Subito nella mischia, Leonardo Maltese, classe 1997 di Ravenna, scelto da Gianni Amelio come co-protagonista del suo tredicesimo film, Il signore delle formiche (2022), sulla vergognosa pagina di Storia italiana conosciuta come il caso Braibanti: all’esordio assoluto, Maltese, nel ruolo del pupillo e amante del poeta, mirmecologo e partigiano antifascista, è sottoposto a primi piani tenaci, alla necessità di condensare devozione e sentimento nelle loro forme più pure, e poi all’imposizione di ferirle, di restituirle, nell’intenso monologo prefinale, a uno strazio, di annientarle. Insignito del Nuovo Imaie Talent Award e poi, ai Nastri d’argento, del premio Guglielmo Biraghi, Leonardo scivola da Venezia a Cannes per Rapito di Marco Bellocchio, ancora una performance di contrazioni e implosioni, slanci da imbrigliare e tenere intrinsechi. Nell’arco di un paio d’anni lavora con Mimmo Calopresti (Gianni Versace), Robertò Andò (L’abbaglio) e Sergio Rubini, insieme al quale torna a Venezia con la miniserie biografica in due parti Leopardi, a cui consegna un ritratto viscerale e insieme dolce del poeta dell’infinito (ora disponibile su RaiPlay).
QUESTIONARIO
- Come è avvenuta la tua educazione alle immagini: guardavi soprattutto la tv, il cinema o le piattaforme?
Sicuramente la mia educazione primaria è stata il cinema in sala, che è una cosa speciale di per sé, e un’attività che i miei si giocavano spesso per passare tempo con noi. Quindi mi sono nutrito in prevalenza di cartoon Pixar e di classici Disney in VHS. Poi, la tv è comunque sempre stata presente, però con una particolarità: mia madre che è inglese ci teneva che seguissimo i programmi nella sua lingua, quindi siamo sempre stati attaccati a Sky dove potevamo passare dall’italiano all’inglese. Per questo motivo non ho mai visto quelli che erano i cult dei miei coetanei, come Dragonball, che andava su Italia 1! - La folgorazione per la recitazione: come è scattata e perché?
È successo grazie al teatro, ma il primo avvicinamento c’è stato quando frequentavo il campo estivo degli scout durante il quale venivano messe in piedi piccole scene recitate. Di solito in quel contesto ognuno approfondisce una abilità pratica in cui è portato, io però ero poco dotato nelle attività della vita all’aria aperta, mentre i giochi di bivacco mi coinvolgevano. Così, tra quelli della mia squadriglia, ero noto come l’unico che avesse voglia di sporcarsi le mani nell’invenzione di questi quadretti. In seguito al liceo, a 14 anni, ho iniziato un corso di teatro e vari spettacoli scolastici attraverso il laboratorio di Ravella, la non-scuola di Martinelli.
- Come sei arrivato a fare questo mestiere?
Mi sono diplomato a un’Accademia teatrale nel 2019 e poi ho percorso l’iter classico dei diplomati, cercandomi un’agenzia e facendo provini anche relativi a parti molto piccole. Per un anno non sono mai stato preso, poi a un certo punto mi comunicano che ho un incontro con Gianni Amelio. Fino a quel momento sentivo di avere qualche possibilità, ma era tutto molto incerto, sai, è un mondo professionalmente difficile di base, ci sono pochi posti per pochi personaggi. Amelio invece mi ha passato la palla senza pensarci due volte, ci siamo parlati ed è bastato questo, alcuni giorni dopo ho incontrato Luigi Lo Cascio e ho capito che c’ero, che l’avrei fatto davvero. Una situazione del genere è rara, ed è una fortuna, per un debuttante. - Quali sono le differenze che hai riscontrato maggiormente fra il set televisivo e quello cinematografico?
In realtà non ne ho rilevate parecchie, si pensa magari in automatico che un prodotto tv sia meno curato di uno cinematografico, io invece non ho mai percepito questa discrepanza. Ecco, per me la difficoltà con la miniserie Leopardi – Il poeta dell’infinito, la differenza con i miei lavori precedenti, è stata affrontare la preparazione di un personaggio principale, a cui è conseguito un affaticamento psicologico, mentale e fisico.
