Nel vasto panorama del cinema sperimentale francese, pochi film riescono a incarnare un senso di pura alienazione e viaggio interiore come La cicatrice interiore di Philippe Garrel, proposto da Rai 3 all’interno di Fuori Orario la notte del 16 marzo. Girato tra il deserto del Sinai, l’Islanda e la Valle della Morte, il film si presenta come un’opera onirica e simbolica, un’esperienza più che una narrazione. La sua estetica, il suo linguaggio e la sua struttura narrativa sfidano il pubblico a immergersi completamente in un flusso visivo e sonoro che trascende la logica convenzionale.

Nico
La cicatrice interiore (1972) Nico

Trama e struttura narrativa

Definire una trama per il film di Rai 3 La cicatrice interiore è di per sé un’operazione complessa. Il film non segue una narrazione lineare, ma si articola in una serie di sequenze evocative, dominate da lunghi piani sequenza e paesaggi desolati. Il viaggio dei protagonisti – Philippe (interpretato dallo stesso Garrel) e Nico (nome d’arte di Christa Päffgen) – si snoda attraverso territori desertici e innevati, alternando momenti di silenzio a esplosioni di angoscia e urla disperate.


Fin dall’inizio, Garrel ci introduce in un’atmosfera straniante: Philippe avanza nel deserto, sempre con lo sguardo rivolto all’indietro, come se percepisse un pericolo incombente. Raggiunge Nico, seduta in uno stato di trance, e la guida senza direzione apparente. «Dove mi stai portando?», chiede lei, senza ricevere risposta. Il dialogo, ridotto all’essenziale, accompagna il viaggio dell’anonima coppia, separata e riunita ciclicamente in un moto perpetuo di desiderio e alienazione.


A questi due personaggi si aggiungono altri simboli umani: il figlio di Nico, Ari Päffgen, che nella vita reale era stato rifiutato dal padre Alain Delon, e Pierre Clémenti, figura dionisiaca che compare nudo, armato di arco e frecce, un’apparizione quasi mitologica. La presenza di questi elementi sembra suggerire una ricerca spirituale che si muove tra esilio, dolore e redenzione.

Alienazione, dipendenza e fuga mistica

Il film di Rai 3 La cicatrice interiore parla di perdita, dipendenza e cicli distruttivi. Il rapporto tra Nico e Garrel si riflette nella pellicola: un legame fatto di bisogno reciproco e tossica co-dipendenza, reso ancora più evidente dalla loro vita fuori dallo schermo, segnata dalla droga e da una continua fuga dalla realtà.

Il film esprime una tensione costante tra il desiderio di liberazione e l’incapacità di separarsi veramente.

Quando Nico si blocca nel deserto, urlando di non poter andare avanti, Philippe la ignora, prosegue nel suo cammino, ma alla fine torna da lei, chiudendo un cerchio infinito di abbandono e ritorno. Questa scena è una delle più emblematiche dell’opera, visivamente amplificata dalla colonna sonora di Desertshore, l’album che Nico compose durante la realizzazione del film.


La dimensione mistica è altrettanto preponderante: Garrel cercava, come lui stesso dichiarò, un ambiente incontaminato, un luogo fuori dalla civiltà. «Al momento di La cicatrice interiore, volevo il deserto, il deserto americano. È fantastico, il deserto, con una telecamera. Siamo totalmente fuori dalla civiltà. Non un oggetto, non una casa. Tutto è vergine. Una maniera di tagliarsi fuori dal mondo». Tale isolamento si traduce in una ricerca di trascendenza, ma anche nella consapevolezza dell’inevitabile solitudine dell’essere umano.

Nico, Pierre Clementi
La cicatrice interiore (1972) Nico, Pierre Clementi

Un cinema di sensazioni

Uno degli aspetti più interessanti del film di Rai 3 La cicatrice interiore è la sua capacità di evocare emozioni e significati senza l’uso di un linguaggio diretto. L’opera rifiuta il dialogo esplicativo, scegliendo invece di costruire un universo simbolico e astratto. La fotografia esalta la vastità degli scenari, con la macchina da presa che segue i personaggi in lunghi movimenti circolari, quasi ipnotici.

L’uso del sonoro è altrettanto essenziale: il vento, il fuoco, il pianto di Nico e la musica di Desertshore si fondono in un unico tessuto emotivo che trasmette angoscia e bellezza.

Influenza ed eredità

Il film di Rai 3 La cicatrice interiore ha lasciato un segno profondo nel cinema sperimentale. La sua estetica ha influenzato registi come Gus Van Sant (Gerry) e Vincent Gallo (The Brown Bunny), entrambi affascinati dalla poetica dell’erranza e del minimalismo emotivo. Il film stesso sembra una lunga visione, un sogno frammentato e viscerale, capace di risuonare profondamente con chiunque sia disposto a immergersi nella sua atmosfera.


Garrel, consapevole della sua opera, affermò: «Non bisogna farsi domande su La cicatrice interiore, bisogna semplicemente guardarlo, come si può provare piacere camminando nel deserto».  Una dichiarazione che sintetizza perfettamente l’essenza del film: un’opera che non vuole essere compresa, ma vissuta.


La cicatrice interiore
è un’esperienza cinematografica estrema, una meditazione visiva sulla solitudine, l’amore e la dissoluzione dell’identità. Il film non si offre come un enigma da decifrare, ma come un flusso di immagini e suoni che colpiscono lo spettatore a livello sensoriale.


In un’epoca in cui il cinema tende sempre più alla spiegazione e alla narrazione lineare, l’opera di Garrel rimane una testimonianza radicale di un modo di fare cinema libero da costrizioni, un’opera d’arte pura che continua a ispirare generazioni di cineasti e spettatori.

Filmografia

locandina La cicatrice interiore

La cicatrice interiore

Drammatico - Francia 1972 - durata 60’

Titolo originale: La cicatrice intérieure

Regia: Philippe Garrel

Con Nico, Philippe Garrel, Ari Boulogne, Daniel Pommereulle, Pierre Clementi, Balthazar Clémenti

in TV: 16/03/2025 - Rai 3 - Ore 04.10

in streaming: su Rai Play

locandina Gerry

Gerry

Drammatico - USA 2002 - durata 103’

Titolo originale: Gerry

Regia: Gus Van Sant

Con Casey Affleck, Matt Damon

locandina The Brown Bunny

The Brown Bunny

Drammatico - USA 2003 - durata 100’

Titolo originale: The Brown Bunny

Regia: Vincent Gallo

Con Chloë Sevigny, Vincent Gallo