L’insolenza dell’età, i voli scapestrati dei pensieri, le passioni violente e le loro fini un po’ meste, gli impulsi insulsi e gli impacci della solitudine: Leonardo, autobiografia su gambe, in movimento inconsulto e incosciente, del regista Giovanni Tortorici (lo abbiamo intervistato su Film Tv n. 8/2025), è un adolescente imbevuto, nella propria messa in scena, di Storia del cinema, della grammatica nouvelle vague, ma scandisce la propria quotidianità tra schermi e parole veloci tipiche della next generation (già qui, già ovunque). Tutto del protagonista di Diciannove non esisterebbe senza l’incondizionata devozione di Manfredi Marini, suo coetaneo, come Tortorici esordiente fiammeggiante, impegnato con libera strafottenza in un corpo a corpo aspro contro/verso il mondo e l’altro da sé (“altro” per distanza letteraria, anagrafica, sentimentale...). Della sua full immersion senza freni né sconti ci ha parlato qui.

QUESTIONARIO
- Come è avvenuta la tua educazione alle immagini: guardavi soprattutto la tv, il cinema o le piattaforme?
Il visivo in generale mi ha sempre interessato, mi interessano tutte le arti che lo prevedono, quindi anche la fotografia per esempio. Mia madre lavora nella pubblicità e da bambino a volte mi è capitato di stare un po’ sui set degli spot, trovandolo un mondo decisamente creativo. Invece, mi sono appassionato al cinema grazie a mia nonna: quando ero piccolo passavo tanto tempo con lei che frequentava la sala una-due volte a settimana, indipendentemente dalla programmazione. Poi Giovanni (Tortorici, ndr) mi ha un po’ “rieducato” alla selezione, alla ricerca di film di un certo tipo che sto guardando e che guarderò, mi ha dato una formazione “finale”. Per il resto, tv quasi zero e le piattaforme le uso il meno possibile, peraltro sono un fanatico dei dvd e dei Blu-ray, ho già una discreta collezione. - La folgorazione per la recitazione: come è scattata e perché?
Le riprese di Diciannove sono state divise in tranche: abbiamo cominciato girando per quasi due mesi a Siena, e in quella fase non avevo consapevolezza dei miei mezzi, mi muovevo un po’ alla cieca. Giovanni montava il girato in contemporanea alle riprese, e me lo mostrava via via: notavo che era soddisfatto di me, questo mi ha fatto bene all’autostima e mi ha dato una certa carica, ancora però non sapevo se volessi fare questo nella vita... Durante l’estate c’è stata una pausa e abbiamo ricominciato a girare a ottobre, a Milano e a Londra, ed ecco, lì è stato pazzesco perché mi sono scoperto felicissimo, e sul set mi sono divertito tanto. Altro break e infine ultime riprese a Torino, dove finalmente sono riuscito a godermi appieno il set. Quindi ti direi che questa folgorazione per me è arrivata gradualmente.
Diciannove (2024) Manfredi Marini - Come sei arrivato a fare questo mestiere?
Il primo provino l’ho fatto il 3 ottobre 2022, ero in quinta liceo e avevo questo professore di storia e filosofia, Salvatore Pirrone, super cinefilo. Io all’epoca volevo fare regia e sceneggiatura - che è tuttora una strada che porto avanti in parallelo. Entrambi parlavamo costantemente di cinema, a ricreazione e a volte anche fuori scuola. Un giorno, durante una lezione di greco, mi chiama e mi dice di uscire subito. Io mi sono spaventato!, mi sono chiesto che avessi fatto. A quel punto esco, e lui mi dice: “Devi assolutamente fare questo provino”. Io ero un po’ stordito, anche perché nel bando del casting nazionale per Diciannove - avevano già visto circa 2.000 persone - non c’era una specifica descrizione fisica del personaggio, non comprendevo cosa il mio insegnante ci avesse visto, però mi sono fidato e mi sono buttato, al massimo non mi avrebbero preso e la mia vita non sarebbe cambiata di una virgola. Tra l’altro è difficile buttarmi per me, quando non sono certo di una cosa di solito non la faccio. E poi invece, ecco che è andata così...! - Quali sono le differenze che hai riscontrato maggiormente fra il set televisivo e quello cinematografico?
Non mi è ancora capitato di fare televisione. Su carta, mi intriga, e mi è capitato di leggere alcuni script televisivi... e non so se è successo perché mi sono abituato troppo bene, ma non mi hanno colpito in positivo. Però ho vent’anni, se mi precludessi qualcosa sarei arrogante, e stupido. In questo momento ho alcuni progetti in corso, molti sono piccoli, e magari non restituiranno molto a livello di carriera ma sono scritti da penne magnifiche, artisticamente stimolanti. Punto a trovare un equilibrio, comunque, a sperimentare.
Diciannove (2024) Manfredi Marini - Leggi riviste, cartacee e/o online, di critica cinematografica? Ti interessano?
Quando non lavoro cerco di isolarmi il più possibile dall’industria, tento di rimanere su una sponda esterna, per esempio adesso mi sono trasferito a Firenze e non a Roma. Amo il mio lavoro in tutte le sue forme, ma anche avere una vita al di fuori di esso mi serve per non farmi risucchiare da quel mondo, che perciò quando non giro provo a evitare, a eccezione della sala che frequento molto. Uso poco anche i social, seguo giusto qualche profilo, non ho un riferimento preciso, magari Film Tv potrebbe diventarlo! - Come ti approcci alla storia del cinema? L’hai esplorata da autodidatta o seguendo una logica più accademica?
