Disponibile su RaroVideo Channel Fanny e Alexander (1982), il capolavoro di Ingmar Bergman. Certo, dirlo del regista di Il settimo sigillo e Il posto delle fragole è dura, come fare classifiche tra brani di Mozart (lo citiamo non per caso), ma Fanny e Alexander è proprio la summa del maestro svedese.

Ambientato nella città natale Uppsala all’inizio del Novecento, racconta la saga di una famiglia che si riunisce in casa della nonna-matriarca per poi dipanarsi lungo le vicissitudini dei singoli personaggi, viste soprattutto attraverso gli occhi dei piccoli di casa, Fanny e Alexander, che restano orfani di padre e devono poi sopportare la rigida disciplina di un patrigno pastore protestante. Il film è molte cose: romanzo mitico e di formazione, autobiografico (Alexander è Bergman, che sogna come in CinemaScope) ma anche una specie di “Heimat” dove l’identità culturale nordica fa i conti con la sua spinta libertaria e progressista, rappresentata dall’amore per il teatro e dalla sublimazione delle sue maschere come “altri da sé” per sfuggire a convenzioni imposte, e la matrice rigidamente religiosa (quella svedese è la chiesa luterana più grande del mondo per numero di fedeli).

Sul film andrebbe anche fatta una riflessione teorica perché nasce come progetto per la televisione, ne esiste infatti una versione di 312 minuti, contro questa da 188 destinata in prima battuta al grande schermo, di solito suddivisa in quattro puntate. Bergman non fa differenza tra mezzi di espressione e riesce a concepire due film perfettamente complementari tra di loro, di enorme spessore visivo quello “breve” e di respiro narrativo e storico quello lungo, il tutto con «levità mozartiana», come scrisse Gianni Volpi. Un’autentica opera popolare, e forse è anche per questo che in definitiva resta, del maestro svedese, il capolavoro.
Il film
Fanny & Alexander
Drammatico - Svezia, Francia, Germania 1982 - durata 312’
Titolo originale: Fanny och Alexander
Regia: Ingmar Bergman
Con Pernilla Allwin, Bertil Guve, Börje Ahlstedt, Erland Josephson, Allan Edwall, Ewa Fröling
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