Certo che nel Regno Unito guardare la tv, quella tradizionale senza abbonamenti connessioni smart o altri strani riti pagani, dev’essere tutta un’altra esperienza. Qua accendi la tele in prima o seconda serata, e il massimo del turbamento è quando parte lo zufolo della sigla di Don Matteo. Nel Regno Unito, se non ci sono dirottamenti del palinsesto da parte della famiglia reale, accendi in prima serata sul 5 – l’ultimo canale analogico (privato) costituito per legge nel paese, inaugurato nel 1997 dalle Spice Girls quasi sicuramente perché anche loro erano in 5 – e l’immagine inaugurale del nuovo sceneggiato che va in onda, in questo caso The Night Caller creato da Nick Saltrese (Una preghiera prima dell’alba), è il primo piano di un signore di mezza età con la faccia tutta gonfia, tagliata e tumefatta che, in doccia, si libera del sangue in eccesso. Buonasera signori e signore, benvenutə e accomodatevi che c’è dell’altro.
Lawrence è lo speaker di una trasmissione radiofonica notturna. Che poi, oltre a essere una trasmissione notturna, sarebbe più che altro un pozzo nero dell’intrattenimento, una cloaca fumante e suppurante che raccoglie gli sfoghi meno filtrati degli ascoltatori ed emette fattura sui lati più beceri dell’umanità. Che non ci sarebbe nemmeno niente di male, alla fine è un mondo libero. Però, trattandosi di show business, non è che lo vai semplicemente a intercettare quel filone di merda, vomito e pus che la gente ha bisogno di espettorare per non marcire da dentro; siccome hai bisogno di guadagnarci costantemente e sempre di più, lo vai proprio ad alimentare quel filone, lo magnifichi con malcelata soddisfazione e lo glorifichi dandogli spazio su una porzione di etere, dandolo in pasto ad altri ascoltatori che non desiderano altro che essere fomentati contro neri, froci, ebrei, comunisti, giovani ubriaconi, femministe, storpi, drogati, animali indifesi, chierichetti, venditori di carillon, socialisti e baby pensionati. Tendo a pensare che ogni società post-industriale abbia un fulgido esempio del genere. Da noi si chiama La zanzara. A Liverpool e in The Night Caller (che ha come titolo alternativo Black Cab) si chiama Night Talk.
Night Talk è l’ossessione di Tony, l’uomo pesto dell’incipit. Tony è un tassista che si nutre delle emanazioni di persone come lui – stanche, frustrate, affaticate, stufe, piegate, sole – e dell’odio indiscriminato che lasciano sgorgare verso situazioni e categorie di persone che nulla c’entrano con i loro problemi, ma che permettono loro di alleviare la pressione del veleno. Una notte, Tony accompagna nel suo taxi un giovanotto che lo riconosce e gli ricorda la non meglio specificata ingiustizia subita, a seguito di una tragedia, che l’ha costretto ad abbandonare l’insegnamento dopo 27 anni di onorata carriera. E da quel momento Tony comincia a sentire arrugginirsi gli ingranaggi della sua routine, di un tran tran che è più (r)esistenza che vita.
Tony si prepara per il turno di notte e va a nuotare, compra sempre la stessa bottiglietta d’acqua alle macchinette, fa sempre la stessa spesa di frutta da una sterlina e cinquanta nello stesso minimarket in cui gli stessi proprietari dalla pelle marrone non fanno altro che discutere tra loro, lava il taxi sempre nello stesso autolavaggio, prende in prestito un libro di fantascienza sempre dalla stessa biblioteca mobile con la stessa addetta scontrosa, scorrazza avanti e indietro sempre la stessa feccia notturna, molesta e sgradevole. Il loop si ripete e si ripete e si ripete, finché il marchingegno non si intoppa. Il tutto con la voce di Lawrence in testa, che lo incita. Tony, invece di perdere il controllo, chiama la redazione di Night Talk e riesce a chiacchierare con il suo idolo.
La sera successiva, Lawrence cita il dialogo con Tony in diretta, strappando il primo accenno di sorriso al viso corrugato del tassista. Tanto basta a fargli avere una vera conversazione con un essere umano – una donna per di più! Rosa, la barista del suo caffè notturno preferito – e per scaldargli patentemente (ma non sufficientemente?) il cuore.
Un giorno, addirittura, arriva a spendere 2 sterline al minimarket, interrompendo la discussione in singalese dei proprietari per avere un altro contatto umano. L’unica persona in grado di restituire un minimo di autostima a Tony è Lawrence, che lo vellica e lo ricompensa per i suoi sfoghi in trasmissione. Tony diventa un interventista fisso. Una notte, però, rimane invischiato nella rete psicotica dell’ex fidanzato di Rosa, che lo minaccia neanche tanto velatamente. Ispirato, ancora una volta, dalle parole di Lawrence, Tony decide di immischiarsi nella vicenda. Fin troppo. Investe l’ex moroso violento con il taxi, lasciandolo moribondo sull’asfalto.
Questo finale in cliffhanger – che non si ricollega all’incipit, mantenendo quest’ultimo celato nel mistero – viene mostrato quasi del tutto inquadrando Tony in primo piano. Possiamo intuire la determinazione e l’urgenza, la consapevolezza di essere convinti di stare facendo qualcosa di giusto e di buono – un debole che assiste alle vessazioni subite da un altro debole e decide, per una volta, di non essere (di non volersi sentire) né indifferente né impotente – ma poi, ad atto compiuto, notiamo anche un ritorno alla razionalità, al rimpianto, al senso di colpa.
Non mi sembra di farla troppo fuori dal vaso se dico che l’episodio pilota di The Night Caller sembra costruire una serie che potrebbe essere una versione più ponderata, cotta a fuoco più lento e più (inquietantemente) verosimile di Joker. Robert Glenister è un veterano di mille battaglie televisive (Hustle - I signori della truffa, Spooks, L’ispettore Gently) – e negli ultimi anni ha avuto anche un paio di ruoli di supporto al cinema in La legge della notte e in 1918 - I giorni del coraggio – che nei panni di Tony riesce a tirare fuori l’interpretazione di una vita. E senza nemmeno mettere a repentaglio la propria salute dimagrendo decine di chili. Anzi. Lo hanno fatto nuotare un bel po’, magari si è pure rimesso in forma. Un motivo in più per pensare che The Night Caller possa davvero essere la versione intelligente di Joker.
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