E ora un’ottima domanda che potrà sembrare banale e facilona, ma con cui in realtà ci si riempiono gran bei saggi (come quello di Stella Dagna del 2014): perché restaurare i film? Innanzitutto perché sì, chi sei tu che fai queste domande, chi ti conosce e come ti permetti. Poi perché bisognerebbe fare un lunghissimo discorso sull’avventurosa (e incredibilmente affascinante) scienza della conservazione cinematografica, sullo sviluppo delle tecniche e sull’importanza di non permettere ai documenti che raccontano il passato e la storia della nostra società di andare perduti per sempre. E infine – secondo me soprattutto – perché creano un cortocircuito assai virtuoso, positivo a tutti i livelli del processo artistico, industriale e commerciale che è il cinema.

LOCANDINA
Il giardino delle vergini suicide (1999) LOCANDINA

Per esempio: quest’anno cade il 25° anniversario di un film importante e che probabilmente non viene ricordato abbastanza spesso, l’esordio alla regia di Sofia Coppola Il giardino delle vergini suicide; i santi di Criterion colgono l’occasione per realizzarne un restauro in 4K avvalendosi della supervisione del direttore della fotografia che ha lavorato sul film, Ed Lachman; la santissima Cineteca di Bologna, attraverso il progetto de Il Cinema Ritrovato, ne approfitta per distribuire questa nuova e migliorata versione nelle sale italiane a partire dal 6 maggio; gli spettatori che non c’erano all’epoca – che, per età, sarebbero anche il pubblico ideale del film – e quelli che non hanno mai avuto il piacere di vedere Il giardino delle vergini suicide su un grande schermo, godendosi l’estasi mistica della perfetta colonna sonora degli Air soffusa da casse come si deve, potranno colmare una lacuna notevole e godersi un’esperienza cinematografica di notevole potenza.

Kirsten Dunst, Alyssa-Jane Cook, Chelse Swain
Il giardino delle vergini suicide (1999) Kirsten Dunst, Alyssa-Jane Cook, Chelse Swain

Per il suo esordio dietro la macchina da presa, nel 1999 la ventottenne Sofia Coppola scelse l’omonimo romanzo del 1993 di Jeffrey Eugenides (anch’esso di debutto), riallineando il punto di vista di una storia che dipinge l’adolescenza di cinque sorelle inquiete, ma che è stata scritta da un uomo utilizzando la voce narrante dei personaggi maschili all’interno del racconto. Nel 1975, la famiglia Lisbon vive in un idilliaco e intonso sobborgo medio-borghese di Detroit. Loro appaiono altrettanto perfetti: un padre insegnante di matematica (James Woods), una madre casalinga devota (Kathleen Turner) e cinque fanciulle ariane sorridenti e luminose (tra cui spicca Kirsten Dunst), sul punto di sbocciare nell’età adulta. In realtà, la madre è una maniaca del controllo fondamentalista che impedisce alle figlie di avere una vita sociale normale, il padre subisce troppo passivamente questa imposizione per amor di quieto vivere e le ragazze introiettano tutto questo veleno soffrendo in silenzio. Finché Cecilia, la figlia più giovane, non decide di tentare il suicidio tagliandosi le vene con un santino della Madonna. “Cosa ci fai qui, non hai ancora l’età per capire quanto diventi complicata la vita” le dice il medico, inquadrato di spalle. “Evidentemente lei, dottore, non è mai stato una ragazzina di tredici anni”.

Kathleen Turner, James Woods
Il giardino delle vergini suicide (1999) Kathleen Turner, James Woods

È solo la premessa di un film che scava a fondo nell’ipocrisia benpensante che gli Stati Uniti hanno dipinto sulla loro lussuosa facciata sin dai tempi dei padri fondatori. Al suo esordio, Sofia Coppola fa quello che riesce veramente a pochi cineasti, riuscendo a imbrigliare l’entusiasmo e il furor sacro dell’esordiente per metterlo al servizio di un’idea di cinema cristallina. Il giardino delle vergini suicide racconta l’enigma dolorosamente umano di una società che ha raggiunto il benessere diffuso, la sicurezza economica, la perfezione estetica, il sogno americano di felicità esattamente com’era dipinto nelle réclame; eppure c’è comunque qualcuno che viene divorato dal di dentro dalla vita stessa, e la facciata perfetta e bidimensionale in cui è costretto a vivere non fornisce gli strumenti per affrontare questa disperazione. Coppola mette in scena questa tragedia con colori morbidi e tenui, che paradossalmente rendono il quadro ancora più inquietante, ominoso, talvolta soffocante; al servizio di una storia che non finirà mai di insegnare qualcosa.

Autore

Nicola Cupperi

Scrive per FilmTv perché gliel'ha consigliato il dottore. Nel tempo libero fa la scenografia mobile. Il suo spirito guida è un orso grigio con le fattezze di Takeshi Kitano.

Il film

locandina Il giardino delle vergini suicide

Il giardino delle vergini suicide

Drammatico - USA 1999 - durata 95’

Titolo originale: The Virgin Suicides

Regia: Sofia Coppola

Con Danny DeVito, James Woods, Kirsten Dunst, Kathleen Turner, Josh Hartnett

Al cinema: Uscita in Italia il 06/05/2024

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