«Quindi, Hiro non è affatto lì dove si trova, bensì in un universo generato dal computer che la macchina sta disegnando sui suoi occhialoni e pompando negli auricolari. Nel gergo del settore, questo luogo immaginario viene chiamato Metaverso».
Il Metaverso è una sfera attraversata da una Strada, edificata secondo modalità architettoniche che rimandano più a Escher o alle prigioni di Piranesi che all’edilizia reale. A questo mondo immaginario, realizzato in CGI ma sostenuto da algoritmi di intelligenza artificiale che modulano lo spazio, il tempo, le azioni e le reazioni in maniera coerente elaborando miriadi di dati, si accede attraverso un dispositivo immersivo, gli “occhialoni”, per il tramite di un “gemello digitale” chiamato avatar.
Questa l’invenzione fantascientifica di Neal Stephenson che prende corpo nel suo romanzo più famoso, Snow Crash del 1992.
Ora si parla molto di metaverso: Facebook, Microsoft, Epic Games, tra gli altri, si dicono pronti alla corsa verso questo “Second Life 2.0” che promette di sostituire internet e di farci entrare in una sorta di rete spaziale e totale da vivere e abitare attraverso l’esperienza mediata, e allo stesso tempo “naturale”, degli avatar.
Parliamo cioè di spazi immersivi, interattivi e partecipati secondo il modello dei MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game) come Fortnite e Roblox con, in più, la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale che supportano l’esperienza, sia dal punto di vista dell’elaborazione dati sia per affiancare l’utente secondo un modello simbiotico che, tanto per farsi un’idea, è quello di Siri e Alexa, già così ben codificato da un film come Lei. Ma quanta paura ci fanno questi spazi? Quali visioni fantascientifiche sono in grado di generare?
Fin dai tempi di Tron, l’avveniristico esperimento della Disney, l’ingresso nei mondi dei gaming viene percepito come problematico, soprattutto se all’interno di essi un’intelligenza artificiale prende coscienza, un po’ come avviene nel sorprendente romanzo di Robert J. Sawyer WWW 1: Risveglio.
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Ma è con Il tagliaerbe che lo spazio intelligente si fa simbiotico e potenzia l’essere umano, laddove l’intelligenza artificiale non è solo elemento estraneo e potenzialmente nefasto, ma anche fonte di nuova coscienza aliena che vive e cresce all’interno di un universo virtuale alternativo che, se negli stessi anni alimenta i sogni utopici del giovane Jaron Lanier (vero padre della Virtual Reality), dall’altra parte sprigiona paure ataviche su forme di vita artificiale cattive o in grado di trasformare l’animo umano (in fin dei conti è ancora la metafora di Frankenstein).
Ma fino a questo momento i confini sono netti e definiti: mondo virtuale e mondo fisico non sono interscambiabili; è il romanzo Simulacron 3 di Daniel F. Galouye a porre il problema di una sorta di alienazione schizofrenica (tutta capitalista, assecondando la lettura di Deleuze e Guattari) e una sovrapposizione - neanche a dirlo - distopica. Una linea poi seguita da Il tredicesimo piano, il film tratto dal romanzo, e dal ben più famoso Matrix, che paga un evidente debito all’opera di Galouye (ma anche a Ursula K. Le Guin e Philip K. Dick).
È invece Ready Player One di Spielberg, anch’esso derivato da un romanzo, che non dimentica Snow Crash e ci offre una visione profetica di quanto potrebbe accadere nel momento in cui il metaverso si propone come spazio che riunisce non solo le facoltà di internet ma anche le funzioni dei media, presentandosi come un vero e proprio mediaverso dove cadono le distinzioni di genere e i confini territoriali dei diversi modelli di comunicazione.
Articolo pubblicato su Film Tv 01/2022
Un film per riflettere
Regia di Arnaud Larrieu, Jean Marie Larrieu
«Più di ogni altra cosa, non essere te stesso». Quasi un’inversione dell’oracolo di Delfi, o forse un suo completamento: conosci te stesso, per meglio metterlo da parte. A sentirsi pronunciare il vaticinio è un vagabondo, Tralala, che gira le strade di Parigi con una chitarra elettrica, mettendo in musica i suoi pensieri. Uno spirito libero, anacronistico, fatalmente incompreso. A pronunciarlo è invece una misteriosa figura di ragazza bionda vestita di blu, con un accendino che proviene da Lourdes e che lì sposterà il prosieguo della vicenda.
