Tra i meriti di M - Il figlio del secolo figura anche l’evidenziare come per il Mussolini pre accordi hitleriani, aspirante “solamente” a scalare i vertici dello stato, l’antisemitismo era irrilevante (diventerà chiave con il regio decreto legge del 17 novembre 1938). La relazione con Margherita Sarfatti (interpretata da una meravigliosa Barbara Chichiarelli) sottolinea quanto Emilio Belfiore, nel numero 122 di “Polizia e democrazia” dell’agostosettembre 2008, annotava con accortezza filologica riportando passi di uno scritto mussoliniano apparso il 14 luglio del 1934 su “Il popolo d’Italia”: «La scienza, dunque, non garantisce la purezza del sangue di nessuno».
Joe Wright, utilizzando al meglio gli elementi della sceneggiatura di Stefano Bises e Davide Serino, individua correttamente nella relazione forte e contraddittoria fra la Sarfatti (intellettuale, critica d’arte, king maker...) e Mussolini (interpretato da Luca Marinelli in maniera a dir poco strategica e sublime, agendo su un registro di straniamento e adesione mai mimetica) le contraddizioni di un mondo appena sollevatosi dal carnaio della Prima guerra mondiale anelando a una modernità palingenetica in grado di liberarlo dai legacci residui dell’Ottocento e di una cultura rurale e religiosa apparentemente lontana ma onnipresente. Come già aveva rivelato Anna Karenina, Wright conosce il cinema russo e ha assimilato la lezione anti-monumentale e viscontiana-brechtiana del Guerra e pace di Sergej F. Bondarcuk. Wright, infatti, mette al servizio di una storia terribile un direttore della fotografia come Seamus McGarvey (che ha al suo attivo supereroi e mostri - The Avengers, Godzilla - ma soprattutto indagini nell’oscurità del cuore - ...e ora parliamo di Kevin, Animali notturni), plasmando così un cubismo di matrice sovietica cui il montaggio implacabile di Valerio Bonelli e le musiche di Tom Rowlands (metà dei Chemical Brothers) conferiscono una compressione gonfia e frenetica (futurista?) che si presenta come il segno turgido del risentimento feroce del movimento fascista.
M - Il figlio del secolo sembra esemplificare la massima di Thomas Heise: «La storia è un ammasso». Sottinteso: di macerie. E, per lavorarle, Wright è come se tornasse alle sorgenti del montaggio delle attrazioni ejzensteiniano intrecciando in questi primissimi terrificanti vagiti di un mostro il crepuscolo degli dèi di là da venire (l’archivio come controcampo...). Le convulsioni del Novecento sono lì, fra lo Zang Tumb Tumb marinettiano e lo scandalo del poeta (che finirà sugli elenchi dei nemici) di fronte all’inversione reazionaria del movimento. Il confronto con D’Annunzio (figura chiave della contraddittoria modernità italiana), ammirato e odiato (la questione fiumana), metro impossibile sul quale misurarsi, è giocato tutto - anticipando un nodo (post)moderno - sul campo dell’immagine, dell’apparire e la violenza politica cavalcata senza remore. Wright ha il merito straordinario di calare la vicenda di Mussolini nel nostro tempo audiovisivo, compiendo così una scelta profondamente politica. M - Il figlio del secolo è una macchina di contraddizioni - politiche e dialettiche - che ci riguarda. Ancora una volta.
La serie tv
M. Il figlio del secolo
Drammatico - Italia 2025 - durata 52’
Titolo originale: M - Il Figlio del Secolo
Con Luca Marinelli, Nicolas Exequiel Retrivi Mora, Francesco Russo, Barbara Chichiarelli, Benedetta Cimatti, Federico Majorana
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