A vederli di primo acchito, sembrano quasi fratelli. Non solo per la capigliatura folta e riccia che li accomuna, quanto per la loro intesa, per il senso di vicinanza coltivato reciprocamente attorno alla musica. Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler Zavala sono cresciuti entrambi a El Paso, Texas. Si conoscono da adolescenti, sul finire degli anni 80, quando decidono che suonare in una band possa essere una ragione di vita.

Il primo è portoricano, un chitarrista autodidatta che ha fatto del senso del ritmo, dell’irruenza sonora, degli accordi non usuali uno stile riconoscibile; il secondo ha invece dalla sua una voce potente e abrasiva. Gli anni 90 li trascorrono tra le fila degli At the Drive-In, uno gruppo seminale del post hardcore, mentre dal 2001, dopo una separazione burrascosa con gli altri componenti della band, il duo dà vita ai Mars Volta: formazione capace di spaziare dal punk al free jazz, dalla fusion al noise.

La storia dei due musicisti è raccontata nel documentario Omar and Cedric: If This Ever Gets Weird di Nicolas Jack Davies, basato su una grande mole di materiale girato da Omar, sin da quando il suo sodalizio con Cedric ebbe inizio. È un documento importante, perché permette di vedere il dietro le quinte della scena del rock alternativo americano a cavallo tra anni 90 e Zero. Un periodo in cui era possibile comporre musica complessa e non allineata ai gusti del mainstream godendo comunque di un grande riscontro di pubblico. Gli At The Drive-In passano in pochi anni dallo status di band di culto a quello di (quasi) rock star. È lì che nasce il disagio di Omar e Cedric, uniti dal bisogno di definire la loro identità in note, e ormai insofferenti ai rigidi dettami estetici del post hardcore, come anche alla sempre maggior indisciplina del pubblico ai loro concerti: generico, riottoso, indifferente all’etica straight edge.

È da questi presupposti, uniti alla voglia dei due di allargare i confini stilistici, che nasce il progetto The Mars Volta: portato in tour per mesi senza ancora avere registrato un solo brano, segnato dall’uscita nel 2003 di un disco come Deloused in the Comatorium e dalla tragica scomparsa, lo stesso anno, per overdose, del musicista Jeremy Michael Ward. Il film di Davies sarà proiettato in anteprima italiana il 24 febbraio (ore 18) presso il Cinema Massimo di Torino, durante il Seeyousound International Music Film Festival. È in concorso nella sezione dei documentari assieme a titoli come Born to Be Wild: The Story of Steppenwolf, di Oliver Schwehm, sulla band culto di Easy Rider, e Going Underground, di Lisa Bosi, che esplora invece la parabola post-punk ed electro pop dei bolognesi Gaznevada.

Seeyousound - giunto all’undicesima edizione, che si tiene a Torino dal 21 al 28 febbraio - è il festival che più di tutti in Italia racconta la musica - le sue storie, le sue tendenze - attraverso il cinema. Tenendo come suo fulcro il Cinema Massimo, negli anni la manifestazione si è estesa in vari punti del capoluogo piemontese, affiancando ai film in sala la presenza di concerti (segnaliamo quelli di Bluebeaters e Kode9), masterclass, sonorizzazioni live e dj set. In programma quest’anno ci sono 65 opere tra film e videoclip (19 in anteprima italiana), divisi in cinque sezioni competitive (finzione, documentario, cortometraggi, videoclip e sonorizzazioni), e in sezioni più pop come Into the Groove, di cui fa parte quest’anno Blur: To the End, opera che racconta il ritorno della storica band di Damon Albarn nel 2023 ed esplora il rapporto odierno tra i quattro musicisti. Il film sarà proiettato in apertura del festival al Massimo il 21 febbraio alle 20.30.
Maggiori informazioni sul sito ufficiale: https://www.seeyousound.org/
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