Valeria Sarmiento, vedova del regista cileno Raúl Ruiz, si impegna in un’operazione di recupero dei film del marito, in particolare quelli prima del golpe di Pinochet, quando l’artista fu costretto all’esilio. El realismo socialista, 1973, ora su MUBI col titolo inglese Socialist Realism, è uno di questi. Il materiale girato è stato rigenerato e musicato, nel tentativo di restituire il più possibile lo spirito originale dell’operazione, consistente, secondo le parole dello stesso Ruiz, in un «serial politico, in cui abbiamo trattato la presa di potere (della Unidad popular di Salvador Allende, ndr) in modo piuttosto ironico». Si capisce perché Ruiz fu scelto come attore in Palombella rossa da Nanni Moretti: l’ironia che serpeggia in El realismo socialista, a cominciare dal titolo, è la stessa di Ecce Bombo o La cosa.
Distacco, ironico appunto, della cinepresa rispetto agli attori e alla scena, persone/personaggi che interpretano se stessi, gusto per il paradosso di marca vagamente surrealista: o del realismo magico, secondo la tradizione sudamericana (Borges, García Marquez, Isabel Allende, e nel cinema adesso il Larraín di Ema o El Conde). I materiali che Valeria Sarmiento ricompone con amore e passione infiniti, più che trasmettere un’idea del film, testimoniano così un’idea di cinema, al servizio di un contesto storico e culturale determinato: gli anni 70, il momento in cui il sogno rivoluzionario sembrava a portata di mano, e invece apriva le porte alla più sfrenata reazione.
Ne testimoniarono le celebri Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile, scritte da Enrico Berlinguer, il testo base del cosiddetto compromesso storico: la chiamata alle armi della responsabilità politica e civile di tutte le forze democratiche, laiche e cattoliche, per impedire terribili e imminenti derive autoritarie. Il film di Ruiz/Sarmiento mette in scena le labirintiche contraddizioni che l’esperimento rivoluzionario di Allende faceva esplodere. Contraddizioni che anche Gian Carlo Pajetta non esitava a segnalare dall’Italia: l’Unità popolare di Allende, secondo il dirigente PCI, «non aveva saputo garantire il funzionamento dell’economia stessa del paese». Cosa che Ruiz fa vedere benissimo: operai che occupano una fabbrica contro gli ordini del partito, intellettuali che progettano invano l’arte e la poesia del e per il proletariato, piccoloborghesi schierati a sinistra con il peso della classe sociale di appartenenza a frenarne lo slancio.
Ruiz si trovò a lavorare con dei veri operai che avevano effettivamente occupato una fabbrica, eccellenti interpreti di se stessi, con cui realizzare quello che oggi si direbbe un docufilm, e che allora il regista vedeva quale musical satirico. Il fascino di El realismo socialista sta proprio qui: un sentire cinematografico che conduce lo spettatore di adesso a completare autonomamente il film. È solo lo spettatore del 2024 e oltre, infatti, che può generare il film perduto, estraendolo dal prezioso cinema imperdibile di Ruiz/Sarmiento. Palombella rossa, in tale prospettiva, fu la stessa cosa: mancava la classe operaia che El realismo socialista, invece, coinvolge a pieno.
Il film
El realismo socialista
Drammatico - Cile 2023 - durata 78’
Titolo originale: El realismo socialista
Regia: Raoul Ruiz, Valeria Sarmiento
Con Nemesio Antúnez, Marcial Edwards, Colectivo Obrero Elmo Catalán, Javier Maldonado, Rodrigo Maturana, Juan Carlos Moraga
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