Se volete facciamo finta che in Corea del Sud non stia succedendo nulla, ma sarebbe un pochetto da struzzi. Nulla contro gli struzzi, bestie notevoli e maestose – nonché meritevoli di rispetto perché provaci tu a fare uscire un uovo del genere da un pertugio; ma la similitudine che gli hanno appioppato, poveretti, non è granché lusinghiera. Le cronache di politica internazionale le lasciamo a qualcun altro che è più in grado, ma la versione ufficiale più sintetica è che il presidente della repubblica sudcoreana ha contratto una comunistite acuta e, per proteggere al meglio il paese dalle minacce rosse del Nord, ha deciso di dichiarare la legge marziale attribuendosi pieni poteri. In mezzo al caos, alle preoccupazioni e a una grande maggioranza di cattive notizie, una gigantesca buona nuova è che le istituzioni democratiche della Corea del Sud, grandi esperte di colpi di stato, hanno retto e respinto il tentativo. La notizia ancora più sprintosa è che adesso attendiamo con ansia la versione se non proprio reale, quantomeno migliore della vicenda che arriverà immancabilmente via K-drama.
Il thriller politico è già da tempo uno dei generi preferiti sopratutto del cinema, ma anche della serialità coreane. Come detto, il Paese ha proficua esperienza di sotterfugi politici e grandi scandali di corruzione. Ed è missione precipua dei K-drama raccontare la versione più iperbolica e narrativamente coinvolgente di questa realtà. Solo negli ultimi due anni sono uscite (anche su Netflix) due serie ambientate nei peccaminosi corridoi della politica coreana – e che incidentalmente hanno entrambe per protagonista Kim Hee-ae. Queenmaker è quella che la mette giù più facilona: omaggia l’intuizione di Scandal raccontando di una geniale direttrice strategica per l’immagine che prima sistema i disastri pubblici della rampolla psicopatica di una famiglia di chaebol e poi, dopo essere stata brutalmente screziata da quest’ultima, accetta di far diventare sindaca di Seoul una giovane avvocata idealista che lotta per i diritti umani e che la metterà in saccoccia a tutti i capitalisti cattivi.
Queenmaker mostra con precisione una realtà ineluttabile: ci sono persone che in uno scandalo pubblico ci vedono una tragedia o un ostacolo, e c’è chi invece lo vive come un’opportunità per fatturare ancora di più e guadagnare terreno. Così approfittano dell’indignazione e della rabbia e, manipolando abilmente stampa e opinione pubblica, reindirizzano quelle energie verso il consumismo. In Corea come da qualsiasi altra parte del primo mondo, se la protagonista di uno scandalo – con conseguenze potenzialmente anche penali – si scusa in pubblico indossando un foulard di marca di una collezione inedita o una borsa particolare, beccami gallina se il giorno stesso le vendite di quegli aggeggi non spiccano il volo. Se nel Novecento ha comandato veramente chi aveva capito che le informazioni sono il vero potere, in questo secolo predomina chi ha anche il controllo sull’immagine e sulle storie che vengono servite al pubblico. Non importa se sei la più idealista e retta delle avvocate, sinceramente impegnata a migliorare un mondo che sembra senza speranza: per farti eleggere devi navigare la corruzione, cavalcare le ingiustizie, immergerti nel sistema, manipolarlo e crea un’immagine vincente.
Ancora più sul pezzo, The Whirlwind (in italiano Come un’onda) mette in scena un burrascoso mese di estrema crisi politica coreana, che nasce da uno stallo fra il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro. Il secondo è appena stato ufficialmente e ingiustamente accusato dalla procura di aver accettato tangenti da una società di criptovalute e si muove per evitare il carcere, la fine della carriera politica, ma soprattutto il fallimento di un’ambizione ben precisa.
D’altronde è quando pensi di avere il pieno potere che ti rendi conto di non averlo. Parola del saggio Presidente della Repubblica coreana, lui per davvero corrotto nonostante le promesse elettorali di porre fine al capitalismo clientelare e di riformare i chaebol. Il Presidente ha deciso di non proteggere istituzionalmente il Primo Ministro Park Dong-ho e anzi di darlo in pasto ai verdetti della giustizia e al giudizio della massa indignata, così come il Primo Ministro non aveva dato manforte a lui, decidendo di insistere con le indagini che lo riguardano e che provano i suoi intrallazzi con il potente conglomerato Daejin.
