il suo carattere metodico e introspettivo entra in conflitto con le emozioni che cerca disperatamente di reprimere, soprattutto quando si tratta del suo rapporto con il padre Carlos. Questi, interpretato da Michael Hanemann, è una figura paterna complessa, un uomo che affronta la propria malattia con un’accettazione che Bernard non riesce a comprendere. Tra loro si sviluppa una comunicazione fatta più di silenzi e gesti che di parole, carica di un amore profondo e trattenuto.
Agata, la sua compagna, rappresenta invece un’energia caotica nella sua vita. Il loro rapporto è un vortice di passioni, fatto di separazioni e ritorni, un tira e molla in cui Bernard si perde e si ritrova di continuo.
Ma la presenza più enigmatica del film Il bacio della cavalletta è quella della cavalletta gigante, una creatura che sembra emergere dalle sue stesse inquietudini. Questo essere surreale, tanto estraneo quanto familiare, si insinua nella sua realtà come un simbolo di solitudine e disorientamento, trascinandolo in un viaggio interiore dal quale non potrà uscire senza cambiare radicalmente.

La vita, la morte e la ricostruzione del sé
Il film Il bacio della cavalletta affronta con estrema sensibilità il tema della perdita e della rielaborazione del dolore. Il rapporto tra Bernard e Carlos diventa il fulcro emotivo del film, un viaggio che riflette la stessa esperienza personale di Imanov, segnata dalla morte del padre. Il regista, nelle note di regia, racconta come la malattia del padre abbia sconvolto la sua esistenza, portandolo a un periodo di smarrimento da cui solo la scrittura del film lo ha aiutato a emergere.
Un altro tema fondamentale è la percezione della realtà. Imanov gioca con le regole del cinema, mescolando piani temporali e stilistici. La pellicola si muove tra il quotidiano e l’onirico, tra momenti di crudele realismo e sequenze di poesia visiva. L’uso della luce, delle inquadrature e della scenografia contribuisce a creare un’atmosfera in cui il confine tra sogno e realtà si fa sempre più labile.
Un cinema senza regole fisse
Dal punto di vista visivo, il film Il bacio della cavalletta si distingue per la sua sperimentazione formale. Il direttore della fotografia Borris Kehl adotta uno stile in costante mutamento, alternando scene dal taglio classico a momenti in cui la camera si muove liberamente, come in una danza con i personaggi. Questo approccio rispecchia la doppia anima del film: da un lato una struttura narrativa solida, dall’altro una libertà espressiva che sfida le convenzioni.
Le scenografie e i costumi, curati rispettivamente da Mariam Iakobashvili e Marie Schäder, giocano un ruolo chiave nella costruzione dell’universo del film. Gli ambienti mutano in base allo stato emotivo di Bernard, creando spazi che sembrano vivere e respirare con lui. Un esempio emblematico è la scena della casa del padre, che progressivamente si trasforma in un luogo della memoria, con oggetti sospesi tra il passato e il presente.
Con Il bacio della cavalletta, Elmar Imanov firma un’opera densa e visionaria: non si limita a raccontare una storia, ma invita a un’esperienza sensoriale e intellettuale, un viaggio attraverso il dolore, la nostalgia e la necessità di reinventarsi.
Lontano dai canoni del cinema convenzionale, il lavoro di Imanov riesce a fondere la durezza della realtà con il lirismo della fantasia, restituendo un ritratto autentico e struggente della condizione umana.
Filmografia
Il bacio della cavalletta
Drammatico - Germania, Lussemburgo, Italia 2025 - durata 128’
Titolo originale: Der Kuss des Grashüpfers
Regia: Elmar Imanov
Con Sophie Mousel, Lenn Kudrjawizki, Adolf El Assal, Michael Hanemann, Doina Komissarov, Michael Stange
Al cinema: Uscita in Italia il 01/05/2025
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