Parliamo un po’ dei veri martiri, di quelli che da quando si è accesa l’era dei lumi(cini), del raziocinio (a piccole dosi) e del metodo scientifico (cabbala per iniziati al servizio delle grandi case farmaceutiche), hanno sostituito i missionari nel loro compito di farsi sbranare da indigeni che non capiscono quello che dicono e che soprattutto non li vogliono stare a sentire. Non parlo degli infermieri e medici del pronto soccorso di Foggia – anche se, in effetti – bensì degli insegnanti di tutto il mondo, oggi costretti ad avere a che fare con ragazzini (ma soprattutto con genitori) che hanno un accesso indiscriminato all’internet e pensano di sapere tutto meglio di tutti. Un incubo.
Un incubo assai scivoloso, peraltro, perché ci costringerebbe a fare i conti con la retorica odiosa della scarsa importanza che diamo all’educazione, dei fondi pubblici che diminuiscono parallelamente all’aumento del controllo dogmatico dei piani di studio, degli influencer e dei calciatori che guadagnano centinaia di migliaia di volte più di un insegnante: il discorso non è mai così semplice (meno soldi lì, più soldi là), nessuno ha voglia di parlare delle falle del sistema, il mercato l’abbiamo voluto noi e ce lo teniamo. Però tutte queste faccende contestuali contribuiscono al ritorno in auge della scuola come sfondo fondamentale per il racconto di storie significative, anche se approcciate con un genere brillante.
Una delle sitcom più apprezzate e premiate degli ultimi anni, non a caso, è Abbott Elementary: una commedia che riesce a essere sottilmente politica senza sentirsi costretta a prendere parte al rito degli urli da stadio.
Negli Stati Uniti, d’altronde – e specialmente nel Texas delle libertà individuali über intoccabili – c’è un nutrito gruppo di persone piuttosto rumorose che dichiara fallito il sistema scolastico federale, invitando i giovani a stare alla larga dall’indottrinamento degli istituti ufficiali, spingendo le nuove generazioni a informarsi per conto proprio.
In un clima del genere, una commedia come English Teacher, stavolta ambientata in un liceo di Austin – la più progressista-a-modo-suo, culturalmente rilevante e rapidamente in ascesa fra le grandi città texane – non può che fare bene sia per affrontare con salvifico umorismo l’incidente in galleria che sono le scuole di tutto il mondo, sia per stimolare, anche solo a livello subliminale, una riflessione sullo stato delle cose. English Teacher è una serie FX – quindi con una lieve speranza di essere vista in Italia sulle frequenze di Disney+ – che fa solo finta di essere una sitcom, con i suoi set ridotti e con la sua caratterizzazione polarizzata dei personaggi, ma in realtà nasconde una trama orizzontale che promette anche un’evoluzione delle pedine in gioco.
Innanzitutto è ambientata in un liceo dei sobborghi di Austin – le rare zone retrograde di una metropoli altrimenti, come detto, fervente e dinamica – frequentato da ragazzini di oggi oggi, che hanno già fatto un po’ il giro e cominciano a essere meno woke, costringendo l’insegnante di storia a raccontare l’Inquisizione spagnola da entrambi i lati della medaglia, e obbligando l’insegnante di lettere gay a vedere un porno generato dall’intelligenza artificiale in cui Oscar Wilde si accoppia con alcune persone dotate di vagina.
Il suddetto insegnante, Evan Marquez, è costretto a iniziare l’anno scolastico affrontando una grana apparentemente non da poco: una mamma lo ha denunziato perché alla fine dell’anno precedente aveva baciato il suo compagno di allora di fronte a quei poveri, sprovveduti liceali che fatturano più dell’intero comprensorio scolastico vendendo calzini usati su OnlyFans a gente tipo il marito della querelante. Apriti cielo.
Evan viene messo ufficialmente sotto investigazione ed è costretto a scrivere una lettera di spiegazioni ufficiale da consegnare al comitato scolastico. Ma scopre anche che la denuncia tardiva è arrivata solo ora perché un suo ex alunno ha scoperto di essere gay una volta iscrittosi al college. La mamma con il marito che compra calzini sporchi appena maggiorenni su OnlyFans ha deciso che fosse colpa dell’insegnante omosessuale che bacia il proprio compagno ed è voluta intervenire. Marquez ci tiene al suo lavoro, insegnare gli dà uno scopo e una missione educativa (per gli alunni ma anche per i loro genitori) che pareggia la bilancia di uno stipendio ridicolo e di un trattamento da inferno burocratico. Si prepara a difendere il proprio caso con le unghie, i denti e una forte dose di angoscia.
Alla fine si risolve tutto con l’intervento ignorante e pragmatico di Markie – professore di educazione fisica complottista, che non si fida di TikTok, vuole lo stipendio solo in contanti ed è protetto da eventuali azioni legali da un documento che lo attesta un trentaduesimo nativo americano – che sconfigge l’omofobia utilizzando altra omofobia. Tutto torna come se niente fosse successo, a parte il divieto per Evan di frequentare colleghi del suo stesso istituto, pena il licenziamento. Nessun problema. Non fosse che a sostituire l’insegnante di fisica di ruolo – in aspettativa perché è andata a partecipare a un reality show nella giungla nonostante l’ernia del disco – è stato convocato un aitante supplente afroamericano, molto gay e altrettanto incapricciato di Evan a prima vista.
English Teacher è creata, sceneggiata e interpretata da Brian Jordan Alvarez – che forse avete visto nelle ultime tre stagioni di Will & Grace (era Estéfan) o nelle prime di Jane the Virgin (era Wesley) – ed è una di quelle serie dalla scrittura brillante che sa usare gli scompartimenti segreti dell’intrattenimento per contrabbandare il racconto puntuto di una realtà senza scadere in prediche. La cultura woke e il conservatorismo ragionato che è nato per calmierarla hanno creato un dibattito acceso e in continua evoluzione. Potrà non essere la tazza di tè di tutti, ma è abbastanza fondamentale per capire il mondo matto in cui viviamo e per avere speranza di riuscire a comunicare con i giovani, che quel dibattito lo stanno vivendo nei loro anni formativi.
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