«Se non è un crimine d’odio questo, non so cosa sia» dice l’agente di polizia sulla scena di un delitto così ineffabile e cruento da lasciare interdetti. «Odio contro cosa?» domanda la detective Lois Tryon; «Contro tutto» è la risposta. Grotesquerie è una serie sull’odio. Ce ne accorgiamo molto prima di scoprire la verità sugli omicidi terrificanti firmati da un serial killer misterioso (nome d’arte: Grotesquerie, appunto), perché l’odio è il carburante dei buoni e dei cattivi, in questo universo narrativo dove sembrano esistere solo diverse sfumature di Male, e pressoché nessun Bene.
Odia se stessa Lois (una strepitosa Niecy Nash-Betts, qui promossa a protagonista assoluta dopo l’Emmy come non protagonista in Monster: La storia di Jeffrey Dahmer), poliziotta brillante ed empatica che affoga in un alcolismo senza argini tutti i fallimenti della sua vita privata, dal matrimonio naufragato con un marito che, ora, è in coma in un letto d’ospedale, al rapporto disastrato con una figlia che vive di quiz televisivi e abbuffate autodistruttive. Predica e sfrutta l’odio, anziché l’amore, il giovane e sexy padre Charlie, prete di una parrocchia che cavalca la scia di sangue e interiora seminata da Grotesquerie per accaparrarsi più fedeli. Ci sono uomini che odiano le donne, affogate in piscine violacee come i lividi che hanno sul corpo, e donne che odiano altre donne, come l’implacabile infermiera Redd (la sempre clamorosa Lesley Manville) che alimenta il senso di colpa di Lois per le sue mancanze di madre e di moglie.
Tutto è putrido e terminale, e in mezzo a questo sfacelo emerge come un angelo, o un alieno, eccentrica e pura, sorella Megan (la stella di Broadway Micaela Diamond, rivelazione totale), una suora col pallino dell’investigazione che diventa di Lois braccio destro e insider dentro i misteri della chiesa. Perché a stampo religioso sembrano essere gli omicidi firmati dal killer, con elaborati tableau (non) vivant di corpi e membra, e Grotesquerie sta a Seven di Fincher come il coevo Longlegs sta a Il silenzio degli innocenti. Una rilettura survoltata e virata verso un orrore più trucido e al contempo più surreale, che tocca vette di gore e di terrore ancora inesplorate perfino dalle American Horror Story di Ryan Murphy, il quale in veste di creatore sfoga qui la sua penna più velenosa e caustica, dando vita a un ibrido inetichettabile (procedurale o sua parodia? Horror o farsa? Per non dire degli slanci musical e delle citazioni disseminate di Magnolia di P.T. Anderson...) e assolutamente irresistibile.
Le cifre di Murphy ci sono tutte, prendere o lasciare: l’eccesso e il camp, le idee di casting geniali (qui debutta come attore il campione di football, e partner di Taylor Swift, Travis Kelce: ed è pure bravo), il sovraccarico di temi (religione, dipendenza, violenza domestica, non monogamia etica), e poi il classico ribaltone narrativo che fa deragliare la serie a tre quarti di stagione, trasformando radicalmente le premesse e trasportandoci in una dimensione meno allucinata ma ancor più terrificante, dove il filo rosso dell’odio si manifesta in sessioni misogine in odore di manosfera, riportando bruscamente lo spettatore a una realtà anche più grottesca della fantasia.
La serie tv
Grotesquerie
Horror - USA 2024 - durata 42’
Titolo originale: Grotesquerie
Creato da: Jon Robin Baitz, Joe Baken, Ryan Murphy
Con Niecy Nash, Kathryn Hunter, John Billingsley, Isabel Joy Wolk, Santino Fontana, Joshua Bitton
in streaming: su Disney Plus
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