Ancora a proposito dell’equazione che vuole che un villain abiti in una casa modernista, acclarata tendenza pressoché secolare e ormai assimilato cliché del cinema hollywoodiano d’autore e non, un altro esempio illuminante si può riscontrare in Arma letale 2, dove il criminale Arjen Rudd, narcotrafficante e segregazionista protetto da immunità diplomatica, vive in una delle realizzazioni più belle di John Lautner, la Garcia House.
Arroccata su un versante delle colline di Mulholland Drive, la villa viene progettata da Lautner nel 1962 per il musicista jazz (e direttore d’orchestra e compositore per gli studios) Russell Garcia e per la moglie Gina. La sua forma, unica, è quella di una mandorla issata su una struttura a palafitta realizzata con travi d’acciaio che la sospendono a 18 metri di altezza su supporti a forma di V. A connotarla è anche il tetto parabolico e le sue vetrate colorate, che le sono valse il nom de plume di Rainbow House.
Sviluppata su una superficie di 240 metri quadri divisi su due livelli, con tre camere da letto e diversi bagni, la Garcia House è riparata da un giardino che, progettato dal paesaggista John Sharp, attraverso un sentiero volutamente tortuoso fatto di agavi, cactus e di un gigantesco albero della gomma, conduce a una piscina ellittica costruita solo nel 2008 partendo dagli schizzi originali del grande architetto. Troppo lusso per Riggs, l’eroe proletario gibsoniano con cappellino d’ordinanza, camicia da boscaiolo e improbabili capelli cotonati e lunghi sul collo come (per fortuna) solo negli anni Ottanta.
Per nulla impressionato dalla maestosità del progetto lautneriano, Riggs si introduce nel giardino a caccia del suo nemico, e poi si inerpica su un balcone dove mette k.o. due guardie prima di subire una mitragliata indirizzatagli da un punto imprecisato all’interno dell’abitazione. Quest’ultima viene finalmente ripresa nella rapidissima, fuggevole inquadratura seguente: un piano dal basso che ne chiarifica la portata eccezionale, la forma di mandorla, la struttura sospesa.
Ma è solo un attimo, gli action Eighties non prevedono ponderose riflessioni sulla bellezza, e così si torna a Gibson sospeso al balcone in bilico sul canyon sottostante. Segue un inseguimento a rotta di collo sulla Mulholland prima di fare ritorno alla dimora e alla sua facciata, inquadrata come in precedenza dal basso a sancirne l’imponenza e l’eccentricità. Il temibile Rudd discende la straordinaria scala a chiocciola che collega le camere da letto principali alla zona giorno, e la cui struttura, fatta di elementi verticali d’acciaio a maglie larghe, libera la vista sul panorama collinare circostante.
La Garcia House viene quindi abbandonata fino al pirotecnico finale, quando un Riggs assetato di vendetta annuncia al compagno Murtaugh l’intenzione di voler chiudere i conti. “Non dobbiamo andare alla casa sulle palafitte”, gli intima il collega. “Allora la casa dovrà venire da me”, la virile risposta di Riggs. Così, dopo una rapida sortita finalmente in interni, dove si riconosce appena l’ingresso in pietra lavica, si giunge alla sequenza più spettacolare e maggiormente capace di sintetizzare lo spirito del film, quella in cui Riggs lega il capo di una fune al suo pick-up e l’altro alle travi che reggono la costruzione e, spingendo sull’acceleratore e rischiando più volte di ribaltarsi, alla fine ne decreta il collasso, l’accartocciamento su se stessa.
Un atto distruttivo (ovviamente realizzato impiegando una copia perfetta dell’originale) a cui il personaggio di Gibson reagisce esultando e perfino saltellando: è la rivincita dei proletari, dei poliziotti onesti contro le forze corrotte che vivono in ville che non dovrebbero neppure esistere, osceni schiaffi a una miseria dignitosa.
Come ha scritto Alex Ross nel già citato articolo apparso sul The New Yorker, A History of the Modernist Villain’s Lair, “la demonizzazione del modernismo di metà secolo fa parte di altri tic di vecchia data del populismo hollywoodiano. Se i cattivi non camminano con fare gelido attraverso un interno a pianta aperta di Lautner, potrebbero ascoltare con fare gelido musica classica o ammirare con fare gelido una tela astratta. Spesso parlano con un accento vagamente continentale o posseggono un afflato vagamente gay. Gli eroi normali prendono le distanze da tale attività antiamericana”.
Becero populismo a parte, è bene notare come il film di Donner sia prodotto da Joel Silver, milionario che ha posseduto e provveduto a restaurare diverse case a firma Frank Lloyd Wright. Evidentemente ciò che si confà all’élite dell’industria culturale non si confà invece al popolo, secondo un’attitudine ottusamente snobistica che probabilmente contribuirà a riconsegnare la Casa Bianca nelle mani di The Donald. Il quale potrebbe inaugurare il nuovo mandato proprio acquistando ‘a sfregio’ il capolavoro di Lautner, attualmente in vendita per appena 16 milioni di dollari.
Il film
Arma letale 2
Azione - USA 1989 - durata 114’
Titolo originale: Lethal Weapon 2
Regia: Richard Donner
Con Mel Gibson, Danny Glover, Joss Ackland, Patsy Kensit, Joe Pesci, Derrick O'Connor
in streaming: su Now TV Sky Go Apple TV Rakuten TV Google Play Movies Timvision Amazon Video
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