Un corpo a metà

Da un (bel) manga anni 90 di Hitoshi Iwaaki, piuttosto noto anche da noi, poi diventato un anime nel 2014 (è su Netflix), abilissimo a coniugare invasioni aliene modello ultracorpi e il caro, vecchio, indimenticato body horror, arriva questa nuova incarnazione laterale che batte bandiera sudcoreana e racconta un’altra storia, benché l’ultima scena faccia capire che si colloca nel medesimo universo d’origine, con interessanti prospettive future.

I parassiti alieni, però, sono sempre quelli, vermiformi e capaci di entrare nel corpo umano per prenderne il controllo, dopo aver divorato il cervello, potendo poi trasformare le teste dei loro ospiti in qualsiasi cosa. Il parassita “Heidi” non riesce a impadronirsi del tutto di Su-in, giovane cassiera di supermarket con un passato di abusi familiari, iniziando una convivenza destinata a cambiare entrambi, mentre sono inseguiti tanto dalla task force governativa segreta costituita per fronteggiare l’invasione quanto dagli alieni.

Il buono di Kiseiju è che corre veloce nei suoi sei episodi, giocando senza pudore con le possibilità metamorfiche dei corpi umani “invasi” dagli alieni, inventive ma mai troppo impressionanti (il body horror ai tempi del digitale...). Insieme, però, la serie, co-creata e diretta dal piccolo specialista Yeon Sang-ho (quello degli zombie forsennati di Train to Busan e Peninsula), è abile nel tratteggiare in modo non banale i suoi personaggi (soprattutto il piccolo criminale Kang-woo, il poliziotto quinta colonna degli alieni Won-seok e la spietata capo task force Jun-kyung) e nel dosare, in particolare nei flashback disseminati nel racconto, dettagli e rivelazioni su di loro. Nel genere, non è male.

La serie tv