“Se i giovani si impadroniscono di ogni ramo del sapere e si organizzano e lottano al fianco dei lavoratori, degli sfruttati, degli operai non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia”. Sono le parole di Enrico Berlinguer che Elio Germano ha scelto di condividere sul palco della 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma, conclusasi il 27 ottobre, dopo aver ricevuto il meritato Premio Vittorio Gassman al miglior attore. E sembrano proprio le parole adatte a un uomo che è stato protagonista della Storia suo malgrado, senza prevaricare su nessuno e senza la precipua volontà di imporsi sul prossimo. Un uomo che nomina i giovani, i lavoratori, gli sfruttati e gli operai prima di se stesso. Un segretario di partito, e non un leader, che forse, chissà, ragionando per assurdo, avrebbe accolto e abbracciato un film che porta il suo nome e descrive il suo sogno – portare il Partito comunista italiano al governo tramite il processo democratico e grazie al Compromesso storico con la Democrazia cristiana di Aldo Moro – ma in cui la vera protagonista drammaturgica è la ricostruzione storica di un paese, l’Italia, in un periodo caratterizzato da un clima politico violento e instabile.
Dal settembre del 1973, quando Berlinguer teorizzò per la prima volta il Compromesso storico con la Democrazia cristiana e scampò a Sofia a un attentato organizzato dai servizi segreti bulgari per compiacere gli alleati sovietici; fino al 1978, annus horribilis in cui Aldo Moro venne rapito dalle Brigate rosse al culmine di una stagione di attentati – anche come risposta all’ammorbidimento delle posizioni politiche del PCI – e assassinato dopo 55 giorni di prigionia. Questo è l’arco di tempo che Andrea Segre ed Elio Germano – citati in rappresentanza di un’intera troupe che ha lavorato con un budget contenuto per realizzare un progetto sentito – hanno scelto di raccontare per ricostruire un momento significativo nella storia recente italiana, realizzando un fulgido (e quasi anacronistico - ahinoi) esempio di film indipendente ricco di coscienza politica, civile e cinematografica.
Andrea Segre – o meglio: il dottore di ricerca in sociologia della comunicazione Andrea Segre – nasce come documentarista e dal 2011 (Io sono Li) entra con garbo deciso nel cinema di finzione, senza mai perdere il proprio sguardo analitico da ricercatore e osservatore. Elio Germano ha ormai superato quota 50 film e assomiglia sempre di più al miglior attore italiano e alla reincarnazione artistica di Gian Maria Volonté – nel suo rigore poetico, nella sua volontà di scegliere sempre progetti di qualità al di là del genere e nella sua profonda capacità di mimesi che va ben oltre l’imitazione.
Alla loro prima collaborazione, l’autore e l’interprete trovano una miracolosa comunione d’intenti che si trasforma in un film necessario e importante, che mette al centro una figura politica che ha ancora tanto (troppo) da insegnare e condividere, e soprattutto che racconta il passato per informare il presente. Lo fa senza salire in cattedra o sopra a un piedistallo, ponendosi al di sopra dello spettatore. Lo fa come avrebbe fatto – forse, chissà, ragionando per assurdo – anche Berlinguer, ovvero disponendosi al confronto e accettando il dialogo.
Il film
Berlinguer - La grande ambizione
Biografico - Italia 2024 - durata 122’
Regia: Andrea Segre
Con Elio Germano, Paolo Pierobon, Roberto Citran
Al cinema: Uscita in Italia il 31/10/2024
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