«Differente. Non indifferente. Raccontiamo la complessità del mondo che ci circonda attraverso film e storie che ci riguardano, emozionanti, profonde, esemplari». Si può riassumere con queste parole il PerSo - Perugia Social Film Festival, che torna nel capoluogo umbro per il suo 10º anno dal 27 settembre al 9 ottobre. Sotto la direzione artistica di Luca Ferretti e Giovanni Piperno, il festival internazionale di cinema documentario da una parte scandaglia il mondo del sociale, in tutte le sue molteplici declinazioni, dall’altra esplora le tante forme di cinema del reale, e lo fa attraverso due sezioni competitive (i lungometraggi e i cortometraggi), più una fuori concorso.
Tra i dieci i lunghi che gareggiano per il Perso Award, ci sono opere che, seguendo il claim di questa edizione, «cinema macchina di pace», raccontano la dolorosa esperienza della guerra: il conflitto israelo-palestinese in Avant, il n’y avait rien di Yvann Yagchi e quello russo-ucraino in Fragments of Ice di Maria Stoianova intrecciano storia personale e collettiva, mentre in Dancing On the Edge of a Volcano Cyril Aris s’interroga, dopo l’esplosione a Beirut nel 2020, sul ruolo dell’arte di fronte alla tragedia. Guarda alla Storia del proprio paese anche il doc Todo documento de civilización di Tatiana Mazú González, sul caso dell’omicidio del sedicenne Luciano Arruga, a Buenos Aires, in cui è direttamente coinvolta la polizia di stato, che recluta giovanissimi indirizzandoli alla delinquenza.
Si confrontano invece con culture altre, tra documentario e ricerca antropologica, il film-saggio Object of Study di Raúl Alaejos, girato al Polo Nord, Piblokto di Anastasia Shubina e Timofey Glinin - su un popolo isolato dal mondo in Chukotka, Russia, sulle coste dell’Oceano Atlantico, la cui tradizione ruota attorno allo sciamanesimo e alla caccia a balene e trichechi - e A transformação de Canuto di Ariel Kuaray Ortega e Ernesto de Carvalho, realizzato in una piccola comunità Mbyá-Guarani, tra Brasile e Argentina. A chiudere la selezione del concorso lunghi, tre opere italiane che ragionano attorno al tema della malattia mentale, sintonizzandosi con esistenze fragili e spesso emarginate: l’osservazione della quotidianità degli ospiti di comunità psichiatriche (quella per ragazzi nella periferia romana in Kripton di Francesco Munzi e quella a Palermo nel doc Che ore sono dei giovani Marta Basso e Tito Puglielli) o ancora, in Noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza di Erika Rossi, il racconto dell’esperienza della Accademia della follia, compagnia di teatro sperimentale fondata a Trieste negli anni 70 da Claudio Misculin, regista e attore nell’ambito della rivoluzione basagliana - e a questo proposito, nel centenario della nascita di Franco Basaglia, c’è un programma collaterale dal titolo 100 Basaglia, che prevede eventi multidisciplinari, proiezioni e incontri sul tema.
Anche i dieci corti in gara spaziano tra differenti argomenti (la memoria in Trasparenze di Mario Blaconà e Between Delicate and Violent di Şirin Bahar Demirel; i rapporti familiari e con l’ambiente in L’uccello imbroglione di Davide Salucci) e formati (lo sperimentare con il materiale d’archivio in Ci saranno i droni di Giulia Valenti e We Should All Be Futurist di Angela Norelli).
Tra le 12 opere fuori concorso, invece, segnaliamo la proiezione di Retratos fantasmas di Kleber Mendonça Filho - un omaggio al cinema e alla sua città, Recife, in Brasile - e quella di I corpi presentano tracce di violenza carnale in versione restaurata, alla presenza del regista Sergio Martino e del protagonista Luc Merenda.
Tanti anche gli eventi paralleli, come il cine-concerto Arrivederci, Berlinguer, per i 40 anni dalla morte di Enrico Berlinguer, con la musica di Massimo Zamboni dei CCCP.
Tutte le info su www.persofilmfestival.it.
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