«*@[##]* teste di cazzo!». Così si è scandito il conto alla rovescia per il 2025 durante lo specialone L’anno che verrà su Rai1. La parte celata, per decenza, è forse ancora più triste del turpiloquio perché riguardava l’invettiva ai tecnici di palco, rei di aver lasciato chiuso il microfono (che invece era aperto). L’aedo inaugurale di questa nuova stagione televisiva era il ridanciano Angelo Sotgiu dei Ricchi e poveri, vestito di bianco e impellicciato. Chi scrive si sente un po’ come quel fonico vituperato, costretto per lavoro ad assistere dietro le quinte al declino geriatrico e cialtronesco della tv generalista, e anche un po’ maltrattato. L’anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va. L’abdicazione collettiva alla ricerca di nuove formule di intrattenimento da prima serata, l’imbarbarimento di Ballando con le stelle tra palpate, cacciate, corna e tricorna, il flop di La talpa, la fungibilità istituzionale del golden man Amadeus, facilmente sostituito con il golden boy Stefano De Martino, l’arrancare faticoso degli speciali da prime time, Flavio Insinna che riporta su La7 un programma paleolitico come Family Feud, il reality show di Canale 5 inchiodato al modello che si voleva superare, la triste passerella di volti nuovi, forse politici, forse improvvisati, sicuramente inadeguati. Tutto questo mentre Sky riesce a rianimare, con pochi essenziali ritocchi, format a rischio di eutanasia, da Pechino Express X Factor, fino a MasterChef, confermando un’ambizione di mini-generalismo che ancora non riesce a NOVE. Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione, e tutti quanti stiamo già aspettando. Oltre all’intemerata sul microfono, il discorso di Capodanno del nostro caro Angelo conteneva anche un «buon anno... teste di cazzo!», idealmente rivolto a tutti noi, a tutti voi, spettatori. Siamo tutti fonici.

Autore

Andrea Bellavita

francophile, franc bourgeois e francamente non serio (e me ne infischio), dopo una (tarda) giovinezza dedicata allo studio più alto e rigoroso, mi converto in maturità al pop più sfrenato, oscenamente pop, porno pop. ne scrivo (a tratti) su FilmTv, Segnocinema, Doppiozero, L’Officiel. lo insegno all’università. principalmente lo guardo (cinema e tv), lo leggo (comics, ma non graphic novel), lo ascolto. non lo gioco: non ho tempo.