Due premesse fondamentali su questa nuova bellissima rubrica, grazie alla quale torneremo a rivivere le serie più belle della storia della tv isolandone opinabilmente i cinque migliori episodi. Innanzitutto High Five si pronuncia alla Borat. In secondo luogo, la scelta è ricaduta sulle (non mini-)serie più cult di sempre perché è pur vero che un episodio può essere eccellente e/o geniale anche se preso da solo (a Black Mirror piace questo elemento), ma è ancora più vero che una puntata diventa davvero perfetta quando è lo sfogo di una narrazione più ampia e altrettanto impeccabile; quando il montare della tensione narrativa ed emotiva raggiunge l’apice in un episodio che ci fa sospirare: grazie al cielo non ho buttato nel cesso le ultime sedici ore della mia vita. Se i presupposti sono questi, io dico che bisogna inaugurare High Five con quella che (per me) è la serie più bella mai congegnata.
Breaking Bad è architettata da quel satrapo di Vince Gilligan – che fino al 2008 aveva sceneggiato episodi di X-Files e co-creato quell’indicente in galleria del suo spin-off, The Lone Gunmen – ed è scritta (dalla prima all’ultima scena) appositamente per premiare l’impegno dello spettatore. Per costruire insieme a lui/lei/loro diversi climax, momenti perfettamente inseriti nella parabola della trama orizzontale che costruiscono (o degradano, nel caso di Walter White) l’arco narrativo di uno o più personaggi. Breaking Bad cuoce sempre a fuoco lento. E poi esplode, come il chilli più buono, agrodolce e, soprattutto, piccante preparato dal miglior chef di Albuquerque.
I 5 migliori episodi di Breaking Bad
Stagione 5 Episodio 14: Declino
“«Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re,
Ammirate, Voi Potenti, la mia opera e disperate!»
Null’altro rimane. Intorno alle rovine
Di quel rudere colossale, spoglie e sterminate,
Le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine.”
La poesia del marito di Mary Shelley che dà il titolo originale (Ozymandias) al penultimo e più potente degli episodi di Breaking Bad (comunque ben tradotto nell’adattamento italiano), mostra plasticamente e tragicamente il declino inevitabile del potere: anche la più maestosa delle statue, dopo il giusto periodo di tempo finirà mezza seppellita nella sabbia del deserto. Ed è proprio nel deserto che Walt assiste – ancora una volta impotente, ma stavolta non c’è fato favorevole che tenga – al definitivo inizio della fine. La tragica morte di Hank, il veleno sputato in faccia a Jesse dopo averlo condannato alla schiavitù e l’incredibile telefonata a favore di polizia per scagionare Skyler (ma allo stesso tempo ricoprirla di contumelie) sono tre momenti su cui si potrebbe fondare un’intera serie. Qua sono tutti nello stesso episodio.
Stagione 1 Episodio 6: Un pugno di mosche
Già dal terzo episodio della prima stagione, quello dell’acido nella vasca e del primo omicidio perpetrato dal prof di chimica, si era cominciato a percepire qualcosa sulla china pericolosa intrapresa da Walter e Jesse. Ma se non nei toni – sempre, coenianamente, seri e composti – sicuramente lì le situazioni erano più tragicomiche, quasi buffonesche rispetto a quel che verrà. Se fino a quel punto la sensazione era che Walter White potesse voltarsi indietro, far finta di niente e tornare alla sua vita precedente, il sesto episodio è il primo ad accendere la miccia sulla grande verità che monterà fino alla fine della serie: a Walt piace questa nuova vita, e oltretutto ci è portato. Non lo fa solo perché deve e ha un disperato bisogno di quei soldi per assicurare il benessere della famiglia per quando sarà morto; lo fa perché gli riesce bene e perché lo esalta. In Un pugno di mosche, Walt sfoggia per la prima volta il suo iconico look pelato, incontra lo psicopatico Tuco Salamanca presentandosi come Heisenberg, e gli fa saltare in aria l’ufficio senza mai voltarsi a guardare l’esplosione, perché è così che fanno i veri duri.
