Una persona normale pensa a Chris O’Dowd – non succede così spesso, ma quando capita è sempre un piacere – e gli viene in mente un simpatico attore irlandese brillante, uno di quelli con il carisma del dove lo metti sta e comunque si farà notare positivamente. I Love Radio Rock, Le amiche della sposa, A cena con un cretino, Questi sono i 40, St. Vincent, The Program, Molly’s Game, The Cloverfield Paradox: bravo, bello ed eclettico Chris O’Dowd. Ma soprattutto normale e presentabile. Giusto? In grado di seguire le esigenze dell’industria senza inventarsi nulla di troppo strambo. Vero? Di quelli che se creano, sceneggiano e dirigono una miniserie TV la fanno bella dritta e comprensibile. Questo è quello in cui, forse, speravano i vertici di Sky quando hanno regalato molti dobloni irlandesi a O’Dowd per scritturare Christina Hendricks e Paddy Considine e fare Small Town, Big Story.

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Small Town, Big Story

I vertici di Sky, però, forse non si ricordavano bene che Chris O’Dowd ha ottenuto il suo primo successo come attore grazie a The IT Crowd, e che tra il 2012 e il 2015 aveva realizzato le tre stagioni della sit-com semiautobiografica Moone Boy. Non so se sia una regola scientifica, non so se ci fosse qualcosa nell’acqua del catering, ma tutti quelli che sono diventati famosi grazie a The IT Crowd – Richard Ayoade, Matt Berry e Noel Fielding – rappresentano le più irresistibili eccentricità nell’industria dell’intrattenimento britannica (e Berry se la gioca per il titolo di sindaco dell’universo). Sono tutti creatori tragicomici strani, unici, fuori dagli schemi, bizzarramente irripetibili. Rispetto ai colleghi, O’Dowd si presenta con un aspetto e un curriculum più canonici. Ma erano solo una finta per prendere i soldi di Sky e architettare una delle miniserie più strane dell’anno.

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Small Town, Big Story

Small Town, Big Story è ambientata a Drumbán, minuscolo villaggio nordirlandese in cui non succede niente da almeno 25 anni e nemmeno le prospettive per il futuro appaiono rosee: c’è la seria (si fa per dire) possibilità che tutti i ragazzi e le ragazze del 2007, da piccoli abbiano bevuto acqua contaminata con cacca di capra e siano cresciuti un po’ storti. Séamus Proctor è il medico del paese, ha sempre la battuta laconica pronta e sembra perfettamente felice di non essersi mai mosso da Drumbán e di aver scelto di mettere radici in un nulla cosmico di tranquillità.

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Small Town, Big Story

Tanto da essere parte attiva del comitato cittadino che, al momento, è attraversato da un’inedita fibrillazione: un importante studio di Hollywood ha deciso di girare in zona una serie TV in costume tratta da un dozzinale romanzo storico (I Am Celt) e Drumbán è uno dei due villaggi rimasti in lizza. Per la gente del posto significherebbe un indotto senza precedenti e, molto più importante, qualcosa di diverso dal solito.

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Small Town, Big Story

In Small Town, Big Story ci sono una complicazione e un mistero legati tra loro. La complicazione è Wendy Patterson, la produttrice mandata in trasferta in Irlanda per seguire la lavorazione della serie. Wendy ha vissuto a Drumbán, prima delle scappatelle del padre e della fuga negli Stati Uniti della madre, e non ne ha un bel ricordo. Ricorda - 25 anni prima, quando aveva diciott’anni - di essersi infrattata nei boschi insieme a Séamus mentre tutti festeggiavano il capodanno del 2000. Ricorda un approccio brusco del giovane Proctor, interrotto dalla comparsa di strane luci intermittenti. E infine ricorda di aver provato a contattare nuovamente il suo bel studente di medicina nordirlandese, ma lui non le ha mai più risposto.

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Small Town, Big Story

Nel frattempo, Séamus si è sposato con l’insegnante Catherine, che lo tradisce allegramente con un collega. L’idillio del dottore è solo la facciata di un’ulcera gigante e di un senso di colpa che lo attanaglia da un quarto di secolo: cos’è successo quella notte di capodanno? Davvero a Drumbán sono atterrati degli alieni? O è solo un’allusione a qualcosa di più prosaico e osceno?

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Small Town, Big Story

Da buon diplomato alla scuola di The IT Crowd, O’Dowd si diverte a mettere in imbarazzo i suoi personaggi e i suoi spettatori mettendoli in situazioni inaspettate e tanto buffe quanto scomode. Costruisce attorno a Paddy Considine e Christina Hendricks la cornice narrativa di quella che prometterebbe essere una commedia romantica standard, ma poi dipinge due personaggi che sono molto più fiele che miele.

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Small Town, Big Story

C’è una buona dose umorismo che stempera il grigiore di Drumbán, ma sembra più istinto di sopravvivenza che desiderio di strappare una risata. Eppure ci sono situazioni ridicole – la squadra di calcio allenata da Séamus, il cameriere che interrompe la riunione con Wendy – che nel contesto sembrano stonate ma sono solo dissonanti, e accompagnano con bizzarra efficacia il mistero fantascientifico (e/o thriller? Chissà) che monta sullo sfondo, disegnando un episodio pilota imprevedibile e fuori dai canoni.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per Film Tv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.

La serie tv

locandina Small Town, Big Story

Small Town, Big Story

Commedia - Irlanda 2025 - durata 46’

Titolo originale: Small Town, Big Story

Con Christina Hendricks, Chris McCurry, Niamh McCormack, Paddy Considine, Cillian Lenaghan, Eileen Walsh