Guardate la locandina di Vizio di forma: la faccia perplessa e un po’ stranita di “Doc” Sportello, sormontata da un groviglio stile Medusa di figure, fino alla barca e alle palme che si allungano sui suoi basettoni e la silhouette della mai dimenticata Shasta che si erge sinuosa sulla sua spalla e preme sul suo cervello. In quell’immagine, che in un trionfo psichedelico va dal blu e verde al viola, passando per l’arancio e il giallo, c’è già tutto il film, l’intreccio, l’ingorgo dei personaggi che si affollano nella vita e nella memoria del pigro, sognante “privato”, il cortocircuito inestricabile di un’epoca sul crinale del cambiamento, il sogno che non ritorna e che si è trasformato in incubo: Gordita Beach (spiaggia immaginaria a sud di Los Angeles) nel 1970, l’America, ancora immersa nel conflitto del Vietnam, che dall’ubriacatura della protesta sta precipitando nella pura paranoia.
Qui si sveglia “Doc” Sportello, esattamente come quarant’anni prima un Philip Marlowe sui generis si era svegliato nel suo rifugio tra i tetti di Los Angeles: era il 1973 e il film era Il lungo addio di Robert Altman, ed entrambi gli investigatori vengono tirati per i capelli, dall’unico amico e dall’unico amore, in un’indagine che non vogliono fare.
Fin dal suo film d’esordio, Sydney, Paul Thomas Anderson, nelle sue prime interviste, pagò i maggiori debiti che aveva con Hollywood: prima di tutto il padre, Ernie Anderson, attore comico e intrattenitore radiofonico e televisivo diventato famoso con il personaggio di Ghoulardi, che presentava e prendeva in giro horror e fantascienza di serie B, che fu il primo, nel quartiere di Studio City in cui viveva, a possedere un videoregistratore e che regalò una videocamera al figlio dodicenne; e poi Robert Altman, il maestro degli anni 70 che, quando Anderson debuttò nel 1995, aveva appena fatto il suo ennesimo comeback a Hollywood con I protagonisti e America oggi, e del quale Anderson, già pluricandidato all’Oscar, accettò di essere standby director nel 2005 per Radio America.
Se Ernie Anderson trasmise al figlio una vorace passione per il cinema, Robert Altman lo conquistò con il suo universo frammentato e malinconico, con gli affreschi disincantati nei quali il rigore acuto dello sguardo non intacca mai la dolente umanità che scorre in sottofondo. Uno dei due protagonisti di Sydney era già un segnale: Philip Baker Hall (il Richard Nixon dello strepitoso assolo Secret Honor, diretto da Altman nel 1984), che poi diventò un interprete fisso della “famiglia” di attori di Anderson, come John C. Reilly, che tra l’altro fu il cowboy canterino Lefty in Radio America.
Ma in Sydney c’erano anche Reno, e la casualità degli incontri, il gioco per il gioco, la truffa continua; c’era un’aria, insomma, che rimandava a quella tragicomica divagazione sul nulla che è California Poker. Poi arrivarono, Boogie Nights. L’altra Hollywood (il Nashville dell’industra del porno) e Magnolia (figlio diretto di America oggi, con la pioggia delle rane sulla San Fernando Valley al posto del terremoto), cioé i film corali che confermavano che uno dei pù grandi cineasti americani della seconda metà del Novecento aveva finalmente trovato un erede.
Vizio di forma s’inserisce direttamente in questo solco: è la sinfonia di un mondo amaro e confuso, dove probabilmente è meglio non risvegliarsi ma, una volta fatto, è indispensabile imporre la propria umanità. È uno dei capolavori americani degli ultimi anni; e Anderson (come fu Altman) il maggior autore della sua generazione.
Il film
Vizio di forma
Giallo - USA 2014 - durata 148’
Titolo originale: Inherent Vice
Regia: Paul Thomas Anderson
Con Joaquin Phoenix, Benicio Del Toro, Reese Witherspoon, Owen Wilson, Jena Malone, Katherine Waterston
Al cinema: Uscita in Italia il 26/02/2015
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Microsoft Store Timvision Amazon Video
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