Uno dei grandi, inalterati topos della narrativa moderna popolare, che ha attraversato dall’alto al basso le praterie di cinema e televisione, è quello dell’insegnante strano e forestiero, che fa il suo ingresso improvviso in una piccola comunità e qui, con i suoi metodi inediti ed ellittici lontani anni luce dal canonico programma didattico, insegnerà ai piccoli, e tramite loro anche ai grandi, un sacco di bellissimi valori umani e di convivenza civile, produttiva e gioviale. È un perfetto meccanismo narrativo, sfruttato una miriade di volte da L’attimo fuggente in giù. Ed è meraviglioso appassionarsi alla storia raccontata in Il maestro che promise il mare – tratto dal libro El maestro que prometió el mar di Francesc Escribano e distribuito in sala da Officine UBU a partire dal 19 settembre – per assistere a una delle tante storie reali che hanno contribuito alla mitopoiesi di questo archetipo.
In Spagna mancano più o meno due anni all’inizio della Guerra civile e il clima politico e sociale sta cominciando a scaldarsi. Antoni Benaiges – catalano di Tarragona, comunista dal cuore puro ed educatore per vocazione e missione – accetta l’incarico di seguire una classe di bimbi dai 6 ai 12 anni a Bañuelos de Bureba, piccolo pueblo dalle parti di Burgos, nel centro-nord del paese. Con sé porta le tecniche del pedagogo francese Célestin Freinet, che, lungi dall’insistere su disciplina e nozioni, cerca di insegnare ai piccoli alunni innanzitutto come essere bambini nella maniera più naturale possibile.
Ricco di coscienza – umana, civica e politica, ma non dogmatica – Antoni conquista quasi subito il favore dei bimbi e degli abitanti del villaggio più umili, mentre incontra il netto disdoro del potere costituito: il parrocco, il sindaco e i rappresentanti della Guardia Civil. Il nuovo maestro permette ai bambini di esprimersi liberamente, mettendo a loro disposizione una macchina per la stampa portatile con la quale costruire un giornale di classe; e promette loro di portarli a vedere il mare per la prima volta, organizzando una gita in treno. Antoni, addirittura, accoglie nella foresteria in cui vive il piccolo Carlos, figlio ribelle e dolente di un dissidente politico contro la destra al potere finito in carcere per le sue idee, e lo accompagna in un difficile percorso di gestione della rabbia e del dolore.
Parallelamente, nel 2010 la famiglia di Arianna viene contattata da un gruppo di archeologi: nei dintorni di Burgos è stata ritrovata una fossa comune risalente ai tempi della Guerra civile. Dopo 75 anni, finalmente, le autorità hanno deciso di autorizzare e supportare le ricerche per riportare alla luce le barbarie perpetrate dai fascisti in tutto il paese. Forse, in questa fossa comune si trova anche il corpo del bisnonno Bernardo, agricoltore di sinistra che negli anni 30 è stato tartassato e incarcerato per la sua fede politica. Il nonno di Arianna, Carlos, non si esprime a riguardo. La nipote, che sta vivendo un momento di crisi personale, sente invece il bisogno di scoprire di più sulla storia della sua famiglia.
Parte per il nord, comincia a indagare, a scartabellare e a parlare con le persone del posto. Scopre il forte legame che univa suo nonno al maestro Antoni. E scopre la sorte che toccò a quest’ultimo per aver tenuto fede fino all’ultimo ai propri ideali e ai propri valori.
Candidato più che giustamente a 5 premi Goya – attore e attrice protagonisti (Enric Auquer e Luisa Gavasa), sceneggiatura originale, musiche originali e costumi – il secondo lungometraggio della catalana di Barcellona Patricia Font mette davvero il mito a contatto con la Storia, raccontando con dovizia di ricerche e dettagli l’ultima parte della vita di Antoni Benaiges. Una doppia ricostruzione storica, quella di Font, che affronta una vergogna al quadrato – per aver permesso che venissero perpetrati eccidi di dissidenti, e per aver fatto finta di nulla per 75 anni – con la certezza che spargere nell’etere gli insegnamenti umani e pacatamente appassionati del maestro Benaiges sia il minimo che possiamo fare per cercare di equilibrare la bilancia del male arrecato dai fascismi.
È un film che invita, tirandoci per la manica della giacca come se fosse all’altezza di uno dei piccoli alunni di Antoni, a ricordare e a non dimenticare mai il passato, in modo da costruire un presente più umano. Per questo, la distribuzione italiana ha pensato di proporre Il maestro che promise il mare alle Scuole secondarie di primo e secondo grado di tutto il paese, tramite matinées scolastiche nei cinema con biglietto ridotto per gli studenti, dal 19 settembre 2024 fino al termine dell’a.s. 2024/2025. Le matinées potranno essere organizzate sia con la versione doppiata in italiano, sia in quella originale sottotitolata, ed è disponibile un dossier didattico per gli istituti che lo richiedono. Per qualsiasi ulteriore informazione e per poter prenotare la proiezione, è possibile contattare il seguente indirizzo mail: antonella.montesi.scuole@gmail.com.
Il film
Il maestro che promise il mare
Biografico - Spagna 2023 - durata 110’
Titolo originale: El mestre que va prometre el mar
Regia: Patricia Font
Con Laia Costa, Enric Auquer, Luisa Gavasa, Ramón Agirre, Milo Taboada, Alba Guilera
Al cinema: Uscita in Italia il 19/09/2024
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