Stagione 4 Episodio 13: Fine della storia
L’episodio finale della quarta stagione di Breaking Bad ha un titolo originale eccellente nella sua ironia (Face Off) ed è la puntata che conclude il ciclo, lungo quasi due stagioni, di Gus Fring, narcotrafficante tanto metodico quanto psicopatico che è riuscito da solo a vendicarsi del più grande cartello della droga messicano, estinguendolo a colpi di tequila avvelenata, ma che non è stato in grado di liberarsi di un singolo Walter White. “Ho vinto io” dichiara Heisenberg a quella tassa umana di Skyler alla fine del convoluto piano che porta all’uccisione di Fring. Per vincere, però, ha solo dovuto mettere in pericolo l’intera famiglia, è dovuto scendere a patti con lo zio dei due killer che hanno tentato di assassinare Hank, e ha dovuto manipolare Jesse, facendogli credere che fosse stato Gus ad avvelenare il figlio della compagna quando in realtà era stato lui.
Stagione 3 Episodio 10: Caccia grossa
Episodio bottiglia nato per esigenze di economia sin dalla simbolica scelta del titolo originale: Fly. Si narra di problemi di budget che hanno costretto la produzione a ingegnarsi creativamente per progredire nella storia – Walt e Jesse stanno diventando, a conti fatti, schiavi di Gus, il quale si fida di loro solo il giusto e sotto sotto non vede l’ora di rimpiazzarli – senza spendere troppi soldi in accessori di lusso come set, attori o registi affermati. Dietro la macchina da presa, Gilligan piazza il giovane di belle speranze (Brick - Dose mortale) Rian Johnson – qualche anno prima di diventare quello di Looper, Gli ultimi Jedi e Knives Out, ma già piuttosto bravino – e lo fa sbizzarrire mettendogli a disposizione Bryan Craston, Aaron Paul e una mosca. Il risultato è un episodio in cui l’irrequietudine ossessivo-compulsiva di Walt raggiunge il parossismo quando l’insonnia e la paranoia lo spingono a dare la caccia a una mosca, contaminazione che potrebbe compromettere l’ambiente del laboratorio. In realtà Walt è spaventato da Gus, dai messicani di Salamanca che hanno appena tentato di uccidere Hank e dalle continue ribellioni di Jesse, che rischiano di metterli ancora più in pericolo. Si sente impotente, e la cosa lo fa incazzare come una faina. Eppure può prendersela solo con una mosca.
Stagione 2 Episodio 12: Phoenix
È un momento importante della serie, quello raccontato dalla parte finale della seconda stagione. Walt e Jesse non possono più permettersi di affidarsi a una distribuzione amatoriale. Nelle loro vite da produttori di metanfetamina entrano finalmente in campo i professionisti: Saul Goodman (Bob Odenkirk), Gustavo Fring (Giancarlo Esposito) e Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks). Walt ci è dentro fino al collo: finora ha prodotto e venduto droga, ha mentito, ha estorto, ha rubato, ha ingannato, si è perso la nascita della figlia e ha già persino ucciso. Eppure, il finale di Phoenix è davvero il momento in cui le sue briglie sembrano sciogliersi definitivamente. Quando, per consapevole omissione di soccorso, decide di lasciare morire la ragazza di cui Jesse si è innamorato, ma che lo aveva disgraziatamente trascinato nel pantano dell’eroina. Un attimo di freddezza brutale, che segna indelebilmente l’evoluzione del personaggio e del suo rapporto di amore manipolatorio con Jesse.
La serie tv
Breaking Bad - Reazioni Collaterali
Poliziesco - USA 2008 - durata 45’
Titolo originale: Breaking Bad
Creato da: Vince Gilligan
Con Bryan Cranston, Steven Michael Quezad, Anna Gunn, Kat Sawyer, Aaron Paul, Dean Norris
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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