Ci sono un gatto, un capibara, un labrador, un lemure e una gru. No, non vogliamo raccontarvi una barzelletta né sciorinarvi una filastrocca, piuttosto desideriamo presentarvi questo bizzarro e variegato gruppetto, perché sono loro i bestiali protagonisti dell’avventura ecologista Flow - Un mondo da salvare, in arrivo nelle sale italiane il 7 novembre con Teodora dopo aver raccolto consensi e riconoscimenti (presentato in anteprima al Certain regard di Cannes, si è fatto notare ad Annecy, dove ha vinto il premio del pubblico, è transitato ad Alice nella città alla Festa del cinema di Roma ed è stato proposto dal suo paese alla candidatura come miglior film internazionale agli Oscar 2025).
Nel film d’animazione firmato dal lettone Gints Zilbalodis non c’è spazio per l’uomo, che in questo ecosistema - scenario post-apocalittico simile al mondo sommerso di J.G. Ballard, collocato in un tempo non meglio precisato - è scomparso lasciando solo resti, rovine, manufatti, mentre flora e fauna hanno continuato a sopravvivere. Ma anche la loro esistenza è minacciata dalla catastrofe (un ulteriore, non gradito lascito umano: il cambiamento climatico e le sue tragiche conseguenze sull’ambiente), infatti una violentissima alluvione costringe le bestie a cercare rifugio su una piccola nave di legno, una novella (e laica) arca di Noè sulla quale provare a coesistere nonostante le differenze (l’idea di una famiglia multispecie e di una coabitazione pacifica e sostenibile la troviamo anche nel coevo Il robot selvaggio di Chris Sanders, ultima produzione targata DreamWorks).
La cosa singolare di Flow - Un mondo da salvare è che i personaggi non rispecchiano vizi e virtù umane, non sono simboli né allegorie, non sono antropomorfizzati; sono semplicemente, visibilmente animali e come tali si muovono e si comportano. E, dunque, non parlano: il film è privo di dialoghi (come un altro bel lungo animato: Il mio amico robot di Pablo Berger), il sonoro è un’orchestra di rumori naturali, un coro di versi, una sinfonia dalla quale sono state eliminate le parole; intanto il linguaggio si fa più universale, perché «la prospettiva bestiale», come spiega il regista nell’intervista su Film Tv n. 45/2024, «non necessita di sottotitoli, di doppiaggio o di traduzione, è immediata».
La storia di questo viaggio per la sopravvivenza fluisce appunto immediata, limpida, e nelle mani di Zilbalodis - che cura ogni aspetto dei suoi lavori, con una creatività che abbraccia le diverse fasi di realizzazione di un film, dalla regia alla sceneggiatura, dal disegno all’animazione, dal montaggio alle musiche - scorre con uno stile animato tutto particolare, che ricorda in parte, per la sua immersività, un videogioco. Nel riprodurre le sembianze e i movimenti di un lemure, un capibara o un cane, il regista crea un’animazione vivida che lascia intravedere le “imperfezioni” e la materia con cui è messa in scena la narrazione. Flow - Un mondo da salvare ci invita dunque ad abbandonare lo sguardo antropocentrico, a tuffarci in un universo naturale vibrante e a nuotarci dentro, seguendo l’inedito punto di vista di un gatto nero.
Il film
Flow - Un mondo da salvare
Animazione - Belgio, Lettonia, Francia 2024 - durata 83’
Titolo originale: Flow
Regia: Gints Zilbalodis
Al cinema: Uscita in Italia il 07/11/2024
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