Sam Morril ha una discreta fiducia nel genere umano per essere un comico newyorchese quasi quarantenne ebreo aschenazita. Ha fiducia nel genere umano – a meno che non si tratti di una ex narcisista risalente a più di tre lustri addietro che viene a vedere un suo spettacolo e ne fa un dramma – principalmente perché gli piacerebbe se la stessa fiducia gli fosse ricambiata. Sam Morril dice che, nel corso della vita, cambiamo e possiamo cambiare. Cambiamo perché fisiologicamente ci avviciniamo alla morte, solo un po’ più lentamente rispetto ai fumatori. A vent’anni ci si sbronzava con inusitata cattiveria e al mattino ci si chiedeva: o mio dio, cosa ho combinato con quella ragazza o con quel ragazzo o con entrambi? Oggi ci si ubriaca e la mattina dopo si scopre di essersi iscritti a Paramount+ e anche a NWO. Ma possiamo cambiare anche perché c’è spazio per una minima evoluzione nell’arco caratteriale di una persona.

Non troppo tempo fa, per esempio, Morril è diventato virale per una battuta – attenzione alla grossa novità – non offensiva nei confronti delle persone trans. Alcuni degli appartenenti a questa comunità lo hanno pubblicamente incensato, ad altri è scappata la frizione e hanno provato a eleggerlo a paladino del movimento, e una persona trans, invece, ha protestato apertamente nei suoi confronti. La stessa persona che nel 2013 aveva tentato di cancellarlo perché non approvava le sue battute. Al che il comico gli ha risposto: certo, ma tu per primo sai che le persone possono cambiare. Tu eri una donna e vieni a dirmi che non è possibile che in undici anni io sia cambiato anche solo un pochettino? Un lungo assalto al fioretto, che si conclude con un touché aggraziato e ficcante. In linea con la persona comica di Morril, ma distante dallo stand-up dei suoi esordi, più concentrato sulla battuta a effetto appoggiata con voce melliflua seguita da un sorriso smargiasso apparecchiato su una faccia da schiaffi.

Fino a qualche anno fa, Sam Morril faticava nei locali (rigorosamente fumosi) mentre provava ad allargare la base del proprio pubblico facendosi notare con cose bieche come partecipare ad America’s Got Talent, collaborare con Amy Schumer o rifiutarsi di lasciare il posto a sedere a una vecchina su un mezzo pubblico. A parte le scemenze, Morril faceva quello che ogni altro comico in cerca di successo cerca di fare oggi: autopromuoversi su YouTube e attraverso piattaforme come TikTok e Instagram, aggiungici anche l’ex Twitter se hai uno strato extra di pelo sullo stomaco. La comicità che ne consegue è più frammentaria rispetto al solito, artificiosamente alla ricerca di quell’effetto shock che farà risaltare il tuo materiale più di quello di altri centomila colleghi e colleghe che stanno provando a fare la stessa cosa. Morril si adegua, affina la sua persona comica accentuandone gli aspetti più scabrosi – il sesso occasionale acrobatico e le donne matte con cui è uscito, l’umorismo nero come la pece – e diventa uno dei primi stand-up comedian a canonizzare contenuti come la compilation delle migliori interazioni con il pubblico o altri esempi di disturbatori presi a pesci comici in faccia. Il tutto per mettere giustamente in mostra, anche nel modo più crasso possibile, la propria brillantezza comica, come se fosse una gara a chi ha i neuroni umoristici più veloci del west.

Sul palco del Wilbur Theatre di Boston per registrare il suo quinto speciale – You’ve Changed, disponibile da qualche giorno su Prime Video – Morril fa di tutto per disfarsi della reputazione da comico buono solo per le clip virali su internet e ci riesce senza buttare il bambino con l’acqua sporca, ossia mantenendo quella persona comica che gli ha portato il meritato successo su cui adesso sta incassando, ma donandole una tridimensionalità attraverso il racconto e la tecnica umoristica. Morril si prende la sua personale e piccola rivincita su tutte le ex fidanzate del mondo che se ne sono andate sbattendo la porta e urlando “non cambierai mai”. Non è del tutto vero. Si cambia (per il meglio e per il peggio) rimanendo fedeli a se stessi. Si può prendere in giro la grande azienda produttrice e distributrice di birra che usa una persona trans per pubblicizzarsi dicendo: vergognatevi per aver tentato di far finta di essere brave persone; il vostro messaggio, sostanzialmente, è: “prima di ingurgitare 17 birre e infilarvi in camera di vostro figlio per gonfiarlo di botte senza alcun motivo, prendetevi trenta secondi per onorare il coraggio di una pioniera del movimento transgender”. Per poi concludere dicendo di approvare la presenza di Dylan Mulvaney sulle lattine di Bud Light: quando comincia a trovarla attraente significa che ha bevuto troppo. E infinire si può anche tenere una micro lezione di scienza delle battute: non tutte sono allegre, alcune funzionano perché la loro matematica quadra alla perfezione. Per questo i bambini assomigliano alle pistole: entrambi presto andranno a scuola.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.