Chi si ricorda di Walerian Borowczyk (1923-2006)? Agli spettatori giovani immagino che il nome dica ben poco. Nessun Nicolas Winding Refn ha piantato la sua bandierina su restauri e retrospettive dei suoi lavori. Vero è che negli ultimi anni non sono mancati documentari, libri, mostre e omaggi (come la biografia immaginaria del corto Boro in the Box di Bertrand Mandico).
Buona parte dei suoi film, compresi quelli del primo periodo, sono reperibili solo in dvd o Blu-ray (in edizioni, ahinoi, spesso costose e in tiratura limitata) e, in parte, anche su MUBI; ma il suo prestigio accademico resta scarso.
La nomea di pornografo pesa ancora, in questi tempi fintamente liberati che però perpetuano censure vecchie di decenni. E soprattutto può apparire sempre misteriosa o imbarazzante la scissione della sua opera: prima il maestro dell’animazione per adulti e del cinema sperimentale, l’enfant terrible polacco che lotta contro il realismo socialista accanto a Jan Lenica, Roman Polanski, Jerzy Skolimowski, Andrzej Zulawski; poi il mestierante che approda nella Francia edonista e sporcacciona e diventa un marchio di erotismo, una promessa di sconcezze assortite, fino a essere inghiottito nei gorghi di produzioni improbabili, anche italiane (in Ars amandi - L’arte di amare incrociò, per vie traverse, Joe D’Amato). E comunque una figura sfuggente, misteriosa, scostante, renitente alle interviste, contestatore di etichette che peraltro sembrava essere il primo ad appiccicarsi addosso.
Il modo giusto di avvicinarsi a Borowczyk (per gli amici Boro: in polacco il cognome dal groviglio di consonanti si pronuncia peraltro in modo semplice: “Borofcik”) è quello di considerarlo come un regista-artista, per cui l’immagine in movimento (disegnata o fotografata, tra animazione, stop motion e trucchi vari) è solo uno dei tanti mezzi espressivi.
Boro nacque come pittore e cartellonista, e per tutta la vita creò marchingegni e giocattoli, con un gusto surrealista, tra Kafka (Nella colonia penale dovette essere un testo capitale per lui) e Bellmer. L’erotismo, per Boro, nasceva probabilmente dall’amore per l’oggetto, il meccanismo, l’ingranaggio. Il corpo è una macchina bizzarra dalle reazioni curiose e imprevedibili, che accomuna l’uomo e l’animale. Da cui due temi che percorrono la sua opera: da una parte il voyeurismo, l’ossessione di vedere da vicino, di andare addirittura dentro il corpo; e dall’altra la mitologia degli accoppiamenti tra uomo (o meglio donna) e animale, che trova espressione nel suo film più noto e famigerato, La bestia, una fantasia degna dei Canti di Maldoror.
Così eccessiva che oggi sarebbe difficilmente immaginabile, anche se all’epoca riceveva parole di elogio da critici come Kezich e Grazzini, che non erano evidentemente dei vecchi bacucchi; e che suscitò varie imitazioni tristanzuole nel cinema di genere italico - un po’ com’era successo alla Trilogia della vita di Pasolini. I suoi film erano sempre troppo: troppo audaci per gli spettatori perbene, troppo poco eccitanti per i pipparoli.
Valerio Caprara, autore di un illuminante Castoro nel lontano 1980, parlò di una «terza via» dell’erotismo, alternativa alla meccanica dell’hardcore e all’eufemismo del soft. Per Boro l’erotismo è sorpresa, scoperta del meraviglioso, immersione nei connubi di eros e thanatos. Senso del peccato? Certo, come da educazione cattolica, ma fonte di piacere aggiuntivo: vedi i Racconti immorali o Interno di un Convento.
