Altro che spalla

Per far capire chi sia Claudio Gora a chi magari non lo ricorda all’istante basta evocarlo in Una vita difficile di Dino Risi: è il commendatore Bracci, quello che a fine film si prende un ceffone cosmico da Alberto Sordi a bordo piscina. La “spalla” perfetta? Eh no. Gora (al secolo Emilio Giordana, cognome rimasto anche “d’arte” al figlio Andrea) nasce a Genova dove fonda negli anni 30 una sua compagnia di teatro sperimentale (il premio Claudio Gora assegnato a Roma ogni anno è ancora dedicato alle eccellenze del teatro di ricerca) per poi approdare a fine decennio ai primi ruoli per Matarazzo, Brignone, Blasetti. Sposa la meravigliosa attrice italobritannica Marina Berti (guardatela in Giacomo l’idealista di Alberto Lattuada, per capire) che dirige nel suo primo film da regista, Il cielo è rosso (1950), disponibile su Minerva Classic.

Tratto da Giuseppe Berto e scritto insieme a Cesare Zavattini e Leopoldo Trieste (con il quale condivise il palcoscenico), il film racconta la storia di un sedicenne, Daniele, e di una ragazza di poco più grande, Carla (Berti appunto), costretti a una vita da sbandati durante gli ultimi anni della guerra, lui rimasto orfano dopo un bombardamento e lei prostituta per campare. Gora coglie in pieno la sensualità delle vite disperate di Berto avvalendosi di interpreti eccellenti.

In Minerva Classic un altro suo film da regista (ne ha realizzati otto più una collaborazione alla regia), La contessa azzurra (1960). Scritto con Suso Cecchi D’Amico e Luigi Bazzoni, prodotto da Achille Lauro che voleva promuovere la carriera di Elly Davis, il film rievoca la nascita del cinema e dei café chantant nella Napoli di inizio Novecento. Come attore, sempre Minerva Classic propone Preludio d’amore di Giovanni Paolucci (1947), melodramma neorealista ambientato a Camogli con Gassman (nato pure lui a Genova non dimentichiamolo) e Marina Berti, Il complesso della schiava nubiana, episodio di I complessi (1965) di Franco Rossi, Il conte Tacchia di Sergio Corbucci (1982), Il marito di Roberta, episodio di I nostri mariti (1966) di Luigi Filippo D’Amico, Usi e costumi, episodio di Made in Italy (1965) di Nanni Loy mentre sarà prossimamente sul canale Siamo tutti in libertà provvisoria di Manlio Scarpelli (1971).

Gora collaborò con un altro genovese, Pietro Germi, e per la sua interpretazione in Un maledetto imbroglio (1959) vinse il Nastro d’argento come migliore attore non protagonista. Al romanzo di Gadda si ispirò anche Piero Chiara per I giovedì della signora Giulia (1970) che divenne uno sceneggiato Rai molto popolare proprio da Germi prodotto e interpretato (in modo magnifico) da Gori. Successivamente, Chiara propose a Germi di dirigere la versione cinematografica di Il pretore di Cuvio, il regista rifiutò («il nero grottesco del romanzo... non è proprio nelle mie corde» gli scrisse in una lettera) e Chiara pensò proprio a Gora per la regia, anche se poi il progetto è stato realizzato solo nel 2014.

Claudio Gora su The Film Club