Negli Stati Uniti, ma anche in Corea del Sud e in India – ovvero in posti in cui il cinema è una cosa grossa e popolare, non un discorso riservato a una manciata di addetti ai lavori e ai corrispettivi funzionari governativi – quando si tratta di fare un film, la regola da seguire è sempre una e una sola: la rule of cool. La sospensione dell’incredulità sotto steroidi. La legge fuor di logica che afferma con arroganza: quando si scrive e si mette in scena una storia per il cinema, di fronte a un bivio narrativo in cui una scelta ha senso ma è normale, insipida, piatta, e l’altra invece non ha senso ma è figa, esagerata, spettacolare, e dal momento che la prima non ha un senso propriamente letterale perché stiamo comunque parlando di un film e non della vita vera, allora tanto vale scegliere sempre la seconda ed essere ganzi abbestia anche se fuori scala e “poco realistici”. Messa così, si potrebbe pensare che gli ultimi due registi veramente spettacolari che abbiamo avuto in Italia siano stati Leone e Argento. Messa così, però, viene la tristezza. Anche perché significherebbe che ci siamo dimenticati di quanto è figo Dellamorte Dellamore e di quante scuse in ginocchio sui ceci andrebbero poste a Michele Soavi.

François Hadij-Lazaro, Rupert Everett
Dellamorte Dellamore (1993) François Hadij-Lazaro, Rupert Everett

L’occasione è di quelle esaltanti. Esattamente trent’anni fa, Dellamorte Dellamore usciva al cinema e il pubblico sovrano ne decretava la 64ª posizione nella classifica degli incassi annuali, ritenendolo meno bello di anatemi cinematografici del calibro di Il figlio della Pantera RosaSliver con William Baldwin, Anni 90. Parte IIManiaci sentimentali di Simona Izzo, L’uomo che guarda di Tinto Brass, Tom e Jerry - Il film, Beethoven 2Piccolo grande amore e Il silenzio dei prosciutti. Oggi CG Entertainment, in collaborazione con Cat People, ci offre una chance di redenzione riportando in sala il film dal 14 ottobre, previa restaurazione in 4K – fondamentale, per una pellicola così bella da vedere e così ricercata ed elaborata nella sua messa in scena.

Anna Falchi, Rupert Everett
Dellamorte Dellamore (1993) Anna Falchi, Rupert Everett

Dellamorte Dellamore è giustamente considerato l’unico adattamento cinematografico possibile sul personaggio più cool nella storia del fumetto italiano, Dylan Dog, ma è più complicato di così. L’ordine delle cose è il seguente: nel 1983 Tiziano Sclavi scrive (senza pubblicarlo) il romanzo Dellamorte Dellamore, che ha per protagonista il guardiano del cimitero di Buffalora Francesco Dellamore alle prese con i ritornanti, un nutrito gruppo di morti pentiti; fra l’85 e l’86 lo stesso Sclavi crea Dylan Dog, che nelle fattezze si ispira a Rupert Everett e come personalità e tic ricorda alcuni tratti di Dellamore (il maggiolone bianco, il completo con camicia stazzonata, il fascino insensato, il modellino da ricostruire e non finire mai); nel ‘91 il romanzo di cui sopra viene pubblicato, e nel ‘93 Soavi ne dirige l’adattamento cinematografico, scritturando Rupert Everett come protagonista.

Rupert Everett
Dellamorte Dellamore (1993) Rupert Everett

Sceso dal cielo come se fosse stato appositamente progettato per questo ruolo tra l’aplomb albionico e la sanguigna cialtroneria italiana, Everett suda e si arrabatta uccidendo zombie, innamorandosi carnalmente di Anna Falchi e perdendo il contatto con la realtà, ma rimane impeccabilmente sardonico e bello come la luna pallida fino alla fine della sua corsa, nonostante la massiccia dose di assurdo che è costretto a sorbire. Soavi, che dopo questo flop al botteghino si dedicherà a una lunga, rimarchevole parentesi televisiva (Ultimo - La sfida, Uno bianca, Il testimone) prima di tornare al cinema con Arrivederci amore, ciao, viene dalla scuola di Dario Argento e la rule of cool l’ha applicata fin dagli esordi (Deliria, La chiesa, La setta). Cavalca con equilibrio il pericoloso crinale tra l’umorismo che non si prende troppo sul serio e il mandarla completamente in vacca. Il rischio c’era, visto il surreale materiale di partenza. Ma il carisma di Everett e la regia elegante di Soavi ancorano Dellamorte Dellamore allo status di cult perpetuo che merita.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.

Il film

locandina Dellamorte Dellamore

Dellamorte Dellamore

Horror - Italia/Francia 1993 - durata 106’

Regia: Michele Soavi

Con Rupert Everett, François Hadij-Lazaro, Anna Falchi, Barbara Cupisti, Stefano Masciarelli

Al cinema: Uscita in Italia il 14/10/2024