Figlio del surrealismo, elogiato dal vecchio Breton, Boro si ispirò a André Pieyre de Mandiargues, scrittore oggi dimenticato, che gli fornì non solo intrecci ma anche quarti di nobiltà letteraria. Valga per tutti il primo episodio dei I racconti immorali di Borowczyk, La marea, tratto da Porta traviata, dove un giovane Fabrice Luchini induce la cuginetta a una fellatio, seguendo il ritmo delle onde. Una visione panica della natura e un montaggio (Boro era anche un grande montatore, figlio della nouvelle vague come Tinto Brass) che va a cogliere i dettagli più sensuali e imprevisti, una specie di Rohmer rigoroso e perverso.
Ricordo di avere visto Regina della notte in una proiezione pomeridiana al Pasquirolo, uno dei cinema peggio frequentati del centro di Milano. Per tutto il primo tempo la splendida Marina Pierro, musa dei suoi ultimi film, non si spogliava neanche, e passava minuti a truccarsi. La platea di uomini soli sbuffava, rumoreggiava, si alzava. E poi rimaneva raggelata e presumibilmente basita dalla piega sadomasochista e antimaschilista che prendeva il racconto.
Di poco precedente, la sua versione di Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson è uno dei suoi capolavori sconosciuti: da noi circolò col titolo ridicolo Nel profondo del delirio. Fin dall’immagine iniziale di un quadro di Vermeer sciolto nell’acido, Boro chiariva che stava facendo una prova generale di distruzione della cultura occidentale: Buñuel era dietro l’angolo. Boro credeva (o faceva finta di credere) che gli istinti ci avrebbero salvati.
FILMOGRAFIA DISSOLUTA
Rinascita
Animazione - Francia 1963 - durata 10’
Titolo originale: Renaissance
Regia: Walerian Borowczyk
Il teatro del signore e della signora Kabal
Animazione - Francia 1967 - durata 73’
Titolo originale: Théâtre de Monsieur et Madame Kabal
Regia: Walerian Borowczyk
Goto, l'isola dell'amore
Drammatico - Francia 1968 - durata 93’
Titolo originale: Goto, l'île d'amour
Regia: Walerian Borowczyk
Con Pierre Brasseur, Licia Branicew, Alain Noël, Jean-Pierre Andréani
in streaming: su Amazon Video Apple TV Google Play Movies
Una collezione particolare
Cortometraggio - Francia 1973 - durata 14’
Titolo originale: Une collection particulière
Regia: Walerian Borowczyk
Con André Pieyre de Mandiargues
I racconti immorali di Borowczyk
Erotico - Francia 1974 - durata 105’
Titolo originale: Contes immoraux
Regia: Walerian Borowczyk
Con Lise Danvers, Fabrice Luchini, Charlotte Alexandra, Paloma Picasso, Pascale Christophe, Lisbeth Hummel
La bestia
Erotico - Francia 1975 - durata 104’
Titolo originale: La bête
Regia: Walerian Borowczyk
Con Sirpa Lane, Lisbeth Hummel, Pierre Benedetti, Marcel Dalio
Storia di un peccato
Drammatico - Polonia 1975 - durata 125’
Titolo originale: Dzieje grzechu
Regia: Walerian Borowczyk
Con Grázyna Dlugolecka, Jerzy Zelnik, Olgierd Lukaszewicz
Tre donne immorali?
Erotico - Francia 1979 - durata 115’
Titolo originale: Les heroïnes du mal
Regia: Walerian Borowczyk
Con Marina Pierro, François Guetary, Gaëlle Legrand, Hassan Fall, Pascale Christophe
Nel profondo del delirio
Horror - Francia/Germania 1981 - durata 92’
Titolo originale: Docteur Jekyll et les femmes
Regia: Walerian Borowczyk
Con Udo Kier, Gérard Zalcberg, Marina Pierro, Patrick Magee, Howard Vernon
Regina della notte
Erotico - Francia 1988 - durata 104’
Titolo originale: Cérémonie d'amour
Regia: Walerian Borowczyk
Con Marina Pierro, Mathieu Carrière, Claudine Berg, Josy Bernard