- Leggi riviste, cartacee e/o online, di critica cinematografica? Ti interessano?
Assolutamente, e ci tenevo a fare questa intervista perché leggo spesso proprio Film Tv! Mi dà una panoramica completa su tutto il cinema in sala e sulle piattaforme, e poi mi piace molto il cartaceo, leggere quando viaggio, andare in edicola... I quotidiani di informazione generale invece mi attraggono meno, ma solo perché mi informo diversamente. - Come ti approcci alla storia del cinema? L’hai esplorata da autodidatta o seguendo una logica più accademica?
Il mio rapporto con la storia del cinema è iniziato quando ero in Inghilterra e approfondivo la disciplina dei film studies, oltre che studiare recitazione. È stato allora che per la prima volta mi sono approcciato alla lettura di un film e all’interpretazione del suo linguaggio in modo più complesso, passando dal cinema messicano a quello di Hitchcock e di Fellini. Poi, di sicuro un altro punto di svolta lo ha rappresentato l’incontro con Gianni Amelio, che è una persona enciclopedica sulla storia di quest’arte. Grazie a lui ho imparato moltissimo, ma non smetto di esplorare: guardo più film che posso, vado sempre al cinema, periodicamente guardo titoli classici e non smetto di approfondire lavori del passato.
- Come descriveresti il tuo metodo d’attore?
Differisce da un ruolo all’altro, ma posso dirti che io faccio un lavoro molto personale sul corpo, che magari esternamente non si coglie ma io lo percepisco. Si tratta di micro-movimenti, di leggeri cambi nello spostamento del peso, nella posizione del bacino... è tutto un fatto di equilibrio interno, dell’atteggiamento corporeo che assumo. Per Leopardi non abbiamo lavorato relativamente all’estetica e al fisico ma, per quanto riguarda me, questo tipo di lavoro è essenziale. Poi, naturalmente, attingo con minuziosità al copione e alle fonti (nel caso del poeta ho letto tutto il suo corpus, nel caso di Mortara tutto ciò che si è scritto su quella vicenda). - Dimmi tre registi senza i quali non puoi vivere e tre interpreti che ti hanno formato.
Registi: Taika Waititi, Sean Baker, Alice Rohrwacher. Attori: Cillian Murphy, Gian Maria Volonté, Colin Firth.
- Condividi un ricordo da un set che hai particolarmente a cuore.
Mentre giravamo Leopardi, Sergio Rubini mi ha raccontato di quando Laurence Olivier, sul set di Il maratoneta, disse a Dustin Hoffman, che si era messo a correre come un pazzo per entrare nello stato d’animo e nell’esaurimento fisico del personaggio: «Can’t you just play it?». Ecco, Sergio mi ha ribadito che certe cose non potevo recitarle, dovevo farle e basta. - Qual è il tuo film della vita, il primo a cui pensi con affetto?
L’odio di Mathieu Kassovitz.
Filmografia ragionata & commentata
Il signore delle formiche
Biografico - Italia 2022 - durata 134’
Regia: Gianni Amelio
Con Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco, Leonardo Maltese, Anna Maria Antonacci, Rita Bosello
Al cinema: Uscita in Italia il 08/09/2022
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Netflix Netflix basic with Ads Timvision Amazon Video
Rapito
Drammatico - Italia 2023 - durata 125’
Regia: Marco Bellocchio
Con Paolo Pierobon, Barbara Ronchi, Fausto Russo Alesi, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Enea Sala
Al cinema: Uscita in Italia il 25/05/2023
in TV: 01/02/2025 - Rai 3 - Ore 21.20
in streaming: su Apple TV Rakuten TV Google Play Movies Timvision Amazon Video
L'abbaglio
Drammatico - Italia 2025 - durata 131’
Regia: Roberto Andò
Con Toni Servillo, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Tommaso Ragno, Giulia Andò, Leonardo Maltese
Al cinema: Uscita in Italia il 16/01/2025