Ascolta il giullare

Tra i capolavori di Ennio Morricone, la sua collaborazione con Domenico Modugno tramite Pier Paolo Pasolini per i titoli di testa di Uccellacci e uccellini (1966) i quali, non so se li ricordate, sono cantati. Una melodia stile madrigale che dopo aver presentato il protagonista Totò, e il regista, prosegue «con l’innocente col furbetto... DAVOLI (pausa nel cantato) NINETTO». Uccellacci e uccellini (RaroVideo) fa parte della collection di The Film Club dedicata a Ninetto Davoli, abituale interprete dei film di Pasolini, tra i quali Il Vangelo secondo Matteo (1964, Minerva Classic), Edipo Re (1967, RaroVideo) e Porcile (1969, RaroVideo).

Per il poeta friulano-bolognese con Roma nel cuore Ninetto rappresentava l’aspetto poetico del sottoproletariato, già urbano ma con ancora un legame forte con il mondo rurale. Nato in Calabria ma cresciuto nella baraccopoli di Borghetto Prenestino, ai margini della Capitale, Ninetto è un giullare dal cuore puro eppure scaltro, come uscito da una fiaba o da una rappresentazione rinascimentale. Innocente e furbetto come in Uccellacci e uccellini. Davoli ha saputo incarnare con una forza naturale questa sorta di folletto pasoliniano, spesso, come nella tradizione shakespeariana il fool, testimone o custode della verità (è il giardiniere di Porcile al quale Tognazzi chiede il silenzio sulla drammatica morte di Jean-Pierre Léaud).

Ebbe con Pasolini un legame umano che andava ben oltre la professione. Sarà lui a dover riconoscere il cadavere del regista il 2 novembre 1975, dopo il feroce assassinio a Ostia. Sarebbe però un errore limitare a PPP la carriera di Ninetto, che anzi diede prova di maturità artistica in altri film non solo successivi alla scomparsa del mentore. Va citato Ostia, esordio dietro la macchina da presa di Sergio Citti (1970, Minerva Classic) dove prende parte, seppure in secondo piano, a un’altra fiaba che vira al nero e al tragico. Oppure l’anomalia di Requiescant (1967, Full Action), western di Carlo Lizzani che guarda al cinema rivoluzionario, con le sue “facce” (Lou Castel è il pistolero protagonista, Pasolini stesso è il prete dei campesinos, tra i quali appunto Ninetto, che alla fine accetta la violenza), ed è scritto tra gli altri da Armando Crispino.

Con Davoli trovate nella collection altri due titoli interessanti. Uno è un classico della commedia romanesca, Il conte Tacchia di Sergio Corbucci (1982, Minerva Classic) con Montesano nella parte principale, dove il Nostro interpreta praticamente se stesso (Ninetto) benché a inizio Novecento. L’altro titolo, meno noto, è Uno, anzi due di Francesco Pavolini (2015, Prime Video) dove Davoli è Nando, il padre del protagonista Maurizio Battista al quale lascia un mare di debiti accumulati in modo rocambolesco.

Ninetto Davoli su The Film Club