Dong-ho è finito nelle sabbie mobili. Non può chiedere una mano, perché chiunque gli offrisse un appiglio verrebbe trascinato a fondo con lui. Non può neanche urlare per chiedere aiuto, perché chiunque giungesse in suo soccorso soffrirebbe lo stesso destino. Dong-ho è spacciato, condannato dalla stessa persona, il Presidente, a cui in passato aveva letteralmente salvato la vita e che adesso ha orchestrato un piano perfetto per distruggerlo politicamente e oltre. Una piccola vendetta per ri-marcare il territorio e far capire a questi giovani che il potere è una cosa seria, traviatore delle anime più pure e pie – figuriamoci di quelle ipocrite o delle banderuole – sin dall’alba dei tempi. Dong-ho decide che la sua unica via di scampo è il cavillo costituzionale che recita: in caso di inabilità del Presidente, ne fa le veci il Primo Ministro. Basta neutralizzare il Presidente quindi, magari avvelenandolo approfittando del suo cuore debole e del suo vizio di fumare la sigaretta elettronica. Se Dong-ho lo ammazza, non solo il processo infondato che lo coinvolge scompare nell’ironia del motto la giustizia è uguale per tutti; ma in più si compirà finalmente il suo progetto di far crollare i rapporti criminali tra il turbocapitalismo malvagio e la politica corrotta, ben rappresentata dalla spietata ministra dell’economia Jeong Su-jin.
E invece Dong-ho lo lascia in fin di vita, con il 20% di possibilità di sopravvivere a un’operazione d’urgenza che la delfina presidenziale Su-jin insiste venga eseguita in un ospedale pubblico (e non nelle cliniche private all’avanguardia della Daejin) perché, anche in un momento del genere, la narrazione desiderata da imboccare alla popolazione e la gestione della crisi per continuare a mantenere il potere nelle mani giuste (le nostre) sono le priorità assolute. Su-jin sa che se Dong-ho dovesse prendere il potere, anche solo ad interim, la sua pacchia sarebbe finita. Dunque il Presidente deve sopravvivere abbastanza a lungo per farle venire in mente una strategia di contrattacco e per permettere a noialtri di avere le basi per il K-drama più attuale possibile, in cui il governo di un paese e di un popolo viene brandito per lotte di potere che sembrano sempre più capricciose.
Una miniserie forte, che non vuole fare aperta denuncia delle mal pratiche politiche o del livello di infamia a cui si può scendere pur di mantenere il privilegio e continuare a “““vincere””” ai danni degli altri: non dà definizioni che tutti conoscono, non fa didascalie esaustive ed impegnate, non cerca cause che già si sanno e mantiene il moralismo al minimo sindacale. Insomma, non tratta il proprio pubblico come se fosse deficiente. Non sarà un K-drama a mettere un freno al malaffare dei politici, neanche con tutta la retorica del mondo. Meglio una serie che usa il contesto realistico non per spiegare la Storia, ma per mettere in scena una sfida tra due personaggi ambiziosi e con tanto pelo sullo stomaco, disposti a tutto pur di imporre la propria visione della realtà. Una serie che non pretende di isolare un eroe tra un uomo probo ma ossessionato – che ha la tracotanza di voler salvare la libertà del popolo di propria mano diventando tiranno – e una donna cinica che vorrebbe mantenere lo status quo democratico, le stesso con cui si è arricchita e ha accumulato potere aggirando le norme che impone a tutti gli altri.
Due k-drama politici
Queenmaker
Drammatico - Corea del Sud 2023 - durata 65’
Titolo originale: ????
Con Moon So-ri, Lee Kyung-young, Lorna Duyn, Kim Hee-ae, Jolene Kim, Ell
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
Come un'onda
Thriller - Corea del Sud 2024 - durata 46’
Titolo originale: ??
Con Lee Hae-young, Tom Choi, Sol Kyung-gu, Keisuke Hoashi, Kim Hee-ae, June Angela
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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