Noi che abbiamo avuto la fortuna di appassionarci al cinema abbiamo, per osmosi, ereditato lo stesso potere di trasformare qualcosa di improbabile – luce impressa su di una pellicola fotosensibile per creare catene di immagini che commuovono, ispirano e fanno ridere – in qualcosa di sublime, come i film senza i quali faremmo un bel po’ di fatica in più a conservare la poca umanità che collettivamente ci rimane. Noi appassionati del cinema, i nostri festival più gloriosi e longevi non li abbiamo parcheggiati a New York, a Los Angeles, a Londra o a Parigi, optando per la soluzione più semplice e banale a livello organizzativo. Il festival più antico, la Mostra del cinema di Venezia, lo abbiamo incastonato in mezzo a una laguna su di un’isola molto lunga e stretta. Il secondogenito, nato nel 1946, è ospitato da un piccolo gioiello di cittadina lacustre ticinese circondata da una corona di montagne, è il Locarno Film Festival e quest’anno, dal 7 al 17 agosto, festeggia la sua 77ª edizione con l’usuale pletora di proiezioni ricche di interesse e di ospiti pronti a condividere la propria arte cinematografica.

Qui il nostro speciale sul Festival di Locarno 2024 con i film programmati in tutte le sezioni.

Da sempre e fisiologicamente – per affermare una propria identità specifica rispetto ai grandi colleghi europei come Cannes, Venezia e Berlino – il Locarno Film Festival mostra la realtà più consapevole della settima arte, quella che racconta il presente mirando al futuro del linguaggio, cercando di anticipare e innovare senza dimenticarsi la necessità di trovare un confronto significativo con un pubblico attento, preparato ed esigente, in un dialogo che è sempre più intersezionale e transmediale. Quest’anno Locarno sfoggia una locandina creata da Annie Leibovitz, fotografa di caratura globale, e aprirà le danze in grande stile con l’opera seconda di Gianluca Jodice, Il diluvio, attenta ricostruzione degli ultimi giorni di Maria Antonietta e Luigi XVI, impreziosita dalle interpretazioni di Mélanie Laurent e Guillaume Canet che saranno ulteriormente omaggiati dal festival con l’Excellence Award Davide Campari.

Mélanie Laurent, Guillaume Canet
Il diluvio (2024) Mélanie Laurent, Guillaume Canet

La giuria presieduta dalla regista austriaca Jessica Hausner – e composta da Luca Marinelli, dalla regista indiana Payal Kapadia (vincitrice dell’ultimo Grand prix di Cannes con All We Imagine as Light), dalla produttrice belga Diana Elbaum e da Tim Blake Nelson (che accompagnerà nella sezione Fuori concorso il suo ultimo film da interprete Bang Bang) – attribuirà il Pardo d’Oro a uno dei 17 titoli del Concorso internazionale, la sezione principale della manifestazione che assegna uno dei premi più ambiti nella storia del cinema, già passato per le sapienti mani, tra gli altri, di Raúl Ruiz, Jissoji Akio, Mike Leigh, Krzysztof Zanussi, István Szabó, Marco Tullio Giordana, Béla Tarr, Jim Jarmusch, Claire Denis, Jafar Panahi, Lav Diaz, Wang Bing, Pedro Costa e Lucrecia Martel. Come a ogni desco che si rispetti, al fianco del tavolo dei grandi c’è quello dei giovani che scalpitano, protagonisti del fondamentale Concorso cineasti del presente dedicato a 15 opere prime o seconde, tutte in anteprima mondiale. A quest’ultimo si affianca la sezione Pardi di domani: 40 tra corti e mediometraggi che tracciano vie inesplorate che il cinema di domani potrebbe percorrere.

scena
Monólogo colectivo (2024) scena

Ad apporre la ciliegina sulla torta di un’edizione che promette scintille sono i restanti artisti omaggiati con premi alla carriera. Alfonso Cuarón – quattro volte premio Oscar, per chi avesse perso il conto – riceverà il Lifetime Achievemente Award, parteciperà a una conversazione aperta al pubblico che si terrà presso il Forum @Spazio Cinema e patrocinerà la proiezione di un film scelto personalmente – Jonas che avrà vent’anni nel 2000 (1976) di Alain Tanner – per raccontare al festival quali sono state le influenze nel suo cinema. L’imperatore di Bollywood Shah Rukh Khan, superstar di proporzioni quasi indicibili e protagonista di oltre cento film, riceverà invece il Pardo alla carriera Ascona-Locarno turismo. Ultima, ma non certo per importanza, Jane Campion sarà insignita del Pardo d’onore Manor e, per festeggiare l’occasione, Locarno proietterà due tra le sue opere più importanti, scelte dalla stessa autrice: Un angelo alla mia tavola e, in una nuova versione restaurata in 4K, Lezioni di piano.

Harvey Keitel, Holly Hunter
Lezioni di piano (1993) Harvey Keitel, Holly Hunter

Volendo segnalare un ultimo appuntamento imperdibile, puntiamo su uno degli eventi del prefestival: il 6 agosto Locarno aprirà ufficialmente i battenti con la proiezione di Fiore mio, documentario d’esordio e dichiarazione d’amore al Monte Rosa firmata dallo scrittore Paolo Cognetti, autore dell’acclamato romanzo Le otto montagne da cui Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch hanno tratto l’omonimo film. Per tutte le altre infinite possibilità che offre il Locarno Film Festival – ulteriori sezioni collaterali, la splendida retrospettiva The Lady with the Torch dedicata alla Columbia Pictures dell’epoca d’oro (fino agli anni 50), incontri con gli autori, proiezioni in piazza – e per avere maggiori informazioni su orari, modalità di accredito o acquisto biglietti e delucidazioni sui luoghi della manifestazione, vi rimandiamo al sito ufficiale del festival www.locarnofestival.ch/it/.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.