Se a vestire i panni di Tralala è l’inesausto Mathieu Amalric, perfettamente in parte con il suo occhio spiritato e curioso del mondo, la giovane vestale è Galatéa Bellugi, già ammirata in Keeper di Guillaume Senez. Due elementi di un cast straordinario, con tra gli altri Mélanie Thierry, Maïwenn e Denis Lavant, accompagnati dalle note di Dominique A. e Étienne Daho.
Il gotha della “francesità” à la page, in sostanza, al servizio di un film che è un leggero alito di brezza, libero e selvaggio, che quando si deposita induce alla riflessione profonda.
È questo il metaverso che desideriamo, l’antitesi di quello corporate business in cui interpretare qualcuno è reinventarsi e conoscere gli altri da una nuova angolazione. In mezzo agli altri, a contatto con gli altri. Jean-Marie e Arnaud Larrieu, fratelli di cinema e di commedia, regalano un musical anomalo e fuori dal (nostro) tempo, che appartiene a un’epoca in cui il cinema amava percorrere sentieri inattesi e inconcludenti, girovagare con il corpo e con la mente, prima che il postmoderno e la retromania rendessero l’audiovisivo una gabbia di sterile nozionismo.
Tralala ci parla del nostro presente, o del futuro prossimo che qualcuno ci sta prospettando, rifiutandolo con un sorriso e una canzone improvvisata. Nelle sue imperfezioni - che sono un merito, cari servi del narrativo - protegge come un panda quello spirito un po’ perdente che fu di Ferreri o di Rivette, ancor più che del Demy dei musical immortali. Per tornare di nuovo a una Lourdes che, seppur limitata a due o tre set, comunica la sua invisibile pregnanza mistica, la sua estraneità alle coordinate del mondo conosciuto. Dove il misticismo va a braccetto con la solidarietà, in un rifiuto laico del materialismo, trasformatosi in carrierismo.
Recensione di Emanuele Sacchi pubblicata su Film Tv 07/2022
FILM CITATI
Tron
Fantasy - USA 1982 - durata 96’
Titolo originale: Tron
Regia: Steven Lisberger
Con Bruce Boxleitner, Jeff Bridges, David Warner
in streaming: su Disney Plus Apple TV Amazon Video Google Play Movies Timvision
Matrix
Fantascienza - USA 1999 - durata 136’
Titolo originale: The Matrix
Regia: Lilly Wachowski, Lana Wachowski
Con Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving
Al cinema: Uscita in Italia il 13/12/2021
in TV: 27/12/2024 - Sky Cinema Action - Ore 00.00
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Now TV Netflix Netflix basic with Ads Timvision Amazon Video Microsoft Store
Lei
Commedia - USA 2013 - durata 120’
Titolo originale: Her
Regia: Spike Jonze
Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Rooney Mara, Olivia Wilde, Amy Adams, Chris Pratt
Al cinema: Uscita in Italia il 13/03/2014
in streaming: su Nexo Plus Apple TV Google Play Movies Rakuten TV Timvision Amazon Video
Ready Player One
Fantascienza - USA 2018 - durata 140’
Titolo originale: Ready Player One
Regia: Steven Spielberg
Con Tye Sheridan, Mark Rylance, Olivia Cooke, Ben Mendelsohn, Simon Pegg, Lena Waithe
Al cinema: Uscita in Italia il 29/03/2018
in streaming: su Apple TV Microsoft Store Google Play Movies Rakuten TV Timvision Amazon Video Infinity Selection Amazon Channel Infinity+
Tralala
Musicale - Francia 2021 - durata 108’
Titolo originale: Tralala
Regia: Arnaud Larrieu, Jean-Marie Larrieu
Con Mathieu Amalric, Maïwenn Le Besco, Melanie Thierry, Denis Lavant, Josiane Balasko, Jalil Lespert
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