Abbiamo fatto stretching con Terminator Zero (un anime scritto da uno statunitense) e abbiamo completato i tredici giri di corsa di Odd Taxi  – che è un cartone giapponese con tutti i crismi e il curriculum certificato, ma utilizza un genere nato in Occidente come il noir. Ora che il riscaldamento è finito, però, è arrivato il momento di correre sul serio. Il fatto è che se fossimo arrivati impreparati, con questo anime si sarebbe rischiato un coccolone di quelli tosti. Di quelli che ti fanno venir voglia di chiamare Walter Veltroni per confessare i tuoi peccati. Avete presente la leggendaria fallacia retorica secondo cui i cartoni animati sono roba da ragazzini? E che i cartoni animati violenti sono roba da esorcista e patrie galere? Devilman: Crybaby avrebbe qualcosa da eccepire al riguardo, e come referenze è in grado di produrre un pedigree lungo cinquant’anni.

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Devilman: Crybaby

Nel 2017 si celebravano i primi 50 anni di onorato servizio – nell’ambito di manga e anime – di uno bravo e matto per davvero, Gō Nagai, che nel corso di una lunga carriera schizofrenica e d’autore ha dimostrato che fumetti e cartoni hanno piena facoltà di andare a vellicare il pelo sullo stomaco di adulti e giovani adulti che si sentono smaliziati e dunque non hanno la minima idea dell’esperienza scioccante, grafica, nichilistica e mistica che stanno per esperire. Per festeggiare il traguardo delle cinque decadi, Netflix ha deciso di omaggiare il maestro non con il ricicciamento della sua creazione più celebre e abusata (Mazinga Z), bensì con un rifacimento della sua opera più sconvolgente, quel Devilman che esce nel ‘72 sia come manga, sia come anime.

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Devilman: Crybaby

L’idea brillante del gigante dello streaming è semplicemente quella di accodarsi allo studio d’animazione più interessante degli ultimi dieci anni e lasciar fare a loro. La Science Saru (Ping Pong the Animation, DanDaDan), d’altro canto, ha la fortuna di essere stata co-fondata dal regista d’animazione più esaltante da un po’ di tempo a questa parte, Masaaki Yusa, uno che non si è mai fatti problemi a fare cose belle al cinema (Mind Game, Lu e la città delle sirene) così come in tv (The Tatami Galaxy, Space Dandy). Il risultato è Devilman: Crybaby, uno scioccante (in senso buono) rifacimento contemporaneo dell’anime del ‘72 di Nagai; che nonostante venga trattato con profondo rispetto filologico, viene aggiornato alle sensibilità estetiche e tematiche del presente.

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Devilman: Crybaby

La storia è sostanzialmente la stessa, ma Crybaby dura un terzo rispetto al suo originale e spinge sugli acceleratori della sintesi e della stilizzazione – di personaggi, azione e rapporti causa-effetto – senza perdere di efficacia, anche per chi si approccia alla storia per la prima volta. Se siete delle anime belle, Akira Fudo è un adolescente gracile, sensibile e dal cuore puro, talmente puro che piange per interposta persona. Se siete dei cinici, Akira Fudo è un ragazzetto fragile, frignone e facilmente manipolabile. Un diciassettenne che quando i genitori l’hanno mollato a crescere con la famiglia di un’amica perché avevano voglia di girare il mondo, l’ha presa con il sorriso diventando come un fratello per la coetanea Miki.

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Devilman: Crybaby

L’enfant prodige Ryo Asuka, invece, è il suo migliore amico d’infanzia, è machiavellico e crudele, e torna dagli Stati Uniti per cercare Akira e coscriverlo: bisogna combattere un’invasione di demoni, che abitano sulla Terra da migliaia di anni ma in forma incorporea, e per esistere hanno bisogno di possedere il corpo fisico di un essere vivente che a sua volta può resistere all’intrusione prendendo il controllo delle superiori capacità dell’invasore; ora, però, i demoni si fanno sempre più insistenti perché ci hanno preso gusto con questa cosa dell’avere un corpo e di essere in grado di sperimentare la soddisfazione di potersi scaccolare ma anche perché – spoiler – SATANA.

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Devilman: Crybaby

A causa di Ryo, Akira viene posseduto dal potente Amon durante un Sabba, rituale dove esseri umani annoiati si ritrovano per drogarsi, per agitare gonadi ignude e per richiamare demoni. Tuttavia, la forza dell’empatia di Akira, che stava sacrificandosi per salvare l’amico, è sufficiente e vincere la volontà del demone. Nasce un nuovo, inedito essere, con il corpo di un demone e il cuore di un essere umano. Nasce Devilman, che ha i poteri di una creatura soprannaturale ma l’arbitrio di un essere mortale. Un uomo demone protagonista di momenti di follia gore, ma che quando si sveglia al mattino come prima cosa passa il rullo adesivo per togliere i pelli del gatto dal letto.

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Devilman: Crybaby

Sarà Devilman a frapporsi fra l’estinzione umana e i demoni ciechi di rabbia e schiavi dei loro impulsi, che vengono sguinzagliati da una misteriosa entità superiore. La versione Crybaby di Masaaki Yusa è psichedelica ed ellittica, caratteristica d’autore che si ritrova in tutte le opere del regista e character designer; ma non è meno disturbante e grafica rispetto a quella di Nagai. Lui, 50 anni fa, raccontava gli incubi di guerra di un trentenne nato nel 1945. Yusa, nel 2018, porta nella messa in scena una paranoia tutta nuova e moderna, in cui bigottismo e manipolazione degli individui e delle masse montano fino all’inevitabile apocalisse.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.