Eh, questo è un mio difetto: non riesco ad avere un approccio accademico alle cose, perché poi mi annoio. Come tutti, attraverso delle fasi in cui prediligo un genere, un regista, per cui mi focalizzo su quello. Ho un approccio sentimentale, avanzo “a sensazione”. Ti faccio un esempio banale, in un certo periodo avevo bisogno di un cinema più spensierato, e mi sono fatto una maratona Quentin Tarantino. Invece, riguardo ai film che mi piacciono sono davvero ossessivo: Taxi Driver, I 400 colpi, La signora della porta accanto li ho visti innumerevoli volte.
Diciannove (2024) Manfredi Marini - Come descriveresti il tuo metodo d’attore?
Per Diciannove ho avuto moltissimo tempo per prepararmi e questa possibilità è, da quel che ho capito, un po’ un’eccezione in Italia. Un metodo lo sto sviluppando, ma si tratta di uno sviluppo continuo, dipende tanto da cosa vuole il regista. Di sicuro è per me fondamentale empatizzare con il personaggio, indipendentemente da quel che ha in comune con te; unire le emozioni, trovare collegamenti il meno forzati possibile... è anche un modo meraviglioso di scoprire se stessi. All’inizio, Leonardo era molto lontano da me o almeno così credevo, poi mi ci sono avvicinato, ho provato a vivere un po’ come lui e oggi una parte di me è Leonardo, fuori dalla recitazione e dal set. Ecco, possiamo dire che navigo sull’onda di Stanislavskij e Strasberg. Sono affondato molto nell’immedesimazione, ho provato a mangiare come Leonardo, a camminare come Leonardo... Per questo ho un po’ timore della tv, senza nulla toglierle, però so che si richiede un procedimento più meccanico e non son certo di esserne capace! I personaggi di una serie vengono scritti diversamente, e io ho legato molto con Leonardo proprio per come era scritto, in una maniera molto approfondita, personale, intima. C’è stato un momento in cui non riuscivo a empatizzare con lui, nella scena in cui piange sui fioretti di San Francesco, una reazione a me completamente estranea... Leggendo spesso mi emoziono, ma non su quelli! E allora ho imparato una metodologia per riuscire a piangere naturalmente, non per la diretta motivazione del personaggio. Devi insomma studiare per camuffare te stesso. - Dimmi tre registi senza i quali non puoi vivere e tre interpreti che ti hanno formato.
Mi metti in difficoltà! Registi: François Truffaut, Martin Scorsese - per quanto il gangster movie non sia il mio genere preferito, ma lui è moltissimo altro -, David Cronenberg e Jean-Luc Godard. Attori: Jean-Pierre Léaud, Robert De Niro, e te ne dico altri due: Sean Penn e Josh O’Connor.
Diciannove (2024) Manfredi Marini - Condividi un ricordo da un set che hai particolarmente a cuore.
Poco prima dell’inizio delle riprese londinesi di Diciannove stavo passando un momento molto brutto a livello personale. Sai quando ti senti grande, ma poi accadono delle cose che ti fanno sentire minuscolo... Ero preoccupato, avevo paura delle riprese. Invece, già dal primo giorno di set (in totale sono stati otto-nove) improvvisamente mi sono sentito bene, appena partito il ciak il mio cervello si è spento. Ho capito che volevo fare questo nella vita. Aggiungo un altro ricordo, antecedente alle riprese: in fase di preparazione, mentre stavo facendo delle prove, è arrivato Luca (Guadagnino, ndr) e mi ha dato dei consigli secchi, fondamentali. Ora, può sembrare una paraculata, ma lui è sicuramente nella top 5 dei registi a cui guardo, e ricevere suoi consigli dal vivo dopo che mi aveva visto recitare è stato sicuramente qualcosa che mi porterò nella tomba! - Qual è il tuo film della vita, il primo a cui pensi con affetto?
Sicuramente Babylon di Damien Chazelle, con cui ho un legame emotivo fortissimo, è un titolo connesso a eventi meravigliosi della mia vita. Però non posso escludere Taxi Driver di Martin Scorsese: amo tutto di questo film. Per motivi non artistici, ma personali, ti cito anche SPECTRE di Sam Mendes: quando ero piccolo mia madre lavorava lontano e un giorno, avrò avuto sette-otto anni, lei era partita e mio padre per consolarmi comprò il dvd di Bond, lo vedemmo insieme sul lettone... E a distanza di dieci anni mi sono trovato in sala accanto a Daniel Craig, ho avuto la possibilità di parlarci e gli ho restituito questo aneddoto. Infine, dal punto di vista attoriale ti dico Cape Fear - Il promontorio della paura, che mi ha fatto comprendere la potenza della recitazione.
Filmografia ragionata & commentata
Diciannove
Drammatico - Italia 2024 - durata 109’
Regia: Giovanni Perrier Tortorici
Con Manfredi Marini, Vittoria Planeta, Dana Giuliano, Zackari Delmas, Maria Pia Ferlazzo, Luca Lazzareschi
Al cinema: Uscita in Italia il 27/02/2025