Vi risolvo un dilemma e contemporaneamente vi sblocco un ricordo, così il SEO di Google va anche a pescarsi tutti quelli che nel ‘95 aspettavano con ansia che fosse sabato sera per sintonizzarsi su Non dimenticate lo spazzolino da denti: c’è un motivo ben specifico per cui, negli ultimi 40 anni e per un periodo delimitato della vostra vita, prima o poi avete odiato con tutto il vostro cuore Adam Sandler, strappandovi i capelli e implorando gli dèi di spiegarvi perché quel tizio qui ha avuto un successo così fuori scala. È matematico, ce l’hanno avuto tutti il periodo “Adam Sandler esplodi ti prego altrimenti vado fuori di testa”. Può durare più a lungo (anni, decenni) o può esaurirsi nel giro di una stagione. Se odiate Adam Sandler ora, vuol dire che state cavalcando l’onda e fra un po’ tornerete a rilassarvi in spiaggia con il resto della compagnia.
Ognuno di noi che ha tempo di pensare a queste cagate ha odiato Adam Sandler perché non riesce a processare l’informazione di un adulto funzionale che può vivere ogni momento della sua vita in tuta e felpa con il cappuccio (d’inverno) e pantaloncini e canotte da basket (d’estate). Ogni fibra della nostra cultura e della nostra educazione urla che non è possibile. Abbiamo accettato Steve Jobs con il dolcevita e i jeans, eh vabbé, e siamo abbastanza progressisti riguardo ai giovani dirigenti rampanti con le sneakers e le unghie pittate, e fin qui ci siamo; ma come può una persona di successo, padre di famiglia pluridecorato, marito amorevole di donna più giovane, amico incensato a più riprese da chiunque abbia avuto l’onore di fregiarsi del titolo, collega impeccabile e finanche supportivo, professionista stimato ed eclettico – come fa uno del genere a fare tutte queste cose in tuta?
E siccome finora non si è capito, ci tengo a sottolineare che la tuta in maglia non è solamente un capo di abbigliamento; è anche, se non soprattutto, uno stato mentale totalmente a sé – niente a che fare con la tuta in acrilico, per esempio. La vita in tuta è rilassata, è serena. Stende l’asciugamano molto lontano dallo stress, è comoda e tiene sempre in considerazione la prospettiva. Afferma che il tuo benessere e quello di chi ti sta attorno contano molto di più del superficiale giudizio di qualcuno che non ti conosce. Guarda alla vita senza falso ottimismo e senza ipocrisia e le dice: sei già abbastanza dura e faticosa così, per quale motivo dovrei sentirmi costretto a scegliere degli abiti complicati da indossare e vestire solo per far felice qualcun altro? È l’antitesi di ogni valore di competitività sociale che ci hanno installato.
È dichiarare al mondo, come fa Adam Sandler nel suo ultimo speciale Love You (il secondo su Netflix dopo il clamoroso 100% Fresh del 2018), che vuoi bene a tutti e che non c’è nessun problema finché non c’è veramente un problema.
Quello di Sandler – registrato in un teatro di Glendale, Los Angeles, acchittato a topaia apposta per l’occasione – è molto più di uno speciale di stand-up comedy. È il tentativo di concentrare quasi quattro decadi di onorata carriera da intrattenitore a tutto tondo in 75 minuti di spettacolo che utilizzano il linguaggio e il formato della stand-up per creare qualcosa di ulteriore, di più elaborato e messo in scena. Il regista dell’operazione, per dire, è Josh Safdie, che insieme al fratello Benny aveva aiutato Sandler a far cambiare idea a un paio di persone sulle sue doti da attore.
Love You inizia con una premessa sotto forma di cortometraggio che assomiglia ai migliori contenuti extra che la prossima edizione in Blu-ray di Diamanti grezzi potrebbe offrire: Sandler arriva al teatro in macchina con il parabrezza crepato e la felpa con il cappuccio bianca sporca di caffè. È costretto ad attraversare il vicolo malfamato e il dietro le quinte sgangherato dell’edificio, mentre fan, collaboratori, cercatori di autografi, approfittatori e quant’altro lo tartassano di richieste e informazioni.
Nel frattempo in teatro non funziona niente, sugli spalti ci saranno al massimo un centinaio di persone annoiate e il comico che apre per Sandler è un cazzo di ventriloquo: potrebbe andare peggio? Sì, potrebbe piovere in sala. Ma in ogni caso Sandler la prenderebbe con la giusta filosofia e salirebbe comunque sul palco per fare quello che fa: divertirsi e far ridere la gente borbottando barzellette a volte sconce e adorabilmente infantili, e a volte puntate su nervi allo stesso tempo profondi e scoperti, ma che quasi sempre non hai la minima idea di dove vogliano andare a parare prima che arrivi la punchline a toglierti la sedia da sotto al culo.
Sandler è talmente adorabile che può permettersi di cantare quanto vuole, persino usando quattro chitarre diverse e avvalendosi del comico/pianista Dan Bulla accanto a lui, senza far perdere allo spettacolo un minimo di ritmo e tensione comica. Perbacco, riesce persino a far esibire il comico più sbagliato di sempre, il suo grande amico Rob Schneider, travestito da Elvis bolso e sudato cantando la versione inglese di ‘O sole mio, ed è comunque un’apparizione talmente assurda e contestualizzata in una finta serata di tragedie teatrali – maxischermi che non funzionano, un palcoscenico ricco di buchi e di cani, spettatori a un passo dal mettersi le mani addosso in diretta – che fa tutto il giro e diventa assolutamente incredibile e memorabile.
Lo speciale
Adam Sandler: Love You
Stand-up Comedy - USA 2024 - durata 74’
Titolo originale: Adam Sandler: Love You
Regia: Josh Safdie
Con Adam Sandler
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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