Nella vita non c’è nulla di certo, a parte due cose. Le tasse e la morte, dirai tu con l’allegria di un parafulmine. Mamma mia che mestizia, ti rispondo io. Pensa più positivo. Nella vita non c’è nulla di certo, a parte due cose: i carboidrati e Buffy l’ammazzavampiri. Sui primi (pun intended) saranno d’accordo anche i celiaci, per cui figurati; sulla seconda io dico che ogni generazione di telespettatori dovrebbe averne una. E con questo non intendo che ogni vent’anni è necessaria una nuova serie tv che parla di cacciatori di vampiri adolescenti. Intendo, piuttosto, che ogni generazione di telespettatori (specialmente tra i venti e i trent’anni) si merita una serie che li faccia appassionare a un tipo linguaggio televisivo di genere che riesce a puntare all’intrattenimento senza smettere di essere raffinato. Domino Day – serie BBC che negli Stati Uniti è stata voluta sia da Sundance Now sia da AMC+ – parla di streghe, e già potrebbe essere un inizio promettente.
Una ragazza stupenda, provocante e sensuale, rimorchia – tramite un’applicazione di incontri – il bianco più arrogante, fastidioso e razzista-sessista (che-pensa-di-essere-furbo-perché-ha-i-soldi) del circondario. Domino, questo il nome della giovane, si fa portare nell’appartamento di lui con la promessa del fiki fiki insieme, e invece gli risucchia le energie vitali dalla bocca spompandolo ma non uccidendolo, per poi fargli la magia, quella di Men in Black ma con un dito sulla fronte al posto dello sparaflash.
Ella, a dire il vero, è una risucchiatrice seriale di energie vitali di maschi per lo più insopportabili. Ma Domino, la notte, non fa solo fatica per sedurre uomini riprovevoli: ha anche degli incubi che non sembrano per niente piacevoli. Mentre di giorno lavora a contatto con la gente dietro il bancone di un bar. E poi uno dice che la vita con i superpoteri è un pazzo pazzo divertimento.
La ragazza, oltretutto, viene pedinata da quella che si scopre essere una strega, la quale si sta domandando cosa ci faccia a Manchester una collega che non appartiene a nessuna congrega e che emana un’aura così cupa e caotica. Per non farsi mancare niente, la nostra giovane amica ha incontrato un barista che le piace veramente – ma come accidenti potrà avere una relazione con lui, che non è strigo? – ed è pure costretta a fare i conti con quella canaglia microdotata che la sera prima aveva risucchiato, quando scopre che il gaglioffo è uso registrare i propri incontri sessuali occasionali e non consenzienti senza chiedere il permesso (in effetti sarebbe stato strano il contrario), per poi mandarli agli amici e vantarsi di aver appena rinnovato la patente di coglione. E poi c’è gente che assolutamente non riesce a comprendere come mai alcune donne preferirebbero incontrare un orso piuttosto che un maschio di essere umano.
Insomma, ci sono due problemi da risolvere in fretta. Per quanto riguarda il bel barista, Domino non può avere dubbi: se non risucchia la vitalità sessuale di un maschio per troppo tempo, comincia a perdere sangue dal naso; e se i nostri genitori ci hanno insegnato qualcosa, è che l’epistassi è sempre il prodromo di qualcosa di tragico e mortale. Non è nemmeno da escludere la possessione da parte di un demone millenario e pericolosissimo.
Per quanto riguarda il bianco disgustoso che filma le sue vittime di violenza sessuale, invece, Domino decide di affrontarlo consapevole di non avere il coltello dalla parte del manico. In una brutta serie, questa scena sarebbe stata il momento ideale per lo spiegone, in cui la protagonista spiattella chi è, i poteri che ha e perché fa quello che fa. In Domino Day, invece, diventa la premessa per insistere sulla spiacevolezza estrema dell’antagonista e per permettere alla protagonista di sfogare i propri poteri in libertà, e soprattutto senza l’utilizzo di didascalie. Certo. Domino esagera lievemente e teletrasporta lo stupratore in un’altra dimensione e al suo posto, da qualche altra parte, ricompare l’affascinante tenebroso che popola gli incubi della ragazza. Cliffhanger.
Accipicchia che pilota. Che è proprio l’esclamazione giusta per un ventenne nerd cresciuto che va matto per Buffy l’ammazzavampiri. Non è tanto l’intreccio di Domino Day a sorprendere, per quanto faccia sperare bene; anche perché (per il momento) le fondamenta della storia sono talmente avvolte nel mistero che l’unica sintesi possibile e veritiera è: streghe che fanno cose. Domino Day si merita un Accipicchia che pilota perché usa il linguaggio televisivo al meglio delle proprie capacità per riuscire a creare un fulcro di interesse che si sviluppa attorno sia a una mitologia peculiare, sia alle dinamiche di personaggi che vediamo agire, più che parlare. Il nostro interesse è stimolato da tre diversi pifferai magici: il mistero della trama e lo sviluppo del cliffhanger con cui si conclude il pilota; la curiosità per il lore che abbiamo cominciato a ricostruire fra un dettaglio e l’altro; e la necessità di unire i punti solitamente collegati da dialoghi didascalici o artificiosi. È la stessa dinamica narrativa che Twin Peaks ha portato (all’ennesima potenza) sul piccolo schermo e che Buffy ha capito come rendere pop e procedurale. Se il resto di questa prima stagione dovesse essere all’altezza, bisognerebbe segnarsi il nome della showrunner esordiente Lauren Sequeira con il pennarellone d’oro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta