Martha è un’esuberante avvocata single senza peli sulla lingua né sullo stomaco, anche e soprattutto quando si tratta di esplicitare i suoi desideri sentimental-sessuali, e senza timore - lei, quarantenne sovrappeso, dunque fuori dagli standard estetici impartiti con violenza dalla società - di vederseli infangati e ridicolizzati. Martha ha un desiderio, e lo sussurra all’orecchio della sua “piccola renna”, il barista di cui si è incapricciata, più giovane di lei e comico wannabe (un’aspirazione che, nella biografia di Tinder, l’uomo mette infatti tra eterne virgolette). Martha vorrebbe entrare nelle persone. Letteralmente: aprire la loro carne, scartarla e infilarcisi dentro. E vorrebbe farlo con lui, Donny, il solo che le abbia rivolto un gesto gentile dopo chissà quanto tempo, offrendole una birra e porgendole l’orecchio.
Da quel momento, Donny è diventato per Martha l’unico e il solo. Un’ossessione. Perché Martha è una stalker seriale. Una professionista: tra il 2015 e il 2017 la vera Martha (interpretata da una fenomenale Jessica Gunning) scrisse circa 41 mila email e inviò un totale di 350 ore di messaggi audio al vero Donny, Richard Gadd, protagonista e autore dell’omonimo monologo teatrale da cui ha poi tratto questa miniserie. Partendo da una domanda - perché Donny lascia passare sei mesi prima di denunciare Martha? - che ne contiene molte altre - cosa vede Donny, di sé, in Martha? Cosa c’è, di Donny, in Martha? E di noi, in loro? - Baby Reindeer si sveste a sua volta dello strato superficiale da black comedy grotteschina e sgradevole, rivelandosi, al nocciolo, un’indagine brutale e dolorosissima sulle sfumature dell’abuso. Come un gemello “al maschile” della straordinaria I May Destroy You, Baby Reindeer va a ritroso nel passato di Donny e vi scova il trauma irrisolto che lo ha reso «una ferita aperta che si annusa a chilometri di distanza», e che pretende di venire alimentata.
Alterando la percezione che l’uomo ha di sé, l’abuso cambia i connotati ai suoi desideri, li riassegna a una nuova categoria - la vergogna - e precipita il suo orientamento sessuale in una dimensione mobile. Come può allora Donny concedersi di amare qualcuno - per giunta una donna trans, conosciuta sulla app di incontri - senza chiedersi se i suoi desideri non siano stati contaminati da quelli del suo stupratore, e senza, perciò, volerli punire? Si alza il sipario, ed ecco Martha: una zona franca, un giaciglio di disfunzionalità in cui tirare il fiato, l’unico spazio entro i cui confini giudicare ammissibile il piacere. Mentre la polizia inglese brancola ottusa, la sovrapposizione tra Donny e Martha si ispessisce tragicomica, impietosa, anche, a tratti, tenera. Sino a un finale che ribadisce, proprio come il capolavoro di Michaela Coel, quanto una riparazione, nella forma purgante e catartica della revenge, sia una risoluzione talmente irraggiungibile da non risultare accettabile neppure nella taumaturgia della fiction escapista. Buona giusto per i narratori, gli artisti, i comici. Una fantasia. Inesorabilmente tra virgolette.
La serie tv
Baby Reindeer
Thriller - Gran Bretagna 2024 - durata 28’
Titolo originale: Baby Reindeer
Con Richard Gadd, Nava Mau, Michael Wildman, Josh Finan, Jessica Gunning, Danny Kirrane
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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