Il più classico dei disclaimer (che in inglese sta per “clausola di esonero dalla responsabilità”) è quello che troviamo apposto a infiniti libri e film: «Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale». E se invece i riferimenti fossero precisi, intenzionali e perfino dolosi? Accade a Catherine Ravenscroft, acclamata reporter e documentarista, quando si vede recapitata a casa la copia di un romanzo autopubblicato: la protagonista, in tutta la sua meschinità, è inequivocabilmente lei. E il fatto di essere in quel libro, lo sa, è il segnale che tutto ciò che ha costruito in vent’anni - carriera, famiglia, reputazione - sta per essere distrutto.
Ma il disclaimer, nella nostra contemporaneità, è sempre più spesso associato alla controversa pratica di ricontestualizzare testi letterari o audiovisivi: un cartello iniziale che avvisi degli aspetti problematici, per motivi culturali o ideologici, delle immagini che si stanno per consumare. Una prassi sovente collegata al presunto dilagare del politicamente corretto coercitivo, che spinge a chiedersi: non ci bastano, le immagini? Davvero abbiamo bisogno che ci vengano spiegate? La questione è che in Disclaimer, la serie che segna l’ufficiale ingresso del messicano Cuarón nel mondo della serialità d’autore, presentata a Venezia 2024 e tratta dall’omonimo romanzo della giornalista BBC Renée Knight, tutto comincia proprio da immagini senza contesto: il rullino analogico dell’ultimo viaggio del diciannovenne Jonathan, annegato davanti a una spiaggia di Forte dei Marmi negli anni 90.
La madre sviluppa quel rullino molto tempo dopo, e trova scatti così incongrui, così inspiegabili, da sentire il bisogno di creare un contesto: si mette a scrivere, e quello che scrive diventa il romanzo che finirà tra le mani di Catherine che ne è - non casualmente - anche la protagonista. Se non vi è chiaro, è normale, e voluto: Disclaimer ha quattro linee narrative, ciascuna plasmata su un differente stile visivo (i direttori della fotografia Lubezki e Delbonnel si sono spartiti i compiti, non per puntate ma per personaggi), tre voci narranti (una in prima, una in seconda e una in terza persona singolare) e un andirivieni temporale esasperato.
Procedere oltre nella trama renderebbe impossibile schivare le rivelazioni, e sarebbe anche vano: il punto di Disclaimer non sta nel mélo familiare che si dipana nei sette episodi (Cuarón insiste che si chiamino capitoli, perché per lui questa non è serialità, ma cinema: ci perdonerà se la consideriamo a tutti gli effetti una miniserie), ma nel rapporto dei personaggi e di noi spettatori con le immagini - con quelle foto da cui tutto è partito, e con le immagini della serie. Chiamati a dirimerne il valore di verità, storditi dalla luce dorata di cui le annaffiano i due DOP star, dall’erotismo patinato che pare così lontano da Cuarón, dalla recitazione enfatica di una Cate Blanchett mai così esagitata, siamo in grado di leggerle? Di questo parla Disclaimer, per sei puntate e mezza e poi ancora per quell’ultima mezza che ribalta il punto di vista (ma non dissipa i dubbi): del nostro presunto esonero dalla responsabilità, la responsabilità di essere spettatori, e di prendere posizione rispetto alle immagini.
La serie tv
Disclaimer - La vita perfetta
Thriller - USA, Australia, Messico 2024 - durata 55’
Titolo originale: Disclaimer
Creato da: Alfonso Cuarón
Regia: Alfonso Cuarón
Con Cate Blanchett, Christiane Amanpour, Alfonso Cuarón, Jung Sun den Hollander, Indira Varma, Sacha Baron